​RUZZA, Giuseppe

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​RUZZA, Giuseppe

Date di esistenza

Luogo di nascita
Adria
Data di nascita
May 6 1923
Luogo di morte
Gattinara

Biografia / Storia

Nasce ad Adria (RO) il 6 maggio 1923 da Angelo e Caterina Vianello, sarto. Nome di battaglia durante la guerra partigiana “Ciò Digo”, pseudonimo: Vincenzo Della Valle. Studia in un collegio diretto da religiosi fino al 1939, anno in cui ne esce disgustato e ribelle. Nel 1940 costituisce ad Adria, insieme ad altri giovani, ugualmente insofferenti della situazione in cui erano costretti a vivere, il gruppo antifascista “Gioventù Italia Libera” che in prevalenza distribuisce volantini contro Mussolini e il suo regime. “Fra il 1940 e il 1943, ricorda R., stampammo a mano migliaia di volantini che lasciammo nelle strade della città e facemmo numerose scritte sui muri con legna bruciata (carbonella). Non fummo mai scoperti, nonostante la caccia spietata che ci fecero”.

Richiamato alle armi nella primavera del 1943, “non ebbi il coraggio di rifiutare”, confessa R. e viene destinato in Istria. Fa ritorno a casa nel settembre 1943, viene arruolato nella RSI, ma rifiuta e sceglie di fare il partigiano in provincia di Udine. Catturato in data imprecisata e ristretto nel carcere “Paolotti” di Padova, R. viene successivamente trasferito provvisoriamente a Novara, ma con destinazione finale un campo di lavoro in Germania. Nel giugno 1944, con altri due, riesce a fuggire e, dopo tre giorni di viaggio, giunge a Borgosesia nel periodo in cui si stava preparando, da parte partigiana, l’occupazione dell’intera Valsesia. R. viene aggregato nella Brigata Osella e partecipa alla lotta contro le formazioni nazifasciste. In particolare nella primavera del 1945 tutte le formazioni partigiane della Valsesia attaccano contemporaneamente Varallo, Borgosesia, Romagnano e Fara. R. è presente a Romagnano di fronte ad un presidio della X MAS. Il combattimento inizia alle ore 5,00 del 15 marzo e termina alle 18,00 con la resa dei fascisti. In quel periodo R. conosce Delfina Stefanuto (1929-2002), staffetta partigiana nella Valsesia e nella Valdossola, (zone confinanti con la Svizzera, utilizzate, anche nel dopoguerra, per il passaggio dei clandestini) e sarà la sua compagna per tutta la vita.

Finita la guerra, R. si stabilisce a Gattinara, si mantiene facendo il sarto, si avvicina all’anarchismo, stringe saldi rapporti d’amicizia con l’anarchico Dino Fontana di Carpignano Sesia e opera affinché l’idea anarchica si diffonda in tutta la Valsesia, specialmente attraverso la propaganda e il volantinaggio. È fra gli organizzatori dei campeggi anarchici internazionali che si tengono negli anni ’50 a Bedizzano, Marina di Carrara e Cecina. Stampa e diffonde in forma di ciclostilato, fra il 1953 e il 1954, il periodico «Voce Anarchica». Tale sua attività non passa inosservata, R. è, infatti, sottoposto a vigilanza da parte delle “forze dell’ordine” in quanto individuo “pericoloso per l’ordinamento democratico dello stato” e il 27 giugno 1953 gli viene inflitta, dal pretore di Vercelli, una multa di mille lire per aver diffuso un periodico senza la necessaria registrazione. Non è la prima e non sarà l’ultima volta che R. dovrà affrontare i rigori della legge. Il 10 febbraio 1953 una sentenza del Tribunale Militare di Bologna condanna R. a 9 mesi di reclusione militare per “istigazione pubblica continuata di militari a disobbedire alle leggi”. Successivamente, nel 1954 e 1955, verrà condannato varie volte per aver distribuito manifesti senza autorizzazione, per stampa clandestina e denunciato per vilipendio alle Forze armate. R. non esita inoltre a sostenere la lotta solitaria della sua compagna Delfina quando occupa la fabbrica tessile ove lavorava e dalla quale viene licenziata per aver diffuso fra le operaie la notizia di una imminente ristrutturazione aziendale e il conseguente ridimensionamento degli operai occupati. R. è anche sensibile alla lotta che i fuorusciti anarchici spagnoli intraprendono contro il regime di Franco e il 15 gennaio 1957 è tratto in arresto perché sospettato di aver favorito una loro azione di autofinanziamento. Per questo motivo, la Corte d’Appello di Torino, il 12 aprile 1960, condanna R. a 4 anni e 6 mesi di reclusione e centodiecimilalire di multa.

Scarcerato nell’aprile 1964 rientra a Gattinara e continua nella sua attività di propagandista anarchico attraverso la stampa ed è anche presente a Carrara nel settembre 1968 al congresso internazionale delle federazioni anarchiche. Nell’ottobre 1978 inizia a pubblicare, sempre sotto forma di ciclostilato, il periodico «L’Agitatore», che si caratterizza, principalmente, nell’informazione sul mondo carcerario e nella solidarietà verso i compagni detenuti. Il giornale continuerà le pubblicazioni con le stesse caratteristiche, a cura del circolo libertario “L. A. Scribante” di Gattinara, anche dopo il 17 settembre 1983, quando R. e la sua compagna Delfina Stefanuto vengono arrestati con l’imputazione di “partecipazione a banda armata denominata COLP (Comunisti Organizzati per la Liberazione Proletaria)” e per R. anche di “utilizzo della propria macchina da scrivere per battere un volantino di carattere eversivo”. Nonostante l’età avanzata e le precarie condizioni di salute, entrambi attendono l’esito del processo in carcere, peraltro R. “soltanto” fino al luglio 1984, quando la detenzione gli viene tramutata in arresti domiciliari.

La Corte d’Assise di Torino con sentenza del 24 ottobre 1984 assolve R. per insufficienza di prove, mentre condanna Delfina Stefanuto a 3 anni e 6 mesi di reclusione (concedendo tuttavia gli arresti domiciliari). R. muore a Gattinara il 2 gennaio 2003. (I. Rossi)

Fonti

Fonti: Archivio di Stato Rovigo, Questura; Memoria autobiografica, «Umanità nova», 8 apr. 1984; Necrologio, ivi, 12 gen. 2003.

Bibliografia: A. Tellez, Facerias,guerriglia urbana in Spagna, Ragusa1984, ad indicem; Coordinamento nazionale anarchico contro la repressione (a cura), Dossier Gattinara, Catania 1984; Circolo Libertario “Scribante” (a cura), Gattinara, storia di una follia giudiziaria in provincia, supplemento ad «Anarchismo», mag. 1984.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Angelo e Caterina Vianello

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

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