SCROGLIERI, Antonio

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
SCROGLIERI, Antonio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Carrara
Data di nascita
January 23 1903
Luogo di morte
Carrara

Biografia / Storia

Nasce a Carrara (MS) il 23 gennaio 1903 da Andrea e Domenica Nerucci, lizzatore. Il padre è stato condannato, il 24 febbraio 1894, a tre anni di reclusione e a un anno di vigilanza speciale dal Tribunale di guerra di Massa, per la partecipazione ai moti di Lunigiana. S. aderisce presto al movimento anarchico, ne professa le teorie “con molto entusiasmo” e svolge un’intensa propaganda libertaria. Il 16 febbraio 1921 viene condannato dalla Corte di appello di Genova a due anni e undici mesi di carcere e a un anno di vigilanza speciale e il 2 maggio 1925 si vede infliggere dalla Pretura penale di Carrara cento giorni di reclusione per possesso illegale di una rivoltella. Il 6 maggio 1926 subisce una perquisizione domiciliare e il 15 settembre viene arrestato per concorso nell’attentato di Gino Lucetti a Mussolini e tradotto a Roma. Assolto dal Tribunale speciale il 27 giugno 1927, per non aver commesso il fatto, viene ammonito il 14 ottobre e schedato il 31 gennaio 1928 dalla Prefettura di Massa, che lo segnala come “nemico acerrimo del fascismo”. Il 18 giugno 1930 e il 14 febbraio 1931 subisce altre due perquisizioni “infruttuose” e il 18 giugno è arrestato a Accoglio (Cuneo), durante un tentativo di espatrio clandestino, e condannato, il 16 luglio, dal Tribunale penale di Cuneo a tre mesi e dieci giorni di arresti e a mille lire di multa. Ammonito il 25 settembre e incluso nella prima categoria dei nemici del regime fascista, i sovversivi attentatori, riesce, nel luglio del 1933, a passare illegalmente in Francia, insieme a Angelo Andrei. Condannato, in contumacia, dal Tribunale di Massa a due anni e sei mesi di carcere e a due anni di libertà vigilata, dimora a Brignoles, a Marsiglia, a Nizza, a Bastia e a Toulon, conducendo la difficile esistenza del profugo, sempre alle prese con la fame e le misure di espulsione e “refoulement”. È questa vita, “piena di stenti e umiliazioni”, che lo spinge, nel 1935, a chiedere la grazia al regime fascista e ad assicurare, dopo che l’istanza è stata respinta, che non frequenta più la compagnia dei sovversivi, avendo “compreso tutto il male commesso e la terribile situazione in cui mi trovo. Mi redimo ogni giorno col lavoro, col sacrificio e con l’abnegazione. Un mio compagno di lavoro a Marsiglia, Muzioli Armando di Genova, ha fatto con me la domanda di grazia e l’ha ottenuta. Mi permetto di pregarla vivamente Signor Console Generale, di voler far presente a S.E. il Capo del Governo e Duce del fascismo che sono contrito di quanto ho commesso e di pregarlo perché nella sua magnanimità ed indulgenza mi conceda la grazia di poter ritornare in Patria”. Ma la nuova sottomissione non porta a risultati diversi dalla prima, nonostante il parere favorevole espresso dalle autorità consolari. Nell’estate del 1936 S. parte per la Spagna e a Barcellona si arruola nella Colonna Italiana, a maggioranza anarchica, partecipando ai combattimenti di Monte Pelato, di Tardienta e di Almudévar. Il 2 dicembre il capo della polizia fascista informa telegraficamente i prefetti italiani che “certo Scroglieri trovasi attualmente Spagna punto. Pregasi disporre opportune misure per conseguire arresto e identificazione predetto ove rientrasse Regno” Tornato in Francia nella primavera del 1937, S. continua a vivere in semiclandestinità, per sfuggire all’arresto e all’inevitabile espulsione, finché, nell’ottobre 1939, viene catturato dai gendarmi francesi e rinchiuso nel campo di sorveglianza speciale del Vernet d’Ariège (quartier B: “anarchici ed estremisti”). Consegnato ai fascisti italiani il 20 agosto 1941 e interrogato a Massa il 9 settembre, afferma di essersi arruolato fra i volontari diretti in Spagna “per necessità di vivere”, di aver lavorato, sul fronte aragonese, in una compagnia di zappatori e di non aver mai preso parte ai combattimenti e dichiara di essere “rientrato in Italia con la ferma intenzione di riabilitarmi”. Rinchiuso nel penitenziario di Parma per espiare la condanna inflittagli per l’espatrio clandestino, viene scarcerato il 19 novembre 1942 e condannato al confino per cinque anni il 22 dicembre. Deportato a Ventotene, è tradotto, dopo la caduta di Mussolini, nel campo di Renicci di Anghiari, dove rimane fino al 6 settembre 1943. Muore a Carrara il 9 settembre 1970. (F. Bucci - M. Lenzerini)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Comune di Carrara, Stato civile, registro delle morti; Saluti alle famiglie, «Giustizia e libertà», 25 set. 1936.

Bibliografia: Italia dissidente antifascista – Le ordinanze, le sentenze istruttorie e le sentenze in Camera di Consiglio emesse dal Tribunale Speciale fascista contro gli imputati di antifascismo dall’anno 1927 al 1943, a cura di A. Dal Pont, S. Carolini, 3 voll., Milano 1980, pp.100-101; Antifascisti nel casellario politico centrale, 18 voll., Roma 1988-1995, ad nomen; La Spagna nel nostro cuore. 1936-1939, Tre anni di storia da non dimenticare, Roma 1996, ad nomen.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Andrea e Domenica Nerucci

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

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