SCARSELLI, Ida
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- SCARSELLI, Ida
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Certaldo
- Data di nascita
- July 7 1897
- Luogo di morte
- Niterói
Biografia / Storia
- Nasce a Certaldo (FI) il 17 luglio 1897 da Eusebio e Maria Mancini, casalinga. Anarchica, viene arrestata dopo i fatti di Certaldo del 28 febbraio 1921 e tenuta in carcere per un anno. Assolta per insufficienza di prove al processo del 1925, si stabilisce a Roma, insieme al suo compagno, l’anarchico Giacomo Bottino. Nuovamente imprigionata al principio del 1927 per aver raccolto fondi in favore dei detenuti politici, viene condannata dal Tribunale speciale, il 23 luglio 1927, a due anni e sei mesi di carcere, a tre anni di vigilanza e all’interdizione dai pubblici uffici, insieme a Giacomo Bottino, a Giulio Montanari e a Elisa Veracini. Il 5 dicembre 1927 subisce la schedatura. Il “cenno” recita che riscuote “cattiva fama nell’opinione pubblica per la sua pessima condotta” ed è nemica del fascismo e delle autorità costituite, che ha fatto parte della “banda dello Zoppo” ed “è da ritenersi elemento pericoloso per l’ordine nazionale”: di statura leggermente alta, di corporatura media, ha – continua il prefetto – capelli castani lunghi, viso tondo e grande, fronte larga, naso diritto, spalle leggermente larghe, andatura svelta ed espressione fisionomica simpatica. In carcere, dove ha con sé la figlia Scintilla (dalla unione con Bottino avrà altri due figli Germinal e Spartaco), nata da poco, Ida incontra la prof. Tina Pizzardo, ancora comunista, che la ricorderà così nelle sue memorie: “Era molto in pena per il [fratello] più giovane, finito in Sardegna senza speranza di fuga. Fuga che dal penitenziario di Volterra agli altri due era riuscita”. Rilasciata nell’estate 1929, a pena interamente espiata, Ida viene proposta per il confino dalla Questura di Roma. In contatto, tramite i comunisti francesi, con i fratelli Tito e Oscar, rifugiati in Russia, è assegnata al confino per cinque anni il 30 settembre, lo stesso giorno in cui dalla Questura della capitale si ripete che “è elemento pericolosissimo in linea politica, appartiene a famiglia i cui componenti professano tutti idee sovversive avanzate ed è sorella dei noti temibilissimi anarchici fuorusciti Tito ed Oscar Scarselli, capeggiatori della banda dello ‘Zoppo’, evasi anni or sono dalle carceri di Volterra” Ancora a Roma il 29 ottobre, Ida si prodiga per incoraggiare il fratello Egisto, che sta scontando una pena di vent’anni di reclusione nel carcere di Alessandria: “Coraggio, Egisto caro, tutto passa, la vita è una continua lotta, a disperarsi non si ottiene niente, anzi ci si rimette tanto di salute, speriamo sempre bene, la speranza non ci abbandona mai. Non prenderti pensieri per me, io saprò adattarmi senza sacrificio perché penso: sarebbe una vergogna lamentarmi io, pensando alla tua situazione che, poverino, ti sei fatto già molti anni proprio ingiusti, chi sa quanti dolori e tribolazioni ti son costati! E ancora non sei al termine, perché dovrei disperarmi per questa seconda pena inflittami, che di fronte a te, la mia sorte sarebbe una villeggiatura?” Relegata a Lipari, Ida presenta ricorso contro la misura di polizia, ma l’appello viene respinto. Trasferita a Ponza il 2 agosto 1930, vi rimane fino al marzo 1932, quando viene rimessa in libertà e può partire alla volta di Paola (Cosenza), dove si riunisce a Giacomo Bottino. Iscritta fra gli antifascisti da arrestare in determinate circostanze e sottoposta a libertà vigilata per 3 anni, è considerata, nel 1934, “avversaria irriducibile” del regime fascista e nel 1937 è sorvegliata rigorosamente perché “serba immutati i suoi principi anarchici”. Nel 1938 è “ritenuta pericolosa in linea politica perché professa apertamente” le sue idee e nel 1939 viene fermata prima di una visita di Mussolini a Cosenza. Tre anni dopo è ancora vigilata attentamente. Trasferitasi con la famiglia nel dopoguerra in Brasile muore a Niteròi, località vicino a Rio de Janeiro, il 22 ottobre 1989. (S. Carolini - G. Ciao Pointer)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
Bibliografia: Un trentennio di attività anarchica. 1914-1945, Cesena 1953, pp. 71-72; S. Carbone, Il popolo al confino. La persecuzione fascista in Calabria, Cosenza 1977, pp. 100-101; Italia dissidente antifascista – Le ordinanze, le sentenze istruttorie e le sentenze in Camera di Consiglio emesse dal Tribunale Speciale fascista contro gli imputati di antifascismo dall’anno 1927 al 1943, a cura di A. Dal Pont, S. Carolini, 3 voll., Milano 1980, vol.1, pp. 106-107; Dal Pont, ad indicem; Antifascisti nel casellario politico centrale, 18 voll., Roma 1988-1995, ad nomen; T. Pizzardo, Senza pensarci due volte, Bologna 1996, p. 76; L. Lagorio, Ribelli e briganti nella Toscana del Novecento. La rivolta dei fratelli Scarselli e la banda dello Zoppo in Valdelsa e nel Volterrano, Firenze 2002; A. Pagliaro, La famiglia Scarselli. Volti, idee, storie e documenti di una famiglia anarchica temuta da tre dittature, Cosenza 2012.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 183
Note
- Paternità e maternità: Eusebio e Maria Mancini
Bibliografia
- 2014