SCALORBI, Antonio
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- SCALORBI, Antonio
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Bologna
- Data di nascita
- February 1 1922
- Luogo di morte
- Milano
Biografia / Storia
- Nasce a Bologna il 1 febbraio 1922 da Carlo e Maria Caburazza, operaio specializzato, poi tecnico e dirigente d’azienda. Cresciuto in una famiglia operaia, interrompe gli studi dopo la prima magistrale. Lavora come operaio elettricista in piccole ditte artigiane e poi, a partire dal 1947, come attrezzista di macchine utensili alla SABIEM di Bologna, dove svolge attività sindacale (nella componente libertaria della CGIL organizzata nei Gruppi di Difesa Sindacale) e viene eletto membro della Commissione Interna. Diventa anarchico nel 1945, dopo una breve frequentazione di una sezione del PCI. Frequenta la Birreria Ronzani di via Lame, primo luogo di incontro degli anarchici bolognesi nell’immediato dopoguerra, e poi la sede di via Fondazza, insieme ai compagni di lavoro Mario Girotti e Tarozzi. Assume subito ruoli di responsabilità nel movimento. Partecipa al I Congresso della FAI a Carrara nel settembre 1945 in rappresentanza della Federazione Comunista Libertaria Bolognese, insieme a Armando Masetti. Prende parte alla riunione del Consiglio Nazionale della FAI che si tiene a Faenza nel luglio 1946, e rappresenta la Federazione Giovanile Bolognese (insieme a Celso Persici) al Convegno Giovanile Nazionale che si svolge contemporaneamente nella stessa sede. È delegato della Federazione Anarchica Bolognese, insieme a Giuseppe Sartini, al II congresso della FAI a Bologna nel marzo 1947. Al termine del Congresso assume la responsabilità della cdc della FAI, con sede a Bologna (insieme a Pio Turroni di Cesena, Enzo Cepelli di Modena, Primo Bassi di Imola, Attilio Bazzocchi di Forlì). Oltre ad avere la responsabilità della pubblicazione del «Bollettino Interno», amministra i fondi della FAI e successivamente i contributi dei compagni italo-americani che arrivano tramite Pio Turroni. La sua casa, sempre aperta ai compagni, oltre che dagli anarchici bolognesi è frequentata in quegli anni da Carlo Doglio, Virgilio Galassi, Giuseppe (Pino) Tagliazucchi, Antonio Carbonaro, Giovanna Gervasio (tutti membri del Gruppo Milano 1), Pier Carlo Masini, e altri. Gli è accanto la moglie Lina Zucchini, sposata durante la guerra, che condivide tutte le sue scelte politiche ed esistenziali. In stretto rapporto con i compagni milanesi, fonda il Gruppo Bologna 1 che si muove nella stessa prospettiva di un rinnovamento e di una attualizzazione dell’anarchismo, ma che avrà vita effimera. È presente al III Congresso della FAI a Livorno nell’aprile 1949, dove viene riconfermato tra i membri della cdc. Nell’agosto dello stesso anno prende parte al Convegno su “L’anarchismo e i lavoratori” che si svolge nel capoluogo lombardo per iniziativa del Gruppo Milano 1. Esce dalla FAI nel dicembre 1950, allorché i gruppi Bologna 1 e Milano 1 comunicano per lettera ai delegati al IV Congresso di Ancona la loro decisione di rendersi autonomi. Nel 1951 fa parte del comitato di redazione di «Lavoro e Libertà», di cui è responsabile Virgilio Galassi, ma della rivista escono solo due numeri. Collabora per breve tempo a «Umanità nova» e poi in modo più prolungato a “Volontà», con articoli sul movimento operaio e il sindacato. Nel 1952 lascia la sabiem, per contrasti con la direzione e con alcuni componenti socialcomunisti della C.I., e si trasferisce ad Ivrea (to) per lavorare all’Olivetti, ancora come elettricista. Con il suo arrivo contribuisce alla creazione a Ivrea, per alcuni anni, di una colonia di anarchici e di libertari che lavorano per Adriano Olivetti e che collaborano criticamente ad alcune sue iniziative (oltre a S. e alla moglie ne fanno parte i Doglio, i Carbonaro-Gervasio, i Tagliazucchi, Ugo Fedeli, Delfino Insolera). Nel 1954-55 collabora a «Nuova Repubblica» di Tristano Codignola, il settimanale del movimento di Unità Popolare, che poi confluirà nel PSI (con P. Tagliazucchi e A. Carbonaro si occupa di una rubrica sindacale). Sostiene le attività del Centro Educativo Italo-Svizzero di Rimini, iniziativa educativa di ispirazione socialista libertaria, e della Colonia M. L. Berneri a Piani di Sorrento (na), creata in un terreno di proprietà di Cesare Zaccaria per ospitare in estate i figli di anarchici con ridotte disponibilità economiche. La figlia Neva e la moglie Lina, in particolare, trascorreranno lunghi periodi nella struttura riminese, diretta da Margherita Zoebeli, e lo stesso S. nei suoi ultimi anni assumerà la vice-presidenza del ceis, dando un contributo notevole sul piano gestionale e organizzativo. Nel 1956 l’Olivetti propone a lui e ad altri operai un corso di perfezionamento della durata di un anno, ed egli sceglie di approfondire l’indirizzo “economico-organizzativo-sindacale”. Al termine del corso viene scelto, insieme con un altro compagno, per un nuovo periodo di studi che lo porterà a conseguire, in pochi mesi, la maturità scientifica. Le condizioni particolari in cui si svolge il corso (pochissimi allievi con un gruppo di insegnanti scelti tra gli intellettuali che si raccolgono intorno ad A. Olivetti), consentono a S. di integrare la sua cultura operaia e sindacale con nuovi elementi culturali (letteratura, storia, sociologia). Nel 1957 si trasferisce a Milano per iscriversi alla Facoltà di Economia e Commercio della Università Bocconi. L’esperienza dell’Università si rivela però deludente, e già alla fine del 1959 la lascia per riprendere il lavoro nella sede milanese dell’Olivetti, dove si occupa di calcolatori. Contemporaneamente all’impegno professionale a livello tecnico-organizzativo nel settore informatico, politicamente svolge una riflessione sulla validità del pensiero anarchico di fronte ai problemi della società attuale. Momento significativo di questa riflessione è in particolare il suo intervento, incentrato sulla rivoluzione informatica, in Anarchismo ’70 (1970). Gli ultimi anni della sua attività professionale si svolgono alla Syntax (la società di software dell’Olivetti). Dal 1959 in poi in azienda svolge funzioni dirigenziali, ma risulta ‘scomodo’a causa del suo essere anarchico e della determinazione con la quale porta avanti le sue idee, per cui viene ufficialmente promosso Dirigente solo negli ultimi giorni della sua vita. Colpito da una malattia che, appena diagnosticata, si rivela incurabile, muore a Milano il 29 dicembre 1974. (G. Landi)
Fonti
- Fonti: Archivio storico della Federazione Anarchica Italiana – Imola (Bo), «Bollettino Interno della FAI» 1946-1950; Biblioteca libertaria “Armando Borghi” – Castel Bolognese (Ra), Fondo Anarchici Emiliani.
Bibliografia: Scritti di S.: Antonio Scalorbi nei suoi scritti e nel ricordo di compagni e amici, Bologna 1975. Scritti su S.: FAI Gruppo Milano-1, L’anarchismo e i lavoratori. Un Convegno di studi sui rapporti fra movimento anarchico e movimento dei lavoratori, Milano 1949; Federazione anarchica italiana, Congressi e convegni. 1944-1962, a cura di U. Fedeli, Genova 1963 1; Anarchismo ’70. Materiali per un dibattito, I Quaderni dell’AntiStato 1, Cesena 1970; G. Cerrito, Premessa a Geografia dell’anarchismo, I Quaderni dell’AntiStato 2, Pistoia 1971; Cinquant’anni di Volontà. Indici 1946-1996, «Volontà», s.d. [1999]; L. Zucchini Scalorbi, Antonio Scalorbi e il movimento bolognese nell’immediato dopoguerra, «Bollettino dell’Archivio G. Pinelli», dic. 2000; Id., Una colonia anarchica all’Olivetti di Ivrea, ibidem; U. Gobbi, Trent’anni all’asilo svizzero e dintorni (frequentazione di anarchici al CEIS), ivi, dic. 2001; Congressi e convegni della Federazione Anarchica Italiana. Atti e documenti (1945-1995), a cura di U. Fedeli e G. Sacchetti, Pescara 2001; V. Galassi, «Lavoro e Libertà», nascita e morte di una testata, «Bollettino dell’Archivio G. Pinelli», luglio 2002.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Carlo e Maria Caburazza
Bibliografia
- 2004