​ROSSI, Giulio

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​ROSSI, Giulio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Verona
Data di nascita
May 17 1866

Biografia / Storia

Nasce a Verona il 17 maggio 1866 da Angelo e Caterina Moschini, fattorino telegrafico, guarda-sala ferroviario, facchino, imbianchino. Dopo aver professato idee repubblicane, queste “si accentuarono in senso sovversivo, poiché si affigliò dapprima al gruppo anarchico di Brescia ‘La Rivolta’ e poscia a quello di Verona, mettendosi dal settembre del 1891 alla testa del Circolo […] ‘I Figli dell’avvenire’”. È uno dei pochi anarchici veronesi “della prima ora” che coltiva importanti relazioni e rapporti con il resto del movimento. “è accanito oppositore di ogni teoria legalitaria, mantiene viva l’agitazione e la propaganda anarchica e non si lascia sfuggire occasione per eccitare alla rivolta i (suoi) compagni di fede”. Si trasferisce in cerca di lavoro: prima a Cremona, dove lavora come fattorino telegrafico e poi come guarda-sala ferroviario, poi di nuovo a Verona, dal 1890, come facchino-capo dell’impresa Bastogi presso lo scalo merci della stazione ferroviaria. Viene licenziato varie volte per “insubordinazione” e “indisciplinatezza”. Dal gennaio 1891, per circa quattro anni, “si univa in concubinato” con Letizia Novelli di Fivizzano (MS), anche lei anarchica. Interviene polemicamente in alcune occasioni pubbliche: per un intervento antielettorale nell’ottobre 1892 e durante la conferenza tenuta dell’on. socialista Nicola Badaloni il 1° maggio 1893 sul tema delle otto ore di lavoro. Il 10 dicembre1892 è fra coloro che organizzano in città una conferenza di Luigi Molinari. Nel giugno del 1894 viene segnalato un suo viaggio a Cremona per incontrare, si ipotizza, Francesco Saverio Merlino, il quale in realtà è in carcere a Montesarchio (BN) dal 30 gennaio. È probabilmente del 1894 lo scioglimento d’autorità del gruppo anarchico veronese: nel successivo processo a carico di dodici dei suoi componenti risulta assolto. Nel luglio del 1896 decide di emigrare e si imbarca a Genova, diretto a Marsiglia (Francia). Viene segnalato pochi giorni dopo a Évian-les-Bains, dove si incontra con altri due anarchici veronesi: Massimo De Franceschi e Giuseppe Pancirolli. Nell’agosto del 1896 lo ritroviamo a Verona. Il 10 aprile 1897 parte per la Grecia come volontario della spedizione guidata da Amilcare Cipriani nel conflitto greco-turco: non è l’unico anarchico veronese nell’impresa “garibaldina”, della quale fa parte anche Sante Dionisi. Da qui dà notizie della spedizione: “Noi siamo 200 già da 2 mesi in Grecia; con noi sono gli avanzi della colonna Cipriani; siamo diretti dal colonnello Mereu. Siamo la avanguardia della legione Garibaldi che si trova in Tessaglia e che andiamo a raggiungere” (G. Rossi, C. Braccialarghe, Dalla Grecia, «L’Agitazione», 30 mag. 1897). Fa ritorno a Verona il 9 giugno 1897. È tra i firmatari del manifesto di solidarietà con Malatesta e compagni Al popolo italiano! (suppl. de «L’Agitazione», 31 mar. 1898). R. espatria nuovamente verso Zurigo (Svizzera), dove si trattiene dall’aprile al novembre del 1898. Una lettera, intercettata nell’ottobre del 1898, ci dà alcuni indizi sulla sua posizione politica e sul suo ruolo di militante: “Ora sono qui coi compagni, a rimediare al colpo di lima” (l’uccisione dell’Imperatrice Elisabetta d’Austria da parte di Luigi Luccheni il 10 settembre 1898) “che pur non condannandolo lo avrei trovato più utile fatto in Italia contro qualche birbante, che non nella Svizzera dove il nostro lavoro di propaganda fra non molto avrebbe dato i suoi frutti. Dalla Metropoli, se non ci espelleranno, potremo coi partiti affini, preparare un buon lavoro che, raccogliendo tutte le forze dei partiti antimonarchici, si possa [sic] rovesciare per ora la Monarchia in Italia, cosa che da noi soli non possiamo fare, poi il seguito verrà”. Si trasferisce successivamente a Londra e fa periodicamente ritorno per delle brevi visite a Verona, durante le quali non viene segnalata da parte della polizia alcuna sua attività sospetta. Doveva essere ancora ben conosciuto però fra i sovversivi locali, se “Verona del popolo”, il 2 marzo 1912, “si compiace che la figlia undicenne dell’amico Giulio Rossi abbia vinto un premio di 1200 sterline che le da diritto di frequentare gratuitamente tutte le scuole fino all’università di Oxford”. A Londra fa parte del locale gruppo anarchico di lingua italiana ed è in rapporto con Errico Malatesta, Guglielmo Cuccioli, Cova. Qui sposa Luigia Defendi, figlia di Giovanni e sorella di Enrico e viene poi raggiunto dal fratello Licurgo. Firma la circolare-annuncio de “La Rivoluzione sociale”, Londra, 1902 (cfr. Bettini 2, p. 313), con Enrico Carrara, Silvio Corio, Giovanni ed Enrico Defendi, Felice Felici, Carlo Frigerio, Errico Malatesta, Attilio Panizza e altri. I confidenti della polizia, infiltrati nell’ambiente anarchico dell’emigrazione, relazionano varie volte sul suo conto, non lesinando particolari sulle liti familiari e sui suoi rapporti politici, sostenendo nel novembre del 1903 che R. fosse rimasto “irritato e disilluso del Malatesta e degli anarchici”. R. si reca varie volte in Francia, probabilmente per lavoro, ma anche per ragioni politiche. Nel dicembre 1903 incontra Cipriani e Tombolesi, nel 1908 Felice Felici. Nel febbraio del 1915 la polizia ipotizza in un primo momento che, su incarico di Malatesta, si sia recato da Pierre Monatte per costituire “una società segreta”. Siamo all’inizio della Guerra e Monatte non è fra gli “anarchici interventisti”: si ipotizza che il R. funga da contatto per “raggruppare […] tutti gli elementi rivoluzionari, e preparare il terreno per una dimostrazione qualsiasi”. Le opinioni sono contraddittorie, dato che da Parigi l’ispettore generale di ps, citando le sue fonti fiduciarie, ritiene poco probabile la tesi della “società segreta” ed inoltre non lo rintraccia. Più avanti si apprende che R. è effettivamente a Parigi, e abita dal Lewenthal. Una nota del Consolato italiano a Londra chiude così: “Da alcuni anarchici si disse, e si dice, che il Rossi si recasse a Parigi, con una missione segreta di Malatesta Enrico; altri invece dicono, che il Rossi si recò in Francia per conto dell’anarchico Vittorio Calzitta, allo scopo di tentare l’esportazione dall’Inghilterra per la Francia di ‘patate’ [bombe?]”. Dopo queste note le sue tracce si perdono: ancora nel 1928 non risulta avere fatto rientro in Italia. S’ignorano data e luogo di morte.(A. Dilemmi)

Fonti

Fonti: Archivio centrale dello Stato, Ministero dell'Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Angelo e Caterina Moschini

Bibliografia

2004

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Collezione

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