​ROSA, Giovanni detto Vanni

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​ROSA, Giovanni detto Vanni

Date di esistenza

Luogo di nascita
Pozzallo
Data di nascita
November 26 1907

Biografia / Storia

Nasce a Pozzallo (RG) il 26 novembre 1907 da Francesco e Giovanna Agosta, marinaio, imbianchino. All’età di 15 anni emigra regolarmente a Buenos Aires, dove lavora come marinaio addetto a un rimorchiatore. Fra i suoi compagni di lavoro vi sono due socialisti pugliesi fuoriusciti che lo iniziano alla vita politica. Frequenta così le riunioni del partito socialista unitario argentino e tramite la lettura di libri e giornali si crea una discreta cultura.

Nel dicembre 1925 raggiunge clandestinamente New York a bordo di un piroscafo inglese. Qui conosce i socialisti Vincenzo Vacirca e Giuseppe Lupis, e gli anarchici Carlo Tresca, direttore de «Il Martello» e Girolamo Valenti, direttore de «Il Nuovo Mondo» e de «La Stampa Libera». Su questi ultimi periodici fa le sue prime prove giornalistiche, scrivendo articoli contro il fascismo. Nel 1932 entra a far parte del gruppo anarchico sindacalista di Brooklyn e subito dopo viene segnalato, da un informatore del consolato italiano, come incaricato dall’Unione Anarchica Siciliana del Nord America di recarsi in Sicilia “per organizzare atti terroristici”. Il consolato ne denuncerà l’entrata illegale negli USA alle autorità americane di imigrazione. Una campagna organizzata dal “Soccorso Rosso”, alla quale egli stesso partecipa con pubbliche conferenze, gli consente di evitare la deportazione in Italia e di partire volontariamente per la Spagna.

Si stabilisce prima a Madrid – dove ha stretti contatti con Aurelio Natoli, presidente della LIDU, e con gli anarchici Mamoli e Londero -, poi a Barcellona. Ricercato dalla polizia sotto i nomi di Giovanni Palma e Gusine Isene, raggiunge Marsiglia, dove è sussidiato dalla LIDU, e infine, non essendo riuscito a trovare lavoro, s’imbarca per l’Algeria. Vive ad Orano fino all’ottobre del 1935, quando vi viene arrestato per aver dato asilo all’anarchico Primo Marchio, pittore, accusato di avere rapinato la Banca d’Algeria della città. Mentre si trova in carcere – racconterà in seguito - “comincia a meditare sulla opportunità di creare un Movimento Autonomista Siciliano”. L’idea non era affatto nuova e attraversava fin dalle sue origini la storia dell’anarchismo siciliano. Nell’emigrazione politica siciliana degli anni ’20, che subiva le suggestioni del messaggio schicchiano di rivendicazione delle peculiarità storiche e culturali dell’isola, essa era stata più volte ripresa. Espressione del sentimento “sicilianista” erano state la fondazione nel 1925, a New York, di un effimero Partito Redenzionista Siciliano, ad opera dell’anarchico Antonio (Anthony) Capraro (nato a Sciacca l’11 gennaio 1891), e successivamente di una Unione Anarchica Siciliana, con rappresentanti in diversi stati degli USA. R. aveva intrattenuto rapporti con entrambe le organizzazioni. Rimesso in libertà nel febbraio del 1937, nel giugno dello stesso anno R. lancia il primo manifesto del nuovo movimento, in cui propugna la lotta per l’autonomia dell’isola contro il fascismo “che l’aveva rovinata, continuando l’opera nefasta dei passati governi”.

Nell’agosto successivo si reca clandestinamente a Tunisi, che diventa la base organizzativa del Movimento Autonomista Siciliano e del suo organo di stampa, che dovrebbe intitolarsi «La Sicilia Redenta», suscitando grande entusiasmo fra gli esuli d’origine siciliana, specialmente anarchici. In una lettera a Lussu, R. lo informa di voler creare un comitato d’azione analogo a quello sardo ed un organismo d’intesa sardo-siculo “per lo scambio e la comunanza d’idee e di lotta tra i due popoli fratelli colpiti oggi dalla stessa sventura e marciare a fianco nel più grande spirito di Fratellanza umana sin alla realizzazione dell’Idea comune; cioè: quella della Giustizia della Libertà e del Lavoro”. Le autorità della Reggenza negano tuttavia non solo l’autorizzazione alla pubblicazione del giornale ma anche il permesso a R. di risiedere in Tunisia, nonostante le pressioni di alcuni membri del locale Fronte Popolare. Egli attribuirà questa decisione all’ostilità nei suoi confronti da parte di Giulio Barresi, da poco riconfermato presidente della lidu, preoccupato dell’ascendente che, grazie al suo facile e ispirato eloquio, R. stava acquistando tra gli antifascisti di Tunisi.

Partito per Marsiglia il 22 settembre 1937, si sposta a Parigi nell’aprile del 1938, usufruendo di permessi di soggiorno provvisori (ma il 22 agosto 1938 è arrestato per avere infranto un precedente decreto di espulsione e condannato a 2 mesi di carcere) ed esercitando illegalmente il mestiere di imbianchino. Pubblica intanto diversi articoli su «L’Italiano di Tunisi» ed in particolare, il 13 febbraio 1938, un Appello ai Siciliani!, notevole per il concetto espresso di totale ripudio della guerra mondiale che “da sedici anni il fascismo prepara; perché l’apparizione del fascismo sulla faccia della terra, è la guerra in atto, contro l’Uomo, contro la Vita, contro la Libertà!”; per la sua previsione del ruolo che vi avrà la Sicilia, “zona di guerra avanzata”; della necessità per la popolazione dell’isola di “conservare bene la vita per tempi migliori, per la causa giusta dei popoli, per la sua Liberazione”.

Nel maggio 1939 appare finalmente il primo e unico numero di «Trinacria Redenta», col quale R. tenta di estendere clandestinamente in Italia la rete delle sue relazioni. Egli stesso frequenta a Parigi l’ambiente azionista (Cianca, Lussu, Salvemini, Pacciardi) e scrive qualche articolo nel giornale «La Giovane Italia». Ma viste irrise ed emarginate dall’antifascismo ufficiale le sue posizioni politiche; alle prese con crescenti difficoltà economiche e di lavoro; spinto dalla moglie, sposata in Algeria ma di origini siciliane, a rientrare nell’isola per trovarvi stabile occupazione; dopo un periodo di apparente ritiro dalla vita politica, il 9 ottobre 1942 varca indisturbato la frontiera e giunge a Pozzallo. Quattro giorni dopo vi viene arrestato e denunciato alla Commissione Provinciale per il confino di polizia. Sarà assegnato per 3 anni alle isole Tremiti. Liberato alla caduta del fascismo, manterrà in seguito sporadici contatti col movimento anarchico siciliano e con i compagni d’America, fino al 1964, anno probabile della sua morte. (N. Musarra)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Id., Confino politico, b. 881 (1942-1946).

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Francesco e Giovanna Agosta

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

città