RONCORONI, Saverio
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- RONCORONI, Saverio
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Como
- Data di nascita
- July 21 1888
- Luogo di morte
- Bruxelles
Biografia / Storia
- Nasce a Como il 21 luglio 1888 da Vincenzo e Virginia Magnoni (o Molini; nelle carte di polizia esiste la doppia versione, ma scritti autografi di R. accreditano la prima); fattorino, poi rappresentante e commerciante. Processato la prima volta nel 1905 per disturbo della quiete pubblica e false generalità, viene condannato a semplice pena pecuniaria, prima sospesa per l’età e la mancanza di precedenti poi amnistiata nel 1907. Nel 1906 risulta essere uno dei principali esponenti dell’anarchismo locale, non particolarmente ricco di forze, e frequentatore del Circolo di studi sociali. L’anno successivo emigra in Svizzera, stabilendosi a Zurigo dove continua ad operare negli ambienti dell’emigrazione anarchica italiana. Il suo temperamento rissoso gli costa 6 mesi carcere per la partecipazione ad una violenta lite. Nella città elvetica è tra i promotori di una scuola popolare di chimica e mantiene rapporti con la Camera del lavoro socialista, fatto che gli crea frizioni con i compagni.
Nel 1912 inizia a collaborare a «L’Agitatore» di Bologna, firmandosi Oirevas Inorocnor o semplicemente Inorocnor, con brevi pezzi di colore, uno dei quali gli procura una imputazione per eccitamento all’odio tra le classi. Una commedia antimilitarista dal titolo La patria, incentrata sul conflitto italo-turco, gli costa l’arresto e l’espulsione dalla Confederazione elvetica. Dopo un breve soggiorno clandestino nella sua città d’origine, R. trova rifugio in Belgio dove si mantiene lavorando come venditore ambulante. Allo scoppio della guerra torna a Como e, nonostante venga riformato, si arruola nella Croce rossa.
Durante il conflitto si allontana dalle posizioni anarchiche per avvicinarsi a quelle socialiste e nel 1917 diventa redattore de «Il Lavoratore comasco», organo socialista locale. Membro della Federazione provinciale del psi e candidato alle elezioni politiche del 1919, viene eletto l’anno seguente sia consigliere comunale che provinciale. Assessore all’annona della giunta Noseda tra il novembre 1920 e la metà del 1922, viene ripetutamente attaccato dalla stampa avversaria, in particolare da quella cattolica. Proprio una denuncia de «L’Ordine» in merito alla occupazione senza pagamento di canone di un immobile comunale, a cui segue una condanna, lo induce a lasciare la giunta. Nello stesso periodo è anche segretario provinciale della Federterra, che durante la sua gestione incrementa il numero di sezioni, e si impegna soprattutto nella composizione delle vertenze e nella stipulazione del patto colonico. Al Congresso di Livorno del gennaio 1921 R. non segue la minoranza comunista ma rimane nel psi e nell’ottobre aderisce alla frazione terzinternazionalista.
Con l’avvento del fascismo al potere, R. lascia nuovamente l’Italia e ritorna in Belgio, a Bruxelles, dove è il principale referente del psi (per quanto la polizia continui spesso a definirlo “anarchico”) e si adopera in particolar modo a favore degli esuli. Entrato nel Partito Comunista con la frazione terzinternazionalista, viene espulso nel 1928 e rientra nel Partito Socialista, partecipando nel luglio 1930 al Congresso parigino di unificazione socialista tra i fusionisti del psi e psuli. Nel 1932 tuttavia viene segnalato come segretario della sezione di Bruxelles del Partito Socialista massimalista. In questi anni la sua attività di commerciante attraversa diverse crisi tanto che nel 1935 è costretto a vendere il suo negozio per saldare i debiti e a considerare l’ipotesi di un trasferimento in Francia. Nella seconda metà degli anni Trenta la sua attività politica si attenua progressivamente e nel novembre 1940, quando la polizia tedesca decide di estradarlo in Italia, R. inoltra a Mussolini e al re una supplica per non essere allontanato dalla sua attività di commerciante di generi alimentari al dettaglio e all’ingrosso, sostenendo di avere ormai abbandonato da un decennio l’attività politica e di essersi distinto nell’aiuto agli emigrati italiani di qualsiasi orientamento politico. In quell’occasione l’Ambasciata italiana lo descrive come uomo “dal carattere espansivo e facilone” e con una “naturale tendenza alla discussione e alla critica verbosa e inconcludente”. Ottenuta la possibilità di rimanere in Belgio, R. non ritorna in Italia dopo la guerra. Muore a Schaerbeek il 14 marzo 1971. (F. Migliavada).
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio di Stato Como, Sentenze.
Bibliografia: Il Partito Socialista Italiana nei suoi Congressi, a cura di G. Arfé, vol. IV, Milano 1963; T. Detti, Serrati e la formazione del Pci, Roma 1972; Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-1979, ad nomen.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Vincenzo e Virginia Magnoni
Bibliografia
- 2004