​ROCCHEGGIANI, Amedeo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​ROCCHEGGIANI, Amedeo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Ancona
Data di nascita
April 9 1892

Biografia / Storia

Nasce ad Ancona il 9 aprile 1892 da Amilcare e Maria Baldini, operaio, cameriere, commesso. In gioventù un infortunio al cantiere navale anconitano lo priva di un occhio. Fino al primo dopoguerra la sua condotta non dà adito a rimarchi di polizia, ma il 26-27 giugno 1920 prende parte attiva alla Rivolta dei bersaglieri, così da essere costretto a riparare a San Marino per sfuggire all’arresto. L’estate successiva si costituisce e il primo processo nei suoi confronti si conclude con l’assoluzione. Ardito del popolo, si rende quindi “colpevole di molti altri delitti”, per i quali viene condannato a oltre cinque anni di carcere nell’aprile 1923. Ma a quella data R. non è più in Italia: espatriato all’inizio dell’anno, ha assunto il falso nome di Nereo Mancini e lavora come tracciatore in un’officina di Puteaux-Seine (Francia).

Il 7 luglio 1924 è formulata a suo carico l’accusa di avere ucciso, durante i moti del 1920, il tenente Ramella e il soldato Marchiani: la corte d’assise dell’Aquila lo riconosce colpevole e il 5 maggio 1926 lo condanna a ventidue anni di prigione. R. viene iscritto nella rubrica di frontiera e nel luglio 1930 la polizia francese lo arresta ad Antibes perché in possesso di documenti falsi, reato che gli costa due mesi di carcere. Da allora, le scarne notizie che giungono sul suo conto lo segnalano come frequentatore di “individui di tendenze estremiste”, fra cui il deputato socialista Alessandro Bocconi. In una lettera del 1936 fa sapere che l’anarchico anconitano Pietro Ranieri “è morto il 12 ottobre combattendo da eroe davanti Huesca, a pochi chilometri da Saragozza!” e che egli ne possiede le valigie e gli oggetti personali. Invero, Ranieri muore il 16 ottobre a Perdiguerra (Aragona); in ogni caso, questa missiva fa presumere che R. abbia partecipato alla guerra civile spagnola. Sebbene il 5 maggio 1940 indirizzi a Mussolini un atto di sottomissione, chiedendo di poter rientrare in Italia, R. prosegue la vita da clandestino finché il 28 novembre 1942 non è scoperto ad Antibes, condotto al campo di concentramento di Vernet e, di qui – grazie all’intervento del console italiano a Tolosa – fatto proseguire per Ancona.

Nell’aprile seguente il tribunale dell’Aquila dichiara caduto in prescrizione il reato di doppio omicidio che grava su di lui dal 1926, dunque R. può tornare in libertà, sebbene sulla sua persona sia subito montata un’attenta vigilanza. Ricuce presto i contatti con i sovversivi locali e aderisce all’Unione antifascista: il 30 marzo 1944 la polizia ne dispone il fermo per accertamenti. Trova poi impiego come interprete presso gli Alleati. Nel settembre 1945 viene ancora una volta fermato dalle guardie, stavolta per avere fatto a pezzi in un’edicola alcune copie dell’«Uomo qualunque», dopo che il giornalaio si era rifiutato di toglierle dal bancone. Nel febbraio 1946 emigra in Francia (Antibes) e se ne perdono le tracce. S’ignorano data e luogo di morte. (R. Giulianelli)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, Divisione Polizia Politica, Fasc. personali, b. 1139, ad nomen; Archivio di Stato Ancona, Questura, Anarchici, b. 22, ad nomen; ivi, Questura, Sorvegliati politici 1900-1943, b. 93a, ad nomen.

Bibliografia: R. Franchini, La resistenza nell’anconetano, «Volontà», 4, 1964, pp. 247-250.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Amilcare e Maria Baldini

Bibliografia

2004

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