RIOLO, Stefano
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- RIOLO, Stefano
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Piana degli Albanesi
- Data di nascita
- November 9 1853
Biografia / Storia
- Nasce a Piana dei Greci (oggi Piana degli Albanesi) (PA) il 9 novembre 1853 da Venanzio e Maria Bellina, contadino, macellaio. A 14 anni viene arrestato per danneggiamento e riconsegnato al padre con atto di sottomissione davanti al pretore. Nel settembre 1875 è prosciolto per l’assassinio del locale comandante delle guardie campestri, “che lo faceva segno ad assidua vigilanza”. Quattro anni dopo si costituisce a Piana un gruppo internazionalista, composto in gran parte di reduci della rivoluzione del settembre 1866, caratteristico connubio tra la piccola malavita locale e le idee avanzate di repubblica e socialismo. Vi fa quasi sicuramente parte il fratello di Stefano, Saverio, nato a Piana dei Greci il 1° febbraio 1840, macellaio. Nell’agosto 1882 i socialisti di Piana, con a capo Giuseppe e Mariano Barbato, padre e figlio, promuovono una prima agitazione contadina che preoccupa parecchio le autorità. Per tutti gli anni ottanta, il gruppetto, da cui emerge il giovane dottore Nicolò Barbato, cugino di Mariano, si mantiene su posizioni radical-socialiste, in contatto con i compagni di fede a Palermo. All’interno del Fascio dei lavoratori di Piana, costituitosi nel marzo 1893, Saverio e Stefano, e i figli di Saverio, Venanzio (nato a Piana il 1° gennaio 1871) e Vito (nato a Piana l’8 novembre 1874), muratori, assumono ruoli di rilievo. Nicolò Barbato, presidente del Fascio, si serve in particolare di Stefano, “conoscendone il carattere audace e l’odio che egli nutre per l’autorità” per estendere la propaganda socialista nei Comuni vicini. Processato con Barbato per i disordini di San Giuseppe Iato dell’11 maggio 1893, viene assolto il 16 novembre 1893. Alla fine dello stesso anno è designato quale componente del comitato segreto del Fascio, che deve sostituirne la dirigenza in caso di arresto e condurre i contadini in rivolta all’occupazione di Palermo. Alla proclamazione dello stato d’assedio, sfuggito alla cattura, percorre le campagne di Piana, Parco, Santa Cristina Gela, Belmonte e Monreale, dove viene di volta in volta segnalato, incitando alla resistenza e “ad attentare con vie di fatto gli ordinamenti sociali, col miraggio della divisione delle terre e dell’abolizione delle tasse”. Nel settembre 1895 Stefano R. organizza uno sciopero, al quale partecipano un migliaio di contadini, per il miglioramento delle tariffe sul terratico, cui fanno seguito furti ed episodi vari di violenza ai danni dei proprietari. Tra questi, lo scoppio di una bomba nell’orinatoio sito nei pressi del circolo dei civili di Piana, avvenuto il 4 novembre 1895, e l’assassinio di un latifondista, il cavaliere Sirchia, commesso il mese dopo, per i quali viene arrestato il nipote Venanzio, prosciolto per insufficienza d’indizi dopo 11 mesi di carcere preventivo. Attivamente ricercato dalla PS, Stefano, rifugiatosi a Tunisi, si costituisce il 24 novembre 1896 e sconta, grazie a un’amnistia, 5 degli 8 mesi di carcere a cui nel frattempo è stato condannato. Parte per gli USA il 6 dicembre 1897, sfuggendo così ad una nuova condanna a sei mesi di reclusione e 2 anni di vigilanza speciale per contravvenzione al monito. Darà presto vita alla colonia anarchica di Sacramento, in California, insieme ai pianoti Gioacchino e Giorgio Barbato, rispettivamente fratello e figlio di Mariano, Francesco Mezzanares e Giuseppe Cortese, costretti anch’essi ad emigrare. Venanzio R., intanto, reduce dalla Grecia dove ha combattuto nella legione Cipriani, promuove la costituzione di un gruppo anarchico, nel settembre 1897, all’interno della Federazione socialista di Piana, di cui è segretario, allo scopo “di tentare a tempo opportuno un moto rivoluzionario”. Aderiscono all’iniziativa una trentina di elementi, tra i più in vista nella Federazione, e alcune donne. I più attivi sono lo zio Stefano, prima della sua partenza per l’America, il fratello Vito, Antonino Allotta, organizzatore di una squadra armata nel ’66, Antonina Matranga, già dirigente del Fascio delle lavoratrici e per tal motivo condannata a 10 mesi di carcere nel ’94, Damiano e Antonino Cuccia, Giovanni Brancato, Saverio La Piana e Antonino Quartuccio Il gruppo si pone alla ricerca di mezzi finanziari e di dinamite “per commettere attentati contro qualche ricco possidente”, e stringe relazioni con i principali anarchici dell’isola al fine di organizzare il movimento “anche nei piccoli paesi”. Considerata da Gulì e dai compagni palermitani una “federazione di anarchici”, la Federazione socialista di Piana viene sciolta d’autorità il 28 maggio 1898. Saverio, Venanzio e Vito R., insieme ad altri 26 ex-membri della Federazione, vengono una prima volta assolti, l’8 agosto 1898, ma condannati in appello, l’8 novembre 1898, a pene variabili dagli 8 ai 6 mesi di carcere. Il gruppo anarchico esiste informalmente ancora nel luglio 1900, quando alcuni suoi membri (tra cui Saverio, Vito e Matteo R., Giuseppe Bellina, Saverio Lunetta e Giorgio Di Marco) vengono sorpresi in riunione, fuori dall’abitato di Piana, da una pattuglia di carabinieri. Nel settembre 1901, Venanzio R. partecipa, in rappresentanza dei contadini di Piana dei Greci, alla riunione di Corleone nel corso della quale, con i principali dirigenti contadini della Sicilia occidentale (Cammareri Scurti di Marsala, Alongi di Prizzi e Verro di Corleone), viene messa a punto la piattaforma rivendicativa (i nuovi “patti di Corleone”) delle agitazioni parzialmente vittoriose che interessano le campagne siciliane, mobilitando masse imponenti di contadini, nei tre anni seguenti. Egli vi prende parte direttamente, coadiuvato da Mariano Barbato, Giorgio Cortese (padre di Giuseppe) e Antonino Allotta. Conclusasi la nuova stagione di lotte, Venanzio si sottrae alla violenza della reazione padronale e mafiosa, stabilendosi in America, fin dal 1906, con l’intero clan familiare. Venanzio sarà indicato, negli anni seguenti, come il “capo” degli anarchici pianoti d’America, che hanno per riferimento il suo negozio di commestibili, “Roma Grocery”, a Sacramento. In questa città commemora, nel 1923, la figura di Nicolò Barbato, facendosi promotore, su «Il Martello» di New York, di una raccolta di fondi per erigergli a Piana un monumento, che sarà proibito dal fascismo. Saverio e Stefano sono radiati “per vecchiaia” dallo schedario dei sovversivi nel 1925 e nel 1929, Venanzio è ancora vivo nel 1942. (N. Musarra)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio di Stato Palermo, Gabinetto Prefettura (1906-1925), b. 388 (1907-1908), f. “Sovversivi. Vigilanza e ricerche”; Id., Gabinetto Questura (1920-1943), b. 465 (1925), f. Riolo Saverio; Id., b. 487 (1930), f. Riolo Stefano; Id, b. 437 (1905), f. Bellina Giuseppe.
Bibliografia: (Bellina), Da Piana dei Greci, «La Battaglia», Palermo, n. 54, 21 lug. 1900; V. D’Angelo, Il socialismo a Palermo durante la crisi di fine secolo, «Archivio Storico Siciliano», Palermo, a. 1986-87; F. Renda, Socialisti e cattolici in Sicilia: 1900-1904, Caltanissetta-Roma 1990; N. Barbato, Scritti e documenti, vol. II, Caltanissetta-Roma 1995; F. Petrotta, Politica e mafia a Piana dei Greci da Giolitti a Mussolini, Pioppo (PA) 2001.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Venanzio e Maria Bellina
Bibliografia
- 2004