RINDI, Ugo
Intestazione di autorità
- Intestazione
- RINDI, Ugo
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Pisa
- Data di nascita
- 21 Maggio 1882
- Luogo di morte
- Pisa
- Data di morte
- 9 Aprile 1924
Attività e/o professione
- Qualifica
- Tipografo
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
Nasce a Pisa il 21 maggio 1882 da Emilio e Rosa Lorenzetti, tipografo. Della sua formazione politica e culturale si sa poco, nella memorialistica è sempre ricordato come un militante anarchico, o genericamente libertario, segretario della Federazione del libro di Pisa. Il periodico anarchico «Fede!» di Roma, in un articolo di commento all’inchiesta successiva all’assassinio del militante pisano, lo ricorda come un “simpatizzante goriano, universalmente noto e stimato da tutti” (Fatti di ieri e giuramenti d’oggi. A Pisa, ed altrove, «Fede!», 9 nov. 1924).
Il suo nome salta agli onori della cronaca per il brutale assassinio perpetrato nei suoi confronti nella notte tra l’8 e il 9 aprile 1924. Alcuni fascisti di ritorno da una spedizione a San Giuliano Terme, organizzata per dare una lezione a un colono, Ulico Caponi, che ha votato per una lista antifascista, la sera dell’8 aprile dichiarano al Questore e al Prefetto di essere rimasti vittime di un'imboscata nella quale è rimasto ferito gravemente un “camerata” che poi morirà il giorno successivo. In realtà il “camerata” è stato colpito dal fuoco degli stessi suoi amici che sparavano contro il colono in fuga.
Nella notte scattata la rappresaglia di quattro squadre di “sicari” guidate da Alessadro Carosi, all’epoca sindaco di Vecchiano, Giulio Malmusi e Giuseppe Biscioni contro l’opposizione antifascista e in modo particolare quella libertaria. Irrompono in varie abitazioni - tra le quali quella dei Bucchioni noti esponenti anarchici - senza portare a termine il progetto di una strage ma, comunque, picchiando e aggredendo tutti coloro, anche «persone indifferenti o innocue» che trovano per la strada come ricorda il Procuratore generale di Firenze (ASPi, Tribunale di Pisa, Corte d'Assise, aa. 1922-1946, Carosi Alessandro ... [et al.], Procura generale di Firenze, Rinvio a giudizio ..., cit.).
Carosi e il suo gruppo arrivano a casa di Rindi lo fanno uscire, dopodiché lo ammazzano a sangue freddo lasciandolo esangue in via del Marmigliaio. Tra le due e mezzo e le tre di notte il suo corpo verrà ritrovato da due barrocciai che si stavano revando al lavoro a Viareggio. Vasta è l’eco dell’efferato assassinio sulla stampa locale e nazionale, Rindi è un personaggio assai conosciuto nella città, da tutti viene indicato come “uomo mite e onesto”. Il sindacalista aveva seguito le orme paterne sia dal punto di vista professionale che ideale: da giovane era stato affascinato delle idee libertarie ed era una persona molto amata e impegnata nel sociale, tanto che le stesse autorità durante l'inchiesta più volte sottolineano nei loro rapporti che Rindi era una persona «idealista» e «proba e innocua», ricordando come si fosse distinto nel settembre del 1920 negli aiuti ai terremotati della Garfagnana e Lunigiana. Come scrive il Procuratore generale di Firenze, anche il parroco di Porta a Lucca, don Angelo Petrini, ne «esalta le virtù e i meriti sebbene il Rindi non accettasse la religione cattolica».
Una grande sottoscrizione popolare nei confronti della famiglia del tipografo assassinato, lanciata dal periodico cattolico «Il Messaggero Toscano», i funerali e le molte testimonianze dell’affetto della Pisa popolare e antifascista sono la prova di un’unanime condanna del delitto. Le motivazioni dell’omicidio vanno sicuramente ricercate nel contrasto tra le diverse anime del fascismo pisano, che non accettano la “normalizzazione” imposta dai vertici nazionali, e nel clima esasperato dalle continue violenze delle squadre fasciste durante la competizione elettorale che ha preceduto le elezioni politiche del 6 aprile.
Subito dopo l’assassinio di Rindi la Federazione del PNF viene sciolta e commissiariata. Gli esecutori del delitto vengono denunciati dal gruppo fascista antagonista guidato da Bruno Santini che nelle ore immediatamente la morte del sindacalista si è attivato per individuare i responsabili. Gli esecuturi a partire da Carosi vengono arrestati nei giorni e nelle settimane successive e rinchiusi in carcere insieme a Francesco Adami console della Milizia, Antonio Sanguigni, segretario del fascio di Avane, Ovidio Chelini, segretario del fascio di Nodica e al presidente del consiglio provinciale Filippo Morghen.
Il processo che si svolge a Genova nel settembre del 1925 in un clima di forti pressioni politiche assolve gli esecutori che vengono accolti nella città ligure e poi a Pisa dai loro commilitoni come dei “vincitori” di una gara sportiva. Il “caso Rindi” va a sommarsi alle centinaia di altri omicidi politici coperti dalle autorità statali e fasciste e rimasti senza “colpevoli” denunciati da Giacomo Matteorri alla Camera dei deputati il 30 maggio 1924.
Neanche nel Secondo dopoguerra nonostante la riapertura del caso l’esecutore materiale dell’omicidio Alessandro Carosi verrà arrestato nonostante la condanna a 21 anni di galera emessa dalla Corte d'Assise di Firenze. L'assassinio di Rindi continuerà a vivere sotto falso nome di Filippo Filippi, e probabilmente coperto amici potenti, a Roma dove morirà il 29 gennaio 1965. (F. Bertolucci)
Fonti
Archivio di Stato di Pisa, Tribunale di Pisa, Corte d'Assise, aa. 1922-1946, Carosi Alessandro ... [et al.];
Per la cronaca pisana si v. i nn. del «Messaggero toscano» del 10 e 23 aprile, 30 aprile, 3 maggio 1924, 10 giugno e 29 ottobre 1924.
"Chauffer" ferito da uno sconosciuto mentre attende a una riparazione, «Il Corriere della sera», 9 aprile 1924.
L'esecuzione capitale di un tipografo a Pisa, «L'Avanti!», 10 aprile 1924.
Misterioso assassinio a Pisa. Un tipografo ucciso a pugnalate, «La Nazione», 10 aprile 1924
L'arresto d'un sindaco fascista per l'uccisione del tipografo pisano, «Il Corriere della sera», 12 aprile 1924.
Il tipografo ucciso, «Il Ponte di Pisa», 12-13 aprile 1924.
Nuovi particolari sui fatti di Pisa, «L'Avanti!», 25 aprile 1924
Rivelazioni sui misfatti di Pisa. Il Rindi ucciso con due pugnalate, «L'Avanti!», 1° maggio 1924
G. Ghislanzoni, La doppia vita dell'ex squadrista Carosi, «Corriere dell'informazione», 1-2 febbraio 1965.
Scoperto dopo la morte l'uccisore di due socialisti vissuto sotto falso nome a Roma, «La Stampa», Torino, 31 gennaio
L'ex squadrista ricercato per due omicidi aveva anche ucciso e bruciato l'amante, «La Stampa», Torino, 2 febbraio 1965.
Chi ha aiutato il fascista pluriomicida?, «L'Unità», 1° febbraio 1965.
S. Carli, Alessandro Carosi, «Controcorrente», n. 2, winter 1966, pp. 8-10.
Senato della Repubblica, IV Legislatura, 296a seduta pubblica, Resoconto stenografico, venerdì 14 maggio 1965, pp. 15594-15598.
Ricordando Ugo Rindi. Sessant’anni dopo la sua uccisione, «Il Tirreno», 9 aprile 1984.
Gruppo Comunista-anarchico “U. Rindi”, A sessant’anni dall’assassinio di Ugo Rindi 9 aprile 1924-1984, «Umanità nova», 8 aprile 1984.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Bibliografia
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