SAMMARTANO, Francesco detto Ciccio

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
SAMMARTANO, Francesco detto Ciccio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Trapani
Data di nascita
March 19 1870
Luogo di morte
Castelvetrano

Biografia / Storia

Nasce a Trapani il 19 marzo 1870 da Giuseppe e Giuseppa Genovese, fabbro. Seguace di Giannitrapani, milita ben presto tra gli anarchici e nel Fascio dei lavoratori trapanesi. Nella primavera del 1897 accorre volontario in Grecia al seguito di Cipriani. Dotato di vasta e profonda cultura, acquisita in proprio, eccelle nella propaganda e nell’attività sindacale. Arrestato il 12 maggio 1898 per associazione sovversiva e assolto il 30 agosto successivo, lascia Trapani per stabilirsi prima a Campobello di Mazara, col fratello Giacomo, anch’egli fabbro di valore e anarchico, e poi dal 10 giugno 1899 a Castelvetrano, dove rimette in piedi il gruppo anarchico locale insieme all’altro fratello Giovanni, ex dirigente socialista del Fascio trapanese passsato all’anarchismo. Nel 1903 torna a Trapani per sostenere lo sciopero dei bottai ed imprimere un indirizzo maggiormente rivoluzionario al movimento contadino e camerale del capoluogo, coadiuvato in ciò dai compagni A. Giannitrapani, P. Urso ed E. Valenti (quest’ultimo terrà il comizio del 20 settembre 1904, sciolto dalla polizia, in occasione dello sciopero generale per l’eccidio di Castelluzzo). Nuovamente a Castelvetrano dal 1910, la trasforma, con V. Navarra, G. Bonanno, N. D’Angelo, C. Masaracchia e parecchi altri, in una delle cittadelle dell’anarchismo siciliano, sostenendo lotte incessanti e coraggiose con le locali cricche municipali, prodotto del sistema clientelare-mafioso imposto dal sindaco Infranca, dai boss Saporito e dal socialismo riformista, degenerato e camaleontico, dell’ex anarchico Bonagiuso. Il fascismo tenta più volte inutilmente di piegare S., ammonendolo come anarchico pericoloso il 18 gennaio 1928, arrestandolo e condannandolo il 15 ottobre successivo a quattro mesi di reclusione per contravvenzione al monito. Dimesso dal carcere il 31 gennaio 1929, vi ritorna il 21 marzo per scontare altri 40 giorni per lesioni. Sottoposto a vigilanza speciale dal 7 maggio 1929 al 13 marzo 1931, più volte fermato per misure di ps, riesce a costituire ugualmente nel circondario, con l’aiuto specialmente del barbiere R. Diecidue di Castelvetrano e di A. Miraglia di Sciacca, entrambi anarchici, una rete cospirativa, collegata col Fronte Unico Antifascista Italiano. L’8 aprile 1941, S. viene arrestato per aver pronunciato frasi offensive nei riguardi del principe Amedeo d’Aosta, di Mussolini e di Hitler, ed “aver commentato sfavorevolmente e in tono sarcastico la condotta delle nostre operazioni belliche in Africa Orientale”. Scarcerato il 22 maggio, è riammonito il 30 ottobre 1942 perché fisicamente inidoneo a sopportare il regime del confino. Promuove tuttavia a Castelvetrano e nei paesi limitrofi un “comitato operaio indipendente” poi “comitato antifascista” (su posizioni classiste), che raccoglie armi e dà vita al primo nucleo di una formazione partigiana che non avrà il tempo di operare per l’arrivo degli alleati. Trasformatosi in “Fronte unico proletario”, al quale partecipano anarchici, comunisti, socialisti e repubblicani, diffonderà il 16 settembre 1943 un lungo manifesto programmatico, analogo, per il costante riferimento al fascismo risorgente, ai manifesti redatti da Paolo Schicchi a Palermo nello stesso periodo. E difatti S. riabbraccia Schicchi alla clinica Noto l’8 ottobre 1943 e riallaccia i rapporti coi compagni palermitani. I comitati unitari del trapanese e dell’agrigentino, sempre più fagocitati dal partito comunista, portano al progressivo indebolimento e all’emarginazione degli anarchici che solo nei primi mesi del 1945 riescono a costituire un gruppo specifico a Castelvetrano, intitolandolo a “Pietro Gori”. A incrinare i rapporti con i comunisti contribuiscono anche i moti del “Non si parte”, scoppiati in tutta l’isola nel dicembre 1944 alla notizia di un nuovo richiamo alle armi. Gli anarchici promuovono un “comitato provinciale di resistenza”, che affigge manifesti contro la guerra e organizza manifestazioni specialmente a Ribera il 12 e a Castelvetrano il 14 e il 22 dicembre. Ovunque la rivolta viene duramente repressa, con decine di morti e strascichi giudiziari per migliaia di ribelli di diversa appartenenza politica, nel silenzio complice dei partiti di sinistra. S., “padre spirituale” del nuovo gruppo di Castelvetrano, partecipa alla riorganizzazione del movimento anarchico prima nella provincia poi in tutta l’isola, concretizzatasi nei convegni di Trapani del 14 marzo 1946 e di Palermo del 2 marzo 1947. Ancora nel maggio 1950 accompagna Pier Carlo Masini nel giro di propaganda che compie nella Sicilia occidentale. Cessa di vivere a Castelvetrano il 20 agosto 1950. (N. Musarra)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, Confinati politici, b. 907 (1937-1942); ivi, Affari generali riservati, Pubblica sicurezza 1944-46, b. 72, f. “Sicilia Moti Popolari. Trapani”; Archivio storico degli anarchici siciliani, Miscellanea, interviste a Gianni Diecidue, Castelvetrano, 18 giugno 1999, 20 aprile 2002; ivi, Archivio Nicolò e Paolo Schicchi, Corrispondenza familiare, P.-N. Schicchi 9.10.1943;ivi, F.Gramignano-P. Schicchi 25.5.1950; R. Diecidue, In morte di Francesco Sammartano, «Umanità nova», 3 set. 1950.

Bibliografia: S. Carbone-L. Grimaldi, Il popolo al confino. La persecuzione fascista in Sicilia, Roma 1989, ad nomen; G. Cerrito, La rinascita dell’anarchismo in Sicilia, Genova 1956; G. Gurrieri, Luglio 1943-Gennaio 1945: diciotto mesi di resistenza in Sicilia, in L’antifascismo rivoluzionario, Pisa 1993; G. Diecidue, Fronti unici di liberazione, «L’Agitazione del Sud», Palermo, ago. e sett. 1961.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giuseppe e Giuseppa Genovese

Bibliografia

2004

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