SACCONI, Riccardo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
SACCONI, Riccardo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Roma
Data di nascita
November 23 1876
Luogo di morte
Roma

Biografia / Storia

Nasce a Roma il 23 novembre 1876 da Lodovico e Maria Sopranzi, barbiere. Schedato come anarchico nel 1904, è già noto alla questura ed alla giustizia romane per una lunga serie di reati comuni, di violenze ed anche di omicidio (reato per il quale viene poi assolto, avendo agito per legittima difesa). Ammonito nel 1896 e inviato – per altri reati commessi – al domicilio coatto nel 1899 dove conosce alcuni esponenti dell’anarchismo romano (A. Ceccarelli, D. Melinelli, E. Sottovia). Ottiene la libertà vigilata nel 1901 ma continuando a collezionare arresti e fermi per reati comuni, viene nuovamente inviato al confino (Isole Tremiti). In questa fase comincia a maturare in S. una dimensione politica che lo porta ad alcune prime corrispondenze con giornali del mondo libertario (1903 – «L’Avvenire sociale» edito a Messina). Dello stesso periodo è il suo avvicinarsi al mondo libertario della capitale e la pubblicazione di un opuscolo (La filosofia della teppa) fino a oggi non rintracciato. Continuamente vigilato non solo per la sua attività politica, inizia a collaborare con «L’Agitazione» di Roma ed alle riunioni dei gruppi romani. Nel 1905 è presente a Bologna ad un convegno nazionale del sindacalismo italiano dove probabilmente incontra Pietro Gori, Luigi Fabbri e Armando Borghi e dove (secondo P. Bianconi) già rappresenta, con Aldo Cimatti, le leghe operaie di Piombino e dell’Elba. Il suo ingresso nel mondo del sindacalismo libertario, ne segna profondamente tutta la sua attività politica e di militante. Aderisce alla Lega Generale del Lavoro (nata a Roma nel 1907, ad opera di anarchici e sindacalisti, per distacco dalla CdL romana), partecipando direttamente agli scioperi dei lavoratori ed alla propaganda per l’astensione in occasione delle elezioni del 1909. A partire dall’anno successivo si trasferisce in Toscana dove svolge una serie di comizi (Pisa, Livorno, Grosseto); la sua attività si concentra in particolare nella zona di Piombino e dell’Isola d’Elba: “nel marzo 1911 presiedette una riunione di minatori dell’Elba, dando prova di spirito non settario, invitandoli a interessare alla loro vertenza la CdL di Livorno, anziché quella sindacalista di Piombino. Questi contatti spiegano come S. si trovasse in prima fila nel grande scontro di classe che nella seconda metà del 1911 oppose i lavoratori di Piombino e dell’Elba al trust siderurgico, tanto da figurare poi tra i principali imputati al processo che si intentò contro i quadri dirigenti dell’organizzazione sindacali piombinese, imputati di associazione a delinquere” (L. Gestri, 1978). Assolto dalle accuse più gravi e condannato a sette mesi per “istigazione a delinquere”, S. diviene segretario della CdL di Piombino, Elba e Maremma dalla metà del 1912 legandosi, sia dal punto di vista politico, sia da quello morale e personale, alla storia sindacale della zona delle colline metallifere toscane. In questa veste riprende subito a tessere le linee organizzative del sindacalismo operaio dell’isola, sollecitando azioni per il reintegro di 4 operai licenziati per gli scioperi del 1911. Assertore dell’organizzazione e convinto delle principali tesi malatestiane all’interno del movimento anarchico, nel 1911 fa parte (con A. Ceccarelli, G. Melinelli, T. Monticelli, E. Sottovia, S. Stagnetti, E. Varagnoli, tutti attivi in campo sindacale ed esponenti di punta non solo dell’anarchismo romano) della commissione esecutiva incaricata di organizzare il congresso anarchico che si terrà a Roma nel settembre. Si impegna ancor più decisamente in campo sindacale, facendosi portatore (novembre 1912) di una iniziativa di sostegno alla propria CdL, attraverso un viaggio di circa un mese che lo porta a raggiungere le principali organizzazioni territoriali sindacali italiane al fine di giungere ad un boicottaggio complessivo degli stabilimenti siderurgici di Piombino. Nel novembre 1912 partecipa al congresso costitutivo dell’USI a Modena ed entra a far parte del Comitato Centrale dell’Unione, divenendone uno dei principali esponenti. Una serie di attacchi al suo passato costellato di reati comuni e il fallimento di uno sciopero nell’autunno del ’13, lo spingono ad abbandonare il suo ruolo nella CdL di Piombino. Attaccato dagli anarchici individualisti, partecipa al II congresso dell’USI che si tiene a Milano alla fine del 1913, dove viene difeso da A. De Ambris. Non rinuncia comunque a partecipare in qualità di oratore all’inaugurazione della targa dedicata a Pietro Gori a Portoferraio (Isola d’Elba) il 30 novembre 1913. Le sue tesi anarco-sindacaliste, peraltro vengono considerate positivamente dallo stesso E. Malatesta su «L’Internazionale». Da Piombino si sposta quindi a Carrara dove affianca A. Meschi nelle lotte dei lavoratori del marmo del 1913-14. Viene nuovamente arrestato e prosciolto assumendo all’inizio del 1914 l’incarico di segretario propagandista della locale CdL. Rimane a Carrara fino allo scoppio del conflitto. Con la Prima guerra mondiale si schiera decisamente su posizioni contro l’intervento italiano e contro il conflitto, partecipando alle principali manifestazioni che si tengono nella zona (fra tutte, il comizio a Pisa dell’1° agosto 1914). Si trasferisce di nuovo, questa volta a Terni, chiamato a ricoprire la carica di segretario della CdL. In un intervento ad Ancona dichiara la necessità assoluta di proseguire nell’opposizione alla guerra ed al militarismo, rimanendo con questo fedeli ai principi anarchici, sindacalisti e dell’internazionalismo operaio. È evidente che l’impatto del conflitto e le vicende interne dell’USI abbiano una profonda incidenza in S. In questo periodo abbina un intenso lavoro sindacale a favore degli operai ternani, ad una più ampia azione contro la disoccupazione e il costo della vita cresciuto con il conflitto. Continua anche ad impegnarsi nel Comitato Nazionale Pro Vittime Politiche e partecipa al Consiglio Generale dell’USI presieduto da A. Borghi che si tiene a Firenze, presso il circolo anticlericale di Porta Romana, il 25 giugno del 1916. In questa sede afferma il suo convincimento di un lavoro di propaganda molto intenso e mirato, specie verso il mondo contadino. È una occasione importante: non solo Borghi gli affida la responsabilità organizzativa per la Toscana e l’Umbria, ma anche quello di avvicinare esponenti di altre forze politiche al fine di riprendere una linea insurrezionale: Scopo di tale convegno sarebbe stato quello di promuovere nel Paese e, più specialmente, fra le truppe combattenti un’agitazione per la cessazione della guerra nonché di tentare di aprire la via alla rivoluzione, che dovrebbe effettuarsi appena cessata la guerra. Tra i mezzi d’attuazione di tale scopo sarebbe stato adottato quello di costituire nelle varie città, previi i necessari accordi, dei fasci rivoluzionari composti da socialisti, sindacalisti e anarchici. S. viene incaricato formalmente della costituzione del fascio a Terni ma in realtà – abbinando l’incarico organizzativo per le regioni centrali – svolge di fatto una ben più ampia propaganda in pieno contatto con Borghi. Contatti ed incarichi che lo portano “in Valdarno a guidare vittoriosamente la lotta dei minatori, passati dalla CGdL all’USI” ponendolo “in comunicazione con tutti i neutralisti sovversivi”. Del resto questo lavorio di S. si legava alla campagna che le forze della sinistra di classe avevano intrapreso in favore di C. Tresca e fu appunto il nostro a prendere a nome dell’USI la parola, accanto ai socialisti N. Mazzoni, A. Zanetta, ed agli anarchici P. Binazzi A e V. Mazzoni, al comizio che si tenne pro-Tresca l’8 ottobre a Milano, ove egli lanciò la proposta di continuare l’agitazione “fino, se occorre, allo sciopero generale” (L. Gestri 1978). Nel luglio 1919 viene arrestato assieme a tutto il “Comitato Permanente dell’USI” (composto tra gli altri da A. Borghi e V. D’Andrea), e nell’agosto successivo torna nuovamente alla CdL di Piombino per occuparsi, in particolare, dei minatori; avvia da qui un giro di conferenze e comizi nelle colline metallifere toscane, che lo porta in pochi mesi a raggiungere tutti i centri operai anche nelle zone più interne: i suoi interventi sono tutti dedicati alla questione operaia ed è sempre segnalato per l’aggressività e i “toni rivoluzionari” (in particolare un suo intervento a Massa Marittima del gennaio 1920 sembra – alla pubblica sicurezza presente – essere il via alla rivoluzione), collezionando richiami e denuncie. Alla fine di dicembre del 1919 partecipa al congresso dell’USI a Parma. L’11 gennaio 1920, in qualità di rappresentante dei minatori della CdL di Piombino partecipa all’inaugurazione della monumentale targa in ricordo del compianto “poeta dell’umanità”, Pietro Gori. Con l’avvio della crisi che porta all’instaurazione della dittatura fascista, lascia Piombino si trasferisce a Livorno (presso Eugenio Bini): continua a lavorare in Toscana e partecipa alle lotte contro le violenze dello squadrismo in stretto contatto con Borghi. Convinto che il colpo a Mussolini ed al suo movimento potesse e dovesse partire dal mondo del lavoro si impegna ancor più nel movimento sindacale: nel febbraio 1922 è chiamato a rappresentare (con A.Borghi) l’USI nel Comitato Esecutivo della Alleanza del Lavoro e da questo organismo commenterà amaramente con Borghi il fallimento dello sciopero legalitario, dopo la loro astensione dal voto con il quale si decideva la chiusura dello sciopero. Con l’affermarsi del fascismo S. non si arrende e tenta ancora una ripresa con ciò che rimaneva dell’USI ne 1924; una iniziativa molto breve, destinata ad infrangersi contro il decreto di scioglimento del gennaio 1925. Da quel momento S. torna a risiedere stabilmente a Roma. Pur potendo abbandonare l’Italia, rinuncia ad espatriare clandestinamente seguendo i molti anarchici italiani in Francia. Segnalato fra gli anarchici più attivi a Roma (con T. Monticelli ed E. Malatesta) nelle relazioni prefettizie relative agli anni tra il 1925 e il 1928, nella prima metà degli Trenta è quasi sicuramente in contatto con l’emigrazione libertaria in Francia attraverso i canali di comunicazione assicurati dai ferrovieri. In questo periodo “in una forma prudenziale e assai segreta”, sembra occuparsi delle vittime politiche in Italia in stretto contatto con Monticelli che si dedica all’assistenza ed all’organizzazione degli espatri. Vigilato continuamente e con particolare attenzione fino al 1943, riprende la sua attività subito dopo la liberazione di Roma. Immediatamente riconosciuto è subito segnalato come uno dei “presunti” capi della federazione Comunista Libertaria nata nel 1944, che ha nella Capitale uno dei suoi principali centri. È forse presente ad una serie di incontri fra i ricostituiti nuclei romani nell’agosto 1945; partecipa direttamente alla rinascita organizzativa di questi e – 14/20 settembre 1945 – è delegato per il Lazio (con Giovanni Forbicini) al congresso di Carrara che vede la nascita della FAI. Negli anni successivi rappresenta (Con I. Aiati e A.Sassi) la Federazione Anarchica Laziale al secondo congresso nazionale della FAI (Bologna 16/20 marzo 1947). Il Primo maggio 1947, senza aver mai perso il suo spirito sindacalista libertario è il relatore che apre (in un cinema della capitale), con G. Forbicini e A. Borghi, il comizio alternativo a quello indetto dalla CGIL in piazza del Popolo. Partecipa infine al III e V congresso, rispettivamente dell’aprile 1949 e del marzo 1953, in rappresentanza dei “Gruppi di Roma” (1949) e del “Gruppo Luigi Bertoni” di Roma (1953). Tra il 1945 e il 1950 – nonostante l’età e le difficoltà nei trasporti e nei collegamenti dell’Italia postbellica – gira in lungo e in largo la penisola, svolgendo un’intensa campagna propagandistica e di intervento sulle questioni di maggior rilievo politico, senza dimenticare gli aspetti commemorativi che tanto peso hanno nella storia del movimento libertario italiano e nella vicenda politica e personale di S.: nel 1945, torna nuovamente a ripristinare il monumento ed a parlare in Piazza Verdi a Piombino dove venticinque anni prima aveva partecipato all’inaugurazione della targa a Gori. Muore nella seconda metà del 1953 quasi sicuramente a Roma. (P. Iuso)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Bibliografia: P. Bianconi, Il movimento operaio a Piombino, Firenze 1970; L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo, vol. 1 t. 1. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati in Italia (1872-1971), Firenze 1972, ad indicem; Il Movimento Operaio Italiano Dizionario Biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-1979, ad nomen; I. Rossi, La ripresa del movimento anarchico italiano e la propaganda orale dal 1943 al 1950, Pistoia 1981; M. Antonioli, Azione diretta e organizzazione operaia. Sindacalismo rivoluzionario e anarchismo tra la fine dell’ottocento e il fascismo, Manduria 1990, ad indicem; Id., Armando Borghi e l’Unione Sindacale Italiana, Manduria 1990, ad indicem; Id., Pietro Gori. Il cavaliere errante dell’anarchia, Pisa 1995, ad indicem; M.Giorgi, Alberto Meschi e la Camera del Lavoro di Carrara (1911-1915), Carrara 1998; Congressi e convegni della Federazione Anarchica Italiana. Atti e documenti (1945-1995), a cura di U. Fedeli e G. Sacchetti, Pescara 2001; M. Antonioli, P.C. Masini, Il sol dell’avvenire. L’anarchismo in Italia dalle origini alla Prima Guerra mondiale, Pisa 1999, ad indicem; G. Sacchetti, Sovversivi agli atti. Gli anarchici nelle carte del Ministero dell’Interno. Schedatura e controllo poliziesco nell’Italia del Novecento, Ragusa, 2002, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Lodovico e Maria Sopranzi

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

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