RAVENNI, Luigi
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- RAVENNI, Luigi
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Piombino
- Data di nascita
- September 19 1906
Biografia / Storia
- Nasce a Piombino (LI) il 19 settembre 1906 da Severina Ravenni e padre ignoto, pasticciere e barbiere. Sin dagli anni della prima adolescenza stringe una profonda amicizia con Domenico Venturini, che lo avvia ai principi teorici del comunismo libertario e al pensiero delle grandi figure anarchiche del passato. Assunto come operaio all’ILVA, aderisce alla sezione locale della cdl sindacale e comincia a frequentare assiduamente le sedi associazionistiche libertarie. Temperamento ribelle e proclive all’azione, negli anni del dopoguerra partecipa in prima linea alle lotte antifasciste del proletariato piombinese combattendo nel 144° btg degli Arditi del Popolo. Nel giugno 1922 viene arrestato per complicità nell’uccisione di un militante fascista - Giuseppe Silvestrini - e nel ferimento del commissario di ps di Piombino, avvenuti durante una rissa scoppiata tra anarchici e squadristi. Condannato, nel febbraio 1924, dalla Corte d’Assise di Pisa a nove anni, un mese e quattro giorni di reclusione per concorso in omicidio politico, viene liberato nell’agosto dell’anno successivo in seguito ad un’amnistia per reati politici. Dal 1925 al 1927 presta servizio militare a Cremona nel III rgt d’artiglieria pesante campale. Terminato il periodo di leva decide, per non rischiare di incorrere in ulteriori misure di polizia, di non rientrare a Piombino ma di dirigersi direttamente a Torino. Assunto alla FIAT Ferriere e licenziato dopo poche settimane, inizia a lavorare presso il negozio di dolciumi dell’anarchico Mario Carpini. Durante questo lasso di tempo, R. si dedica con tutte le proprie forze a mantenere i collegamenti tra le varie cellule attive in città adibendo il retrobottega della pasticceria a luogo di incontri e riunioni clandestine. A quest’attività di riallacciamento di quadri, affianca anche un’azione di tipo mutualistico, fungendo da collettore di fondi per conto del soccorso anarchico. Schedato dalla questura di Torino come “sovversivo pericoloso”, nell’aprile del 1929 subisce un nuovo arresto per misure di ordine pubblico. Pochi mesi dopo, a causa di una grave forma di tubercolosi, viene ricoverato nel sanatorio di Torino. Dimesso dalla casa di cura viene mantenuto in stato di stretta vigilanza, ma nell’estate del ’29, grazie alla complicità di alcune guide addette agli espatri clandestini, riesce ad eludere i controlli di frontiera e varcare il confine attraverso il valico di Bardonecchia. Raggiunta la Francia si stabilisce a Lione, dove si affilia al circolo anarchico “Sacco e Vanzetti” e prende parte a quasi tutte le iniziative antifasciste promosse dal fuoruscitismo italiano. Strettissimi sono inoltre i suoi collegamenti con i membri del gruppo torinese “Barriera di Milano” cui, tramite corrispondenza, fornisce spesso informazioni sui tracciati da seguire e sulle persone da contattare per potere espatriare dall’Italia. Nel 1931 viene iscritto nell’elenco dei sovversivi residenti all’estero classificati “attentatori o comunque ritenuti capaci di attentati”. Insieme ad alcuni esponenti dell’Unione Comunista Anarchica Profughi Italiani (UCAPI), avrebbe infatti “escogitato di inviare pacchi esplosivi a gerarchi fascisti [e] di compiere attentati dinamitardi contro edifici pubblici e sedi di istituzioni fasciste”. Nel 1932, abbandona Lione per spostarsi a Marsiglia dove apre una piccola bottega di barbiere. Nel frattempo, l’aggravarsi delle sue condizioni di salute, lo costringono a lasciare Marsiglia per trasferirsi in un paese di montagna - Gab nella Alte Alpi. Dopo lo scoppio del Secondo conflitto mondiale, fa ritorno a Marsiglia guadagnandosi da vivere come autista. Con la sospensione delle ostilità tra Italia e Francia, la Commissione di Armistizio chiede ed ottiene dal governo di Vichy il suo rimpatrio forzato. Consegnato alla milizia confinaria italiana, viene sottoposto ad un breve interrogatorio e denunciato alla Commissione Provinciale di Torino che, nell’estate del 1941, lo condanna a quattro anni di confino per attività antifascista all’estero, pena in seguito commutatagli in ammonizione in quanto “inidoneo per problemi fisici a sopportare il regime confinario”. Nel 1942 si trasferisce ad Aosta lavorando per un periodo come aiuto parrucchiere presso un salone. Dopo l’invasione nazista dell’Italia Centrosettentrionale, R. contribuisce attivamente alla Resistenza combattendo come partigiano della 87° Battaglione Valle d’Aosta, V Battaglione. S’ignorano data e luogo di morte. (F. Giulietti)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, Ministero dell'Interno, Direzione Generale, Pubblica Sicurezza, Affari generali riservati, CCAA, 1930-31, b. 400, f. K1A/Movimento Anarchivo, AA. PP. (TO).
Bibliografia: E. Francescangeli, Arditi del popolo. Argo Secondari e la prima organizzazione antifascista (1917-1922), Roma 2000, ad indicem.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Severina Ravenni e padre ignoto
Bibliografia
- 2004