RAULLI, Ferdinando

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
RAULLI, Ferdinando

Date di esistenza

Luogo di nascita
Lugo
Data di nascita
April 2 1868
Luogo di morte
Lugo

Biografia / Storia

Nasce a Lugo di Romagna (RA) il 2 aprile 1868, da Ercole e Giustina Tozzi, canapino, cameriere. Frequenta solo le prime classi elementari. Diventa anarchico in giovane età, esercitando ben presto una discreta influenza nel movimento libertario lughese. Fa attiva propaganda fra la classe operaia, con buoni risultati. Durante il servizio militare si ribella a un suo superiore ed è assegnato a una compagnia di disciplina. In seguito, dopo il congedo, svolge costantemente propaganda fra i soldati di leva perché si ribellino. Nel giugno 1886 è condannato a 3 mesi di carcere per ferimento volontario e successivamente, nel novembre 1892, subisce un’altra condanna a 75 giorni di reclusione per violenze contro gli agenti di polizia e per porto d’arma insidiosa.

Nel “Cenno biografico al giorno 18 Maggio anno 1896”, conservato nel suo fascicolo al Casellario politico centrale, il Prefetto di Ravenna lo descrive incolto e di “limitata intelligenza”, aggiungendo che sarebbe “di carattere violento, sanguinario per istinto, ribelle ad ogni principio d’autorità”. Prende parte alle manifestazioni del 1° Maggio nel 1892 e 1893, che a Lugo costituiscono occasione di forti tensioni con le forze di polizia. Nel 1893 è coinvolto in un processo a 15 giovani anarchici lughesi, tutti di età compresa tra i 17 e i 28 anni, accusati di “associazione a delinquere” in base all’art. 248 del Cod. Penale, per essersi associati al fine di “commettere delitti contro l’amministrazione della giustizia, l’incolumità pubblica, le persone e la proprietà”. In specifico sono accusati di avere fatto esplodere un petardo sotto il porticato dell’Ufficio Postale di Lugo e di avere tentato l’esplosione di una grossa castagnola posta sul davanzale di una delle finestre dell’abitazione del Pretore locale, nonché di avere propugnato “per le campagne l’abolizione della moneta” e di avere tentato di imporsi “con minacce ed intimidazioni ai pacifici cittadini”. Per R. in particolare c’è anche l’imputazione di resistenza e di oltraggio alla forza pubblica commessi al momento dell’arresto. Tra gli altri imputati ci sono Giovanni Marzetti, Serafino Raulli e Vivaldo Lacchini. Il processo si svolge presso il Tribunale di Ravenna e si conclude il 22 settembre 1893 con condanne per tutti gli imputati. In particolare R. è condannato a 20 mesi di reclusione ed alla vigilanza speciale della P.S. per un anno, pena poi confermata in appello.

Il 21 maggio 1894, durante la sua permanenza nelle carceri di Ravenna, si rende colpevole d’insubordinazione verso un agente di custodia, ed è perciò punito con 20 giorni di cella oscura a pane ed acqua con camicia di forza. Nello stesso anno subisce altre due condanne per grida sediziose e per oltraggio all’Arma dei Carabinieri. Con deliberazione del 6 marzo 1895 la Commissione Provinciale di Ravenna lo assegna al domicilio coatto per 5 anni. Destinato all’isola di Tremiti, vi viene tradotto il successivo 29 maggio, poi in dicembre è trasferito a Ustica e nel settembre 1896 a Pantelleria. Nel novembre 1896 è prosciolto condizionalmente dal domicilio coatto e può rientrare a Lugo, dove viene subito sottoposto alla speciale sorveglianza di un anno in base alla sentenza del Tribunale di Ravenna. La notte del 12 dicembre è arrestato per trasgressione ai vincoli della vigilanza speciale essendo rimasto fuori di casa oltre l’ora stabilita, e per questo è condannato a un mese di carcere. Nel gennaio 1897 è di nuovo assegnato al domicilio coatto, con destinazione Lampedusa. Mentre è in attesa di essere tradotto alla colonia riesce a evadere dal carcere di Lugo e fa perdere le sue tracce. Nei mesi successivi prende parte alla guerra greco-turca, arruolandosi nelle Camicie Rosse di Ricciotti Garibaldi. È inquadrato nella Quinta compagnia (formata prevalentemente di romagnoli) del 1° Battaglione, al comando del colonnello Luciano Mereu.

Il 17 maggio insieme al suo Battaglione partecipa alla battaglia di Domokos, che si conclude con diversi caduti e feriti tra i garibaldini. Nei mesi successivi viene segnalato ad Alessandria d’Egitto e al Cairo. Il 2 novembre è arrestato al Cairo per minacce, e il giorno dopo espulso. Si imbarca a Porto Said per Marsiglia, munito di un passaporto con il falso nome di Alberto Aldobrando. Rientrato clandestinamente in Italia, il 2 giugno 1898 è arrestato a Ravenna e pochi giorni dopo è inviato al domicilio coatto a Ponza. In questo periodo lo conosce Ettore Croce, che nel suo libro A domicilio coatto (Lipari, 1899) ricorderà la sua capacità di farsi rispettare e temere anche dai camorristi in carcere e così lo descriverà: “Il Raulli è dipinto a foschissimi colori dalla polizia, uomo pericolosissimo, violento, cammina sempre in atteggiamento sospetto e dà sempre luogo a pensare; non sarebbe alieno dal lanciar bombe e simili argomenti. Egli, invece, è un giovane simpaticissimo, buono ed intelligente. È stato canapino, cameriere, viaggiatore di commercio, soldato di Garibaldi in Grecia, ramingo in Austria ed in Oriente. È e resta un competente ammiratore delle greche, delle abissine e delle almèe egiziane, del vino buono e della birra fresca: è energico, entusiasta, appassionato. Sorride sempre con uno strano sorriso: agli avversarii il suo sorriso fa l’effetto di una staffilata. È fortissimo: ammanettato, più di una volta ha spezzato le manette sul muso dei carabinieri: quando lo arrestano, chiamano il rinforzo. In Tribunale, al Presidente, che lo invita ad alzarsi per rispondere, grida: - Io, io devo alzarmi innanzi voi? Ma siete voi che dovete alzarvi innanzi a me! Il vostro giudice sono io. – E resta seduto: il presidente, naturalmente, lo imita e così prosegue il dibattimento, il quale, è inutile dirlo, finisce sempre con la condanna del Raulli, giudice. Come anarchico, passa da un processo all’altro, da un carcere all’altro, da un’isola ad un’altra. Rammentando ciò, domanda: - Quando passeremo da questa ad un’altra civiltà?”. Un episodio analogo di scontro in un processo tra R. e il Presidente, verificatosi al Tribunale di Palermo con l’intervento anche di Giovanni Gavilli, è raccontato da Adamo Mancini nelle sue Memorie di un anarchico.

Dopo un successivo trasferimento a Pantelleria, il 1° novembre 1900 R. ottiene la libertà condizionale e poco dopo può tornare a Lugo. Il 24 settembre 1901 si sposa con Domenica Ferruzzi. Il 13 aprile 1902 partecipa, come rappresentante della Lega fra i canapini e i cordanini di Lugo, a una riunione sindacale tenutasi a Ravenna per deliberare in merito alla data e alle modalità del rinnovo delle cariche della cdl. Nell’ottobre 1903 è condannato a 45 giorni di reclusione per un furto di bozzoli. Nel giugno 1904 parte per la Liguria in cerca di lavoro. Lavora prima in una corderia a Rivarolo Ligure e poi a Cornigliano come muratore, abitando a Sampierdarena. Rientra a Lugo l’8 ottobre 1906, rimpatriato con foglio di via. Prende parte al Convegno anarchico emiliano-romagnolo che si tiene a Faenza il 25 giugno 1911. All’inizio del 1912 viene segnalato che nonostante “si sia alquanto allontanato dai compagni di fede, seguita ad essere un fervente anarchico”.

Nel 1914, dopo avere subito una condanna a un mese di carcere per ricettazione di una bicicletta rubata, nel giugno viene denunciato per violenza privata per atti commessi durante i moti insurrezionali della Settimana rossa, ma è poi assolto per insufficienza di prove. In agosto è di nuovo arrestato per ricettazione ed è condannato a 14 mesi di reclusione, al pagamento di una multa e a un anno di vigilanza speciale (pena poi dimuinuita in appello). Esce dal carcere il 24 maggio 1915 e da questo momento non farà più parlare di sé. Muore a Lugo il 9 febbraio 1920. (G. Landi) 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Bibliografia: 15 concittadini sotto processo, «La Vedetta» (Lugo), 23 lug. 1893; Il processo degli anarchici a Ravenna, ivi, 30 lug. e 27 set. 1893; Processo degli anarchici lughesi, «La Propaganda» (Imola), 24 set. 1893; Gli anarchici lughesi in appello, «La Vedetta», 10 dic. 1893 e ss.; P. Marincola-Cattaneo, In Grecia. Ricordi e considerazioni di un reduce garibaldino, Catanzaro 1897; R. Garibaldi, La Camicia Rossa nella guerra greco-turca 1897, Roma 1899; A. Mancini, Memorie di un anarchico, Imola 1914; E. Croce, Domicilio coatto, Casalvelino Scalo 2000.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Ercole e Giustina Tozzi

Bibliografia

2004

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