​RASPOLINI FIORAVANTI, Doro

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​RASPOLINI FIORAVANTI, Doro

Date di esistenza

Luogo di nascita
Arcola
Data di nascita
October 14 1907
Luogo di morte
Sarzana

Biografia / Storia

Nasce a Arcola (SP) il 14 ottobre 1907 da Paolo e Graziosa Tamburini, manovale. Il padre è un militante anarchico, che, prelevato dai fascisti la notte dal 22 al 23 gennaio 1923, viene ferito a pistolate e pugnalate, legato a un autocarro con un cavo, trascinato per 4 o 5 km. e gettato nel fiume Magra, in località Ripa di Bottagna. Alcuni cugini di R. – anch’essi sovversivi – devono emigrare clandestinamente in Francia, per sottrarsi alle violenze degli “italianissimi”. Anarchico convinto, sebbene rubricato antifascista, R. si muove con cautela nell’ambiente di Arcola, non soltanto a causa dello strapotere degli “schiavisti”, ma anche in conseguenza della malattia polmonare, da cui è affetto, che lo obbliga più volte a ricoverarsi in sanatorio, ma che non gli impedisce di restare un militante temibile, come dimostra il fatto che il 6 luglio 1925 è chiamato davanti al Tribunale di Sarzana a rispondere di lesioni con arma da fuoco. Assolto per insufficienza di prove, lascia passare sei anni prima di attuare il vecchio proposito di vendicare il padre. Il 2 aprile 1931, a Romito di Arcola, l’industriale De Biase, padre di un certo Francesco, già fiduciario del fascio di Lerici nella frazione Pugliola, al tempo dell’assassinio del babbo di R., è dal barbiere, quando R. gli si avvicina fulmineamente, esplodendogli addosso 5 colpi di pistola a bruciapelo e ferendolo gravemente. Uscito dal negozio, R. si costituisce, alle 22.30, ai carabinieri di Pitelli, ai quali dichiara di aver agito per vendetta, giacché convinto che i due De Biase fossero i mandanti degli assassini del padre. De Biase riesce a sopravvivere all’attentato e i carabinieri arrestano la sorella di R., Carmela, il marito di costei, Domenico Ricci, e il fidanzato della loro figlia, Luigi Tempesti, tutti avversari del regime di Mussolini. All’1.30 del 3 aprile un gruppo di squadristi appicca il fuoco alla casa dei Ricci e nelle ore seguenti la forza pubblica arresta 31 sovversivi di Sarzana, Arcola, Romito e Lerici. Il 15 agosto il Comitato pro vittime politiche di Parigi scrive su «L’Adunata dei refrattari»: “Doro Raspollini, anima nobile e generosa, tempra d’acciaio, è figlio degno del padre Dante Raspollini, barbaramente trucidato nella notte della strage di Sarzana con 17 rivolverate e 21 colpi di pugnale, dopo essere stato trascinato dietro un’automobile per parecchi chilometri. Il martirio paterno commosse profondamente Doro, che aveva allora appena 14 anni. Giurò di vendicarsi. Poco dopo si vide mancare la madre adorata, morta di crepacuore. Nel dolore, il suo spirito si fece adulto. Il 2 aprile scorso, impugnata la rivoltella, Doro Raspollini sparò sei colpi all’industriale De Biasi, responsabile maggiore dell’assassinio di suo padre, uccidendolo. Finché di sotto il giogo delle camicie nere balzeranno fieri e decisi, giovani della tempra di Doro Raspollini, l’anarchia non morrà. La storia inscriverà il suo nome accanto a quelli di Gino Lucetti, di Michele Schirru, di Anteo Zamboni, alla generazione dei quali appartiene. Ora egli è caduto nelle mani dei carnefici e a noi incombe di vegliare sulla sua esistenzaÉ Per Doro Raspollini, per i suoi cari che soffrono in piedi!”. Ancora detenuto nelle carceri di Sarzana, R. muore il 24 agosto, “in conseguenza delle sofferenze e torture inflittegli dai fascisti”. (S. Carolini - M. Lenzerini - G. Piermaria)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Rievocazione dei fatti di Sarzana, «L’Unità», n. 173, 28 lug. 1925; Il processo per i fatti di Sarzana alla Corte d’Assise di Genova. L’interrogatorio degli imputati, ivi, n. 239, 14 ott. 1925; Il Comitato P.V. P. d’Italia, Jean Bucco, Doro Raspollini, «L'Adunata dei refrattari», n. 30, 15 ago. 1931, Doro Raspolini, «Il Risvelgio», n. 829, 28 ago. 1931; Doro Raspolini, ivi, n. 831, 19 set. 1931.

Bibliografia: Un trentennio di attività anarchica. 1914-1945, Cesena 1953,, pp. 98, 100; G. Cerrito, Gli anarchici nella resistenza apuana, Lucca 1984, p. 29; A. Bianchi, Lotte sociali e dittatura in Lunigiana storica e Versilia (1919-1930), Firenze 1980, p. 236.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Paolo e Graziosa Tamburini

Bibliografia

2004

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