SABBATINI, Giacomo
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- SABBATINI, Giacomo
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Ostra
- Data di nascita
- October 3 1895
- Luogo di morte
- Buenos Aires
Biografia / Storia
- Nasce a Ostra (AN) il 3 ottobre 1895 da Cesare e Santa Linieri, operaio. Nel 1913 emigra in Argentina, dove abbraccia le idee anarchiche e prende attivissima parte alle lotte rivendicative e politiche, venendo arrestato più di venti volte dal 1915 al 1925. Segnalandolo per la sua pericolosità, l’Ambasciata italiana di Buenos Aires sottolinea che nel 1925 è stato incarcerato tre volte ed è rimasto in prigione per circa 60 giorni: la prima volta è stato imprigionato perché, in occasione dell’arrivo del principe di Piemonte, distribuiva dei manifestini sovversivi che invitavano la folla a protestare; la seconda perché voleva circondare l’automobile del tenente italiano Locatelli, “pellegrino aereo del fascismo”, e bastonarlo; la terza, per la sua partecipazione, insieme a Severino Di Giovanni, a Antonio De Marco e ad altri anarchici, alla clamorosa manifestazione di dissenso, che aveva avuto luogo al teatro Colón, dove si festeggiava il venticinquennale dell’ascesa al trono di Vittorio Emanuele III. L’ambasciatore prosegue, ricordando i legami di S. con Di Giovanni, Aldo Aguzzi e Vincenzo Dalesse (cioè Camillo Daleffe), insieme ai quali ha fondato il gruppo anarchico “L’Avvenire”, editore del giornale omonimo. Quando il gruppo si è scisso, Daleffe ha creato una nuova associazione, denominata “Circolo di cultura anarchica”, alla quale si è unito Maris Baldini, appena arrivato da New York, mentre S. è restato con Aguzzi, diventando segretario del gruppo “L’Avvenire” e proponendo di sostenere il giornale omonimo, versando ai suoi amministratori l’importo di una giornata lavorativa. Uomo di corporatura regolare, dagli occhi castani e dalla fronte alta, l’anarchico anconetano è segnalato, nel 1926, insieme a Aguzzi e Daleffe, come “elemento da tenere sempre d’occhio”. Nel 1927 risiede a Mercedes, dove dà vita a un gruppo anarchico legato a quello, che a Buenos Aires pubblica «Il Pensiero», sotto la direzione di Aguzzi, e nella primavera del 1928 è colpito da mandato di cattura per complicità nell’attentato di Di Giovanni al Consolato italiano di Buenos Aires. Il successivo proscioglimento da quelle accuse non impedisce che il 31 dicembre 1930 il capo della polizia fascista inviti i prefetti del Regno ad arrestarlo, qualora rientrasse in Italia, perché – recita il telegramma – è stato emanato a suo carico un mandato di cattura in relazione all’attentato di Buenos Aires. Iscritto nella Rubrica di frontiera e nel Bollettino delle ricerche per le misure di fermo (e poi di arresto), S. è in contatto, nel marzo 1931, con Giuseppa America Romano, Silvio Astolfi, Ernesto Marchesi e altri anarchici ritenuti molto temibili, ed è costretto dalla dittatura del generale Uriburu a rifugiarsi in Uruguay, da dove torna in Argentina nel 1932, ma il 27 agosto seguente viene arrestato durante un comizio e accusato di propaganda anarchica e incitamento all’odio di classe. Il 19 novembre critica aspramente, in una riunione del gruppo editoriale de «La Protesta» di Buenos Aires, le deficienze anarchiche del periodico e le sue deviazioni politiche e corporative, invitando i presenti a una maggiore coesione e unità. Amministratore del giornale «Sorgiamo» di Buenos Aires, diretto da Aguzzi, S. fonda il gruppo libertario omonimo e lo rappresenta al 2° Congresso regionale anarchico di Rosario, al quale partecipa anche Pietro Favetta; a nome del gruppo libertario «Umanità nova». Segretario del gruppo “Sorgiamo” è Simone Bondio, gli affiliati più attivi sono Agostino De Marchi e Serafino Oliveri. Nel 1933 un altro anarchico residente a Bahia Blanca, Luigi Tibiletti, informa S. che Antonio De Marco, Salvatore Cortese e Luigi Grossutti, deportati nell’Italia fascista e confinati nelle isole, si lamentano perché non ricevono notizie dai compagni rimasti in Argentina e invita S. a scrivere, fingendo di essere un loro cugino. Di nuovo arrestato per la sua attività rivoluzionaria, S. viene rilasciato il 24 aprile, poi, dal 27 ottobre al 4 novembre 1935, assiste, insieme a Ciro Zafferoni e a Giuseppe Farusi, ai lavori del quarto Congresso regionale degli anarchici argentini, a Rosario. Durante l’assise i rappresentanti della FORA polemizzano con gli individualisti e negano agli attentati ogni validità quali mezzi di lotta. Fra gli anarchici italiani, che si sono rifugiati in Argentina, S. frequenta Adario Moscallegra, che il Ministero degli esteri fascista identifica con Domenico Aratari, un anarchico di Andria, colpito da mandato di cattura perché condannato all’ergastolo in contumacia “per correità in omicidio e lancio di bombe contro un corteo fascista” a Firenze. Sempre molto attivo, S. chiama allo sciopero 60000 edili, nell’ultimo trimestre del 1935, nella sua veste di membro del direttivo del sindacato muratori, e cerca di frenare i crumiri con iniziative adeguate di lotta. Il padronato reagisce duramente e alcuni sicari freddano S., il 17 dicembre 1935, a Buenos Aires, in Calle Condarco, 3259, mentre esce dalla sede sindacale. (F. Bucci - R. Bugiani - M. Lenzerini)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio privato Fausto Bucci – Follonica (Gr), Lettera di Montani a M. B., Bahia Blanca, marzo 1976.
Bibliografia: Antifascisti nel casellario politico centrale, 18 voll., Roma 1988-1995, ad nomen.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Cesare e Santa Linieri
Bibliografia
- 2004