PUZZOLI, Ferdinando detto Nandino

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
PUZZOLI, Ferdinando detto Nandino

Date di esistenza

Luogo di nascita
Reggello
Data di nascita
October 3 1892
Luogo di morte
Campi Bisenzio

Biografia / Storia

Nasce a Reggello (FI) il 3 ottobre 1892 da Giuseppe e Francesca Tappi, rappresentante di commercio. Conosciuto come “Nandino”, per la corporatura minuta, “Novatore” è invece il suo pseudonimo più comune usato nelle collaborazioni dei periodici libertari. Si trasferisce con la famiglia a Firenze dove si fa conoscere negli ambienti anarchici durante la grande agitazione contro la guerra quando comincia anche a collaborare con «il Libertario» della Spezia e «L’Avvenire Anarchico» di Pisa. Durante il conflitto, in cui perde quasi subito il fratello Gino anch’egli anarchico, si mantiene molto attivo. Nel maggio ’17 fa parte, con V. Centanin, F. Posani, G. Benvenuti e con i sindacalisti rivoluzionari A. della Lunga e V. Verni, dell’Ufficio di corrispondenza di Firenze per il foglio spezzino e per quello pisano. Nel luglio a casa dell’anarchico Giulio Capaccioli, a Campi Bisenzio, paese limitrofo di Firenze, ha una riunione con i socialisti al fine di organizzare in quella località uno sciopero contro la guerra come si era verificato a Prato. In novembre partecipa a Firenze ad un convegno analogo, questa volta per raccogliere fondi a sostegno degli operai di Torino arrestati durante gli scontri d’agosto. Richiamato alle armi nel ’18 diserta e cerca di espatriare assieme al fratello minore Ezio, nato a Pelago (FI) il 6 febbraio 1899, calzolaio, anch’egli molto attivo malgrado la giovane età. Viene però arrestato e condannato a 4 anni. Liberato con l’amnistia del dopoguerra torna a Firenze dove gode di grande ascendente tra i molti giovani che si avvicinano in quel periodo all’anarchismo. Nel 1920 deve darsi latitante perché accusato di rapina; solo nel giugno del ’24 viene scagionato e può riprendere il suo posto nel movimento. Si stabilisce allora a Campi dove lavora in un primo tempo nell’osteria del padre di Palmira Cecchi, che ha sposato appena tornato a vivere alla luce del sole. Presto diventa l’anarchico con più carisma di quella zona di forte tradizione sovversiva fin dai tempi dell’ Internazionale. Il primo suo arresto in quel paese risale all’aprile ’27 in seguito ad una furibonda rissa con i fascisti. Alla polizia si dichiara “anarchico d’azione” e come tale è ammonito. Da quel momento fino alla caduta del regime viene arrestato altre 47 volte per motivi per lo più precauzionali. Rischia grosso nell’ottobre ’33 quando alcuni informatori in Francia lo segnalano come uno dei contatti dei fuoriusciti e soprattutto del lucchese Primo Pellegrini “rientrato in Italia per compiere attentati”. Fortunatamente le indagini non approdano a nulla; P. comunque continua a diffondere le idee anarchiche tra i giovani della zona: nel cortile sul retro della sua bottega ha attrezzato una rudimentale palestra di pugilato che attira molti ragazzi. È lì che nasce il sodalizio con i giovani Lanciotto e Renzo, figli di un altro libertario della zona, Alfredo Ballerini. In tutti questi anni F. P., attraverso il fratello Ezio, mantiene stretti contatti con i compagni di Firenze che ricominciano a muoversi all’indomani stesso del 25 aprile ’43. Il 16 maggio Ezio partecipa con il tipografo L. Latini ad una prima riunione in casa di A. Boccone promossa da P. Binazzi con la partecipazione di delegati da La Spezia, Genova, Livorno, Faenza e Roma. La seconda riunione è il 5 settembre; allora viene decisa l’uscita con un manifesto annunciante la costituzione della Federazione Comunista Anarchica Italiana e la pubblicazione di «Umanità nova». Già il 10 settembre, Ezio, Latini, Boccone e Vittorio Monni sono in grado di stampare il primo numero del foglio, riprendendo la numerazione di «Umanità nova» distrutta nel ’22. Nella riunione del 5 si decide anche di passare ove possibile alle armi: i P. hanno molto ascendente nel campigiano e buoni rapporti con i comunisti locali mentre Boccone può contare su ottime relazioni con il nascente Partito d’Azione fiorentino. Il 12 P. con il comunista Spartaco Conti organizza la prima riunione degli antifascisti di Campi; i 37 presenti decidono di iniziare la lotta armata, si organizzano in numerose SAP e danno anche vita a un reparto di montagna. All’alba del 15 una delle prime formazioni partigiane italiane sale verso Monte Morello: Ferdinando è il commissario politico, Lanciotto Ballerini il comandante militare. A 51 anni P. partecipa in prima fila ai tre mesi di montagna della formazione, è il responsabile politico in una situazione che si dimostra presto non facile nei rapporti con la componente comunista tanto che in dicembre quest’ultima e i libertari prenderanno vie separate. Il 3 gennaio ’44 combatte nell’epico scontro di Valibona dove cade Lanciotto e dove i partigiani che possono sganciarsi devono disperdersi. Ferdinando è tra questi; riesce a rimanere alla macchia fino a maggio quando cade nelle mani dei “repubblichini” che lo consegnano alle SS. I nazisti lo rinchiudono nella fortezza di Prato, lo torturano e gli spezzano tutti i denti, ma P. riesce quasi subito a fuggire nel più classico dei modi: calandosi con una corda fuori dal carcere. Il 29 giugno è di nuovo a Campi; la fraterna accoglienza non gli impedisce di vedere che ora la situazione è sotto controllo comunista e che in qualche modo ne deve prendere atto. Quando il 1° settembre i partigiani entrano a Campi Ferdinando è membro del CLN locale e si mette all’opera per la ricostruzione occupandosi del settore dello sport. Lascia ogni incarico il 7 aprile ’46 quando il CLN passa i poteri alla giunta uscita dalle prime elezioni. Ferdinando è ormai gravemente ammalato e muore a Firenze il 24 dicembre 1948; sulla breccia rimane il fratello Ezio. Questi, modellista pellettiere molto apprezzato, ha un ruolo di primo piano nella riorganizzazione del movimento anarchico a Firenze e nella redazione di «Umanità nova» che, dopo la liberazione della città, da molta noia alle autorità alleate. Nel novembre del ’44 queste cercano di stroncare il foglio arrestando Latini, che viene condannato addirittura a 5 anni, ma Ezio, Boccone e Monni riescono a far uscire il giornale il 28 gennaio del ’45 e tentano, con qualche successo, di porre all’opinione pubblica il caso di Latini che si vede ridotta la pena ad un anno. L’11 agosto Ezio, con Boccone, Gino Bonechi, Piero Guarnieri e Luigi Zannoni, consegna a Ferruccio Parri, allora capo del governo in visita a Firenze per il primo anniversario della liberazione, una protesta a nome di tutti gli anarchici fiorentini per l’immediata scarcerazione di Latini ma questi rimane in carcere. In settembre a Carrara Ezio rappresenta, con A. Boccone e D. Castellani, al I Congresso nazionale della FAI i Gruppi Anarchici di Firenze. Nel marzo del ’47 è al II Congresso, a Bologna, a rappresentare la Federazione Anarchica Fiorentina. Nell’aprile del ’48 è molto attivo nella campagna antielettorale. Negli anni successivi rimane figura centrale del movimento fiorentino della cui sede, in via di S. Reparata, è il responsabile, mentre la sua casa, nello stesso stabile, da ospitalità, assieme alla sua compagna Lina Montagni, anch’essa molta attiva, a compagni di ogni posto e di ogni tendenza. Con l’VIII Congresso della FAI si schiera con i compagni che poi successivamente costituiranno i GIA; collabora a «Iniziativa anarchica» e poi con «L’Internazionale» di Forlì-Cesena. Muore a Campi Bisenzio, dove si trasferisce dopo il 1966, il 15 giugno 1971; per sua richiesta viene cremato. (L. Di Lembo)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Istituto storico della Resistenza in Toscana – Firenze, A. Cantini, Memorie dattiloscritte (1971); [Necrologi], «Umanità Nova», [Ferdinando] 30 gen. 1949, e [Ezio] 17 luglio 1971.

Bibliografia, scritti di F.P.: Novatore, Lanciotto, Wladimir, Carlino, tutta Europa contro l’oppressore, «Voce del Partigiano», 17 set. 1945. Scritti su F.P. ed E.P.: F. Bonfante, Lato Latini, il tipografo fiorentino, «Bollettino dell’archivio G. Pinelli», n. 20, dic. 2002; Federazione anarchica italiana, Congressi e convegni. 1944-1962, a cura di U. Fedeli, Genova 1963; F. Nucci, D. Pellegrinotti, Anarchia e Libertà, «La treccia» 1994; Id., La miglior genia. Storia del novecento in una cittadina toscana: Campi Bisenzio, Campi B. 2002, tomi I e II; S. Romiti, Memorie di Stefano Romiti detto Bimbo, Roma 1991.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giuseppe e Francesca Tappi

Bibliografia

2004

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Oggetto

Collezione

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