PUFFICH, Vittorio
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- PUFFICH, Vittorio
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Trieste
- Data di nascita
- November 11 1885
- Luogo di morte
- Trieste
Biografia / Storia
- Nasce a Trieste l’11 novembre 1885 da Ferdinando e Caterina Marostica, meccanico. A 15 anni subisce la prima lieve condanna per un furto causato dalla necessità di sopravvivenza. Nell’agosto 1907 partecipa, come molti anarchici, alle animate agitazioni cittadine contro il carovita e nell’agosto viene condannato “a quattro mesi di arresto rigoroso per delitto di approvazione di azioni proibite dalla legge”. Avrebbe lanciato grida sovversive (“Viva l’anarchia” e “Abbasso i preti e i frati”) durante una manifestazione anticlericale. Il processo è ricostruito dal settimanale anarchico triestino «Germinal» (n. 26, 1907) al quale collabora assiduamente. Si trasferisce nel luglio 1909 a Milano alla vana ricerca di un lavoro stabile e qui frequenta Giovanni Galmozzi, redattore de «La Protesta umana», come riferisce la Prefettura di Milano. Da una nota pubblicata su «Il Grido della folla» nel marzo 1911, la stessa Prefettura segnala la sua presenza a Monfalcone, presso i cui cantieri navali, da poco fondati, ha trovato occupazione. Qui partecipa, con l’allora anarchico Ernesto Radich (poi dirigente comunista), all’organizzazione delle lotte operaie. Insieme a Rudolf Golough, giovane anarchico triestino di madrelingua slovena, scrive sul quindicinale rivoluzionario locale «La Gioventù socialista», diretto dal bolognese Ercole Bucco. Nel primo dopoguerra riprende a lavorare nel cantiere di Monfalcone e diventa capo operaio, anche perché non si fa conoscere come anarchico dalla nuova Direzione. È comunque presente alla breve occupazione del cantiere, in accordo con gli operai, ma la Direzione ritiene che abbia voluto difendere gli impianti e perciò gli conferisce un premio in denaro. Ritorna a Trieste ed è segnalato, nel settembre 1925, come attivista dell’USI. Nello stesso mese è arrestato, con un gruppo di compagni, durante una “sorpresa” compiuta dalla polizia nel caffè Union, luogo di riunione libertaria quotidiana nel centro della città. Gli sequestrano numerosi opuscoli e “una lama acuminata di acciaio lunga circa 20 cm.” e viene detenuto per qualche giorno. Nel marzo 1932, secondo Tommasini (che lo definisce “bravo compagno, gobeto, povereto”, p. 222), pronuncia un breve discorso illegale al funerale laico del socialista Angelo Tommasini, padre di Umberto. Nel 1935 la Prefettura di Trieste nota che “non ha, in questi ultimi anni, dato luogo a rimarchi col suo comportamento politico”, ma si dichiara contraria “a radiarlo dallo schedario dei sovversivi”. Nel 1937 partecipa a un’agitazione dei lavoratori dell’azienda municipalizzata del gas e viene licenziato in quanto “lo ga ritegnudo lui sobilatore de questo siopero” (Tommasini, p. 223). Ridotto in condizioni disperate a causa dell’insostenibile situazione familiare e “di fronte al ricatto dell’iscrizione al PNF per la riassunzione” (Tommasini, p. 24) si suicida. Muore a Trieste il 29 giugno 1938. (C. Venza)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
Bibliografia: Maserati, Gli anarchici a Trieste durante il dominio asburgico, Milano 1977; M. Rossi, Lotta di classe e sviluppo dell’organizzazione metallurgica a Monfalcone (1908-1918), Trieste 1981; U. Tommasini. L’anarchico triestino, a c. di C. Venza, Milano 1984.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Ferdinando e Caterina Marostica
Bibliografia
- 2004