POLVERINI, Eligio

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
POLVERINI, Eligio

Date di esistenza

Luogo di nascita
San Giovanni Valdarno
Data di nascita
April 28 1871
Luogo di morte
San Giovanni Valdarno

Biografia / Storia

Nasce a San Giovanni Valdarno (AR) il 28 aprile 1871 da Ferdinando e Maria Brogi, fabbro. Frequenta fin da ragazzo gli ambienti sovversivi del paese. Secondo le carte di polizia P. è elemento pericoloso “affiliato alla setta anarchica fin dal 1892”. È, con Annibale Forconi, Italo Papi, Adolfo Giampieri e Silvio Gavazzi, nel gruppo di giovani che ogni anno promuove vere e proprie feste paesane e scampagnate per la nuova ricorrenza del Primo Maggio. Per questo è sorvegliato con attenzione dalle forze dell’ordine. La notte del 18 marzo 1893 viene sorpreso in flagranza di reato insieme ad altri coetanei mentre sta tracciando con la vernice a grandi caratteri, su un muro non lontano dalla caserma dei carabinieri, la scritta: “Viva l’Anarchia, viva la Comune, viva la Rivoluzione”. Per questo viene processato e condannato a tre mesi di reclusione e 50 lire di ammenda. In concomitanza dei fatti di Sicilia e Lunigiana, partecipa alle vivaci manifestazioni che si tengono nelle vie del paese. Con ordinanza della Commissione provinciale di Arezzo, a seguito all’entrata in vigore della legislazione eccezionale cosiddetta “antianarchica”, P. è assegnato al domicilio coatto di Port’Ercole, vera e propria colonia penale dove il soggiorno si rivela allucinante e bestiale. La misura amministrativa è inflitta per un periodo di venti mesi e in base all’art.3 della legge 19 luglio 1894 n.316 (ossia per aver perseguito finalità di sovversione degli ordinamenti sociali costituiti). Esce invece dopo sei mesi nel marzo 1895, comunque in stato di prostrazione e con la salute compromessa, a seguito di un provvedimento di libertà condizionale. Con lui ci sono altri sei coatti valdarnesi, mentre altri dodici del gruppo rimangono ancora reclusi. L’inchiesta di Zagaglia su «L’Asino», vero atto di denuncia per gli abusi commessi dalle autorità militari a Port’Ercole, descrive efficacemente la situazione: “[...] pallidi emaciati per le sofferenze patite e pel magro nutrimento si mostravano solo rammaricati per i compagni che lasciavano ancora a languire alla Rocca e a Montefilippo”. In questa occasione P., a nome dei compagni, rivendica pubblicamente la liberazione come atto dovuto, risarcimento solo parziale alla grave ingiustizia subita. Rientrato in paese sembra non essere più in grado di riprendere l’attività di militante anarchico, mentre pare avvicinarsi piuttosto al PSI. Nel 1905 una nota del prefetto di Arezzo constata che il P. “non si occupa affatto di politica”. Muore a San Giovanni Valdarno il 6 febbraio 1916. (G. Sacchetti)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Bibliografia: «L’Appennino», Arezzo, 15 lug. 1892, 8 apr. 1893, 12 mag. 1894; «La Provincia di Arezzo», 1 ott. 1893, 13 mag. 1894; «L’Unità Cattolica», gen.-feb. 1894, passim; «L’Appennino», ago. 1894 - gen. 1895, passim; Zagaglia [L. De Fazio], I coatti politici in Italia. La repressione nell’Italia umbertina, Salerno 1987 (1^ ed.: Roma 1895); G. Sacchetti, Controllo sociale e domicilio coatto nell’Italia crispina, «Rivista storica dell’anarchismo», gen.-giu. 1996; Id., Presenze anarchiche nell’Aretino dal XIX al XX secolo, Pescara 1999.
 

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Ferdinando e Maria Brogi

Bibliografia

2004

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