PINO BALOTTA, Antonino detto Nino

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
PINO BALOTTA, Antonino detto Nino

Date di esistenza

Luogo di nascita
Barcellona Pozzo di Gotto
Data di nascita
September 19 1909
Luogo di morte
Barcellona Pozzo di Gotto

Biografia / Storia

Nasce a Barcellona Pozzo di Gotto (ME) il 17 settembre 1909 da Matteo Pino e Agata Balotta, medico veterinario, detto “Nino”. Di famiglia aristocratico-borghese, s’iscrive nel 1923 al liceo “Maurolico” di Messina. Insieme a Beniamino Joppolo, futuro intellettuale libertario e poliedrico, frequenta la cellula “Veritas” e la “baracchetta del partito comunista” dove Francesco Lo Sardo e Concetto Marchesi tengono le loro lezioni agli operai. A Barcellona P.G. si lega d’amicizia con l’anarchico Sebastiano Torre (1872-1930), antimilitarista processato e condannato ai tempi della guerra di Libia. All’indomani dell’omicidio Matteotti, partecipa ad alcune riunioni di antifascisti che si tengono a Ciappazzi, presso Terme Vigliatore, nella villa dell’avvocato demolaburista Bandiera Mazzini Gentile. Il 5 luglio 1930 si laurea in Veterinaria all’università di Messina e nel novembre successivo consegue l’abilitazione all’esercizio della professione all’università di Milano. Qui si lega agli ambienti clandestini di GL. Iscrittosi per copertura alla facoltà di Scienze Politiche dell’università di Perugia, dal 1930 al 1932 effettua alcuni viaggi in Francia in qualità di corriere antifascista. Di tanto in tanto torna in Sicilia, dove, riuscito ad evitare il servizio militare, espleta le mansioni di veterinario in vari comuni del messinese (Mazzarrà Sant’Andrea, Galati Mamertino, Castroreale, Tortorici, Novara di Sicilia). Il 25 maggio ed il 31 agosto 1931 subisce i suoi primi processi politici, venendo assolto. Nel febbraio 1932 è nuovamente arrestato e poi condannato a 18 mesi di carcere per essersi opposto ad una perquisizione domiciliare distruggendo il materiale compromettente in suo possesso. Nel 1933 inizia a tradurre le conferenze con le quali Albert Einstein, ch’egli va a trovare in Belgio e a Parigi, aveva divulgato la teoria della relatività in Francia. Per il 1° maggio 1934 scrive la poesia Alba di Maggio, che diffonde ciclostilata a Marsiglia e verrà più volte pubblicata in seguito, sua prima dichiarazione di fede anarchica. Negli anni successivi tuttavia, e fino al 1945, mescola la suaq militanza libertaria a quella in gl e nel Partito d’Azione. Dal 1933 collabora alla rivista milanese «Nuovo Futurismo», partecipando così al movimento omonimo nel cui segno, l’anno dopo, pubblica il suo libro Tifo sportivo e suoi effetti, messo all’indice dal Minculpop perché in contrasto col fanatismo sportivo del regime. Nel 1937 cade nelle mani dell’OVRA al valico di Mortola, presso Ventimiglia, nel corso di una missione in cui avrebbe dovuto incontrare l’anarchico savonese Colombo (il quale, arrestato poco prima, viene torturato e fucilato). Se la cava con un proscioglimento in istruttoria e la diffida. Nel 1938 vince il bando di concorso per la condotta veterinaria di Patti (ME) e conduce importanti esperimenti scientifici presso l’istituto di Zootecnia generale dell’università di Messina. L’anno dopo pubblica una raccolta di poesie futuriste già apparse in varie riviste, Sciami di sparse parole, che gli fa acquistare notorietà nazionale. Dal 1940 al 1943, in odio alla guerra mondiale, impianta e dirige nell’entroterra messinese un movimento libertario separatista che conduce varie azioni di sabotaggio e di propaganda antibellica e antifascista, diffondendo alla macchia un proprio organo di stampa, «Germinal» (pseud. Esseno e L’uomo che ride). Nell’immediato dopoguerra, P. e i “libertarii separatisti di Sicilia”, che continuano a stampare clandestinamente il loro giornale fino al 1946, aderiscono, costituendone la principale componente libertaria, al Movimento per l’Indipendenza della Sicilia di Finocchiaro Aprile. P. partecipa anche al congresso tenuto da quel movimento a Taormina dal 19 al 22 ottobre 1944. In una lettera del 4 gennaio 1946, inviata all’anarchico Franco Leggio, chiarirà in questi termini la sua posizione sul separatismo: “In coerenza anche con le nostre idee e col nostro internazionalismo, vorremmo farne un movimento tipo quello di Makhno in Russia nel 1917-18. Il punto di vista degli Anarchici in proposito è s’intende contrario per quanto riguarda la creazione di un altro staterello (uno stato di più, un male di più), favorevole per quanto riguarda la rivendicazione delle ingiustizie e del sistematico sfruttamento della nostra martoriata terra, e lo smembramento di quel focolaio di nazionalismo burocratico e parassitario che rappresenta la dominazione piemontese dell’Italia”. Nel 1943 P. fonda a Barcellona P.G. il Circolo della Libertà, sostituito l’anno dopo dalla Casa del Popolo, che ospita al proprio interno sia le riunioni del gruppo anarchico che quelle del CLN di Barcellona P.G. (nel quale egli rappresenta il Partito d’azione). Nell’inverno del 1944, i separatisti barcellonesi partecipano al movimento dei “non si parte” contro il richiamo alle armi nel nuovo esercito italiano. La loro principale attività consiste nell’impossessarsi e svuotare gli autocarri militari che transitano, carichi di reclute rastrellate nei paesi dell’interno, sullo stradale Capo d’Orlando-Messina. L’adesione ai “non si parte” avvicina P. a Vincenzo Mazzone e agli anarchici che nello stesso periodo si vanno riorganizzando a Messina. In rappresentanza della Federazione anarchica messinese parteciperà ad alcune importanti assisi regionali (in particolare al convegno di Palermo del 2 marzo 1947 in cui viene fondata la Federazione Anarchica Siciliana) e al congresso della FAI di Bologna del 16-20 marzo 1947. Collabora anche a diverse pubblicazioni anarchiche (da «L’Era Nuova» di Schicchi a «Volontà» di Napoli), assumendo una posizione “ondeggiante” tra le tendenze rispetto al problema dell’organizzazione. Perseguendo anch’egli la politica “frontista” adottata dal gruppo di Messina in sostegno della scelta a favore della repubblica nel referendum istituzionale, finisce col porre la sua candidatura alla Costituente nelle liste del partito repubblicano (riconoscendosi nella corrente federalista non autonomista di quel partito) e alle amministrative di Barcellona P.G. nella lista “Bilancia”. Eletto in queste ultime, nominato vicesindaco, si dimette l’anno dopo persistendo però nell’equivoco “elezionista”: presidente onorario del fronte democratico popolare di Messina, partecipa alle elezioni regionali del 20 aprile 1947 nelle liste del Blocco del Popolo, conseguendo un discreto successo. Nello stesso anno compie un ampio giro di conferenze anarchiche nei principali comuni della Sicilia e della Calabria parlando di Religione, Scienza e Anarchia. Ferito dalla polizia durante i moti popolari di Barcellona P.G. contro la disoccupazione del 2 gennaio 1948, viene incarcerato con altri 32 manifestanti e successivamente eletto deputato, come indipendente, nelle liste del PCI. È stavolta definitiva la rottura con gli anarchici di Messina, in particolare con Mazzone e con Michela Bicchieri che tentano a lungo e invano di dissuaderlo dall’accettare il mandato parlamentare. Negli anni seguenti egli continua a definirsi “libertario”, mantenendo una certa indipendenza di giudizio nei confronti dei vertici del PCI, al quale tuttavia aderisce nel 1953. Lo “proteggono” nel partito alcuni amici d’eccezione: il vecchio Umberto Terracini, l’ex anarchico Ezio Taddei e Ambrogio Donini, col quale condivide la pluridecennale militanza nell’Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno” (P. ne sarà eletto presidente al congresso di Genova del 30 novembre 1981). Deputato consecutivamente per tre legislature, ritira la sua candidatura alle elezioni del 1963. Il dissenso dal PCI diventa esplicito all’epoca della guerra del Kippur, quando assume posizioni filo-sioniste, e nel 1979 allorché, opponendosi al “compromesso storico”, lo abbandona definitivamente “per tornare ad essere indipendente d’estrazione libertaria”. Brillante anche la sua carriera universitaria, dapprima a Messina, direttore incaricato dell’istituto di Zootecnia generale fin dal 1948; a Camerino professore presso la facoltà di Medicina Veterinaria nel 1953-54; nuovamente a Messina, presidente del Comitato paritetico della facoltà di Medicina Veterinaria nel 1968. Di particolare interesse i suoi studi sul rapporto tra biologia e ambiente, sfociati nella pubblicazione, nel 1967, di un libro, Eugenetica e progresso, in cui sostiene che l’essere umano è strettamente correlato all’ambiente sociale e naturale in cui vive, anticipando i temi della teoria dei sistemi. In ulteriori studi scientifici, P. si farà paladino di battaglie ecologiche contro le sofisticazioni alimentari, contro l’uso degli estrogeni sugli animali, per l’indicazione delle scadenze sulle confezioni dei prodotti alimentari e soprattutto per la rilevazione e la lotta all’inquinamento del Mare Mediterraneo. A testimonianza dello stretto legame tra il mondo scientifico e quello culturale, egli fonda e dirige dal 1958 al 1975 la rivista scientifico-letteraria «Zootecnia e Vita». Importanti riconoscimenti, tra cui il  «Premio Viareggio» nel 1956, gli procura la sua attività specificatamente letteraria. Particolarmente apprezzati le raccolte di poesie siciliane, con cui si emancipa dal futurismo approdando al “realismo lirico” e alla poesia impegnata sul tema della pace, e gli studi che dedica al dialetto e ai poeti isolani. Muore nella sua casa di Barcellona P.G. il 26 luglio 1987. (N. Musarra)
 

Fonti

Fonti: Archivio storico degli anarchici siciliani, Archivio Franco Leggio, Corrispondenza politica, P.- Leggio (1946); Istituto Gramsci Siciliano, Palermo, Carte Nino Pino Balotta, bb. 8 (1945-1975).

Bibliografia: Scritti di P. in volume: Tifo sportivo e suoi effetti, Milano 1935; Sciami di sparse parole, Milano 1939; Altalene, Bergamo 1951; Mminuzzagghi, Roma 1956; Due conferenze, Genova 1957; L’epopea di Gagarin, Genova 1963; Tre profili (Di Giacomo, Martoglio, Pirandello), Messina 1963; Moli protesi, Milano 1966; Eugenetica e progresso, Milano 1967; Albert Einstein a dieci anni dalla scomparsa, Messina, 1969; Voga voga marinaru, Palermo 1970; U Tamburu, Milano 1980; Renato I d’Angiò nel contesto dei rapporti socio-culturali tra Francia e Sicilia, Palermo 1980; Amori di Sicilia, Palermo 1980; Poesie e teatro (Opera Omnia), Messina 1984; Prose (Opera Omnia), Messina 1984. Scritti su P.: [P. Schicchi], Conigli ambiziosi e disertori inverecondi, «Il Nuovo Vespro», Palermo, n.u., ott. 1948; Cerrito; F. Gastambide, Nino Pino. L’Homme l’Oeuvre et l’Universalité de l’Amour, Paris 1972; G. Alibrandi, Nino Pino. L’uomo e il suo tempo, Messina 1982; A. Corselli-L. De Nicola Curto, Indipendentismo e indipendentisti nella Sicilia del dopoguerra, Palermo 1984; A. Catalfamo, Nino Pino. Gli “eroici furori”. Vita di un libertario, Ragusa 1996; Id., L’umanesimo integrale di Nino Pino, Acireale 1997; Id., Scrittori, umanisti e «cavalieri erranti» di Sicilia, Ragusa 2001; M. Corsentino, Figure dell’anarchismo siciliano. Nino Pino, «Sicilia Libertaria», n. 144, giu. 1996; M.T. Di Paola, La democrazia dei galantuomini, Messina 1998.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Matteo Pino e Agata Balotta

Bibliografia

2004

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