PIGNOCCHI, Serafino

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
PIGNOCCHI, Serafino

Date di esistenza

Luogo di nascita
Monte San Vito
Data di nascita
January 24 1871
Luogo di morte
Chiaravalle

Biografia / Storia

Nasce a Monte San Vito (An) il 24 gennaio 1871 da Francesco e Virginia Pandolfi, capraro. Nel 1897 sottoscrive il manifesto astensionista I socialisti-anarchici ai lavoratori italiani, alla vigilia delle elezioni politiche. Nel gennaio 1898 prende parte ai disordini per il rincaro del pane, che investono l’intera provincia anconitana, compresa Chiaravalle, cittadina dove egli risiede: al conseguente processo viene condannato a nove mesi di detenzione. Uscito dal carcere, i libertari locali lo accusano di avere preso le distanze dal movimento, ma P. ribadisce il suo anarchismo dalle pagine de «L’Agitazione», di cui è corrispondente. Membro del gruppo anarchico che opera nella vicina Castelferretti (fraz. di Falconara), nell’estate 1900 viene arrestato e la polizia rinviene nella sua abitazione lettere di Vezzani, Fabbri e Malatesta. Riconosciuto colpevole di associazione a delinquere, P. è costretto a scontare ventuno mesi di carcere: con lui sono condannati Aurelio Landi, Pacifico e Raniero Anselmi, Umberto Pannella, Luigi e Vitaliano Giambartolomei, Emilio Bastianelli, Vitaliani Graziosi, Emilio Bastianelli, Vitalino Pergolini e Ulderico Montali. Tornato in libertà, P. diventa presidente del gruppo libertario chiaravallese e intensifica la sua attività sovversiva, tanto da essere ammonito nel febbraio 1903 “per delitti contro le persone e le proprietà”. Nel corso del primo decennio del secolo viene costantemente sorvegliato, ma ciò non gli impedisce di inviare corrispondenze per «L’Alleanza libertaria» (1910) e di raccogliere oblazioni a favore della stampa anarchica. È fra i protagonisti della Settimana rossa a Chiaravalle e nei mesi successivi interviene ad alcune riunioni organizzate dal PSI e dal PRI locali. Nel dopoguerra il suo impegno in seno all’anarchismo non decresce: nel giugno 1920 partecipa alla Rivolta dei bersaglieri, perciò viene processato e, infine, assolto. Durante il fascismo continua a professare le sue idee, riceve puntualmente «Fede!», ma rinuncia all’azione e alla propaganda. Il 26 febbraio 1931 la sua abitazione viene perquisita dalla polizia. Ritenuto ormai non pericoloso per il regime, P. viene radiato dallo schedario politico nell’agosto 1934. Muore a Chiaravalle il 13 luglio 1960. (R. Giulianelli)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio dello Stato - Ancona, Questura, Sorvegliati politici 1900-1943, b. 86b, ad nomen; Da lettere e cartoline, «L’Agitazione», 14 apr. 1898.

Bibliografia: S. Anselmi, Ancona e la provincia nella crisi di fine secolo. I moti per il carovita, Urbino 1969, pp. 21, 77; L. Garbini-A. Martellini-G. Pedrocco, Storia di una diversità. Chiaravalle tra Settecento e Novecento, Chiaravalle 2000, p. 257.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Francesco e Virginia Pandolfi

Bibliografia

2004

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Collezione

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