PETRAROJA, Gennaro Mariano

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
PETRAROJA, Gennaro Mariano

Date di esistenza

Luogo di nascita
Napoli
Data di nascita
June 10 1860
Luogo di morte
Napoli

Biografia / Storia

Nasce a Napoli il 10 giugno 1860 da Vincenzo e Giulia Blanco, sarto. Emigrato a Parigi nel 1886, dopo una condanna per renitenza alla leva, nell’aprile del 1890 è arrestato con Merlino per istigazione all’insubordinazione e all’omicidio e ripara a Ginevra. Espulso anche dalla Svizzera, nel 1891 torna a Napoli e si fa notare per un comizio ai disoccupati sciolto dalla polizia e la partecipazione all’agitazione per il primo maggio. Denunciato per istigazione “all’odio tra le classi sociali e disobbedienza alle leggi”, il 22 aprile 1892 è condannato a 14 mesi di carcere, ma ottiene la libertà provvisoria e si dà subito a “segreti conciliaboli per il primo maggio”; di lì a poco scrive un manifesto “apologetico del francese Ravachol” e finisce in carcere per sei mesi. Nel 1893 fugge a Londra, dove ritrova Merlino, e a gennaio del 1894 firma a nome del gruppo “Solidarietà” una lettera ai libertari italiani all’estero, in cui afferma che la violenza anarchica è la naturale risposta a quella esercitata dallo stato ed entra in contatto con gli emigrati che a Paterson, negli USA, si accingono a pubblicare «La Questione sociale». Dal 27 luglio al primo agosto 1896 partecipa al congresso internazionale socialista e si schiera contro la tattica parlamentare. Nell’agosto del 1900, dopo l’uccisione di Umberto I, con l’articolo Monarchia e Popolo, che Malatesta gli pubblica sul numero unico «Causa ed Effetti 1898-1900», invita gli italiani a “demolire la tirannica prepotenza sabauda” che ha “ridotto l’Italia in un paese di sventure e di lagrime”. Nel 1903, aiutando Malatesta nella lotta all’individualismo, tenta di aprire una CdL e fonda «Il Lavoro», un circolo che affianca giovani anarchici a vecchi internazionalisti reduci della Comune. Nel 1907 torna a Napoli, se ne sta in ombra fino a maggio del 1909, poi firma con Francesco Cacozza un volantino per i fatti di Sinopoli, dove i carabinieri hanno ucciso alcuni manifestanti inermi; a luglio pubblica l’opuscolo Dopo vent’anni. Dall’amorfismo all’umanismo verso l’anarchismo e il 13 ottobre è arrestato per complicità nell’attentato ad una chiesa. Entrato nel gruppo “Sorgete”, dopo che il 21 marzo 1910 è tornato in libertà provvisoria, il 29 ottobre paga con sei mesi di carcere la complicità nell’attentato e il ruolo svolto nell’agitazione contro la visita dello zar in Italia. Nel 1916 si impegna nella campagna per strappare alla sedia elettrica Carlo Tresca ed ha frequenti contatti con Giovanni Giordano e Renato Siglich. Colpito dagli eventi russi, guarda alla lotta di classe come ad un passaggio obbligato in direzione d’una società anarchica e, dopo la guerra, sostiene la linea “dell’unità per la rivoluzione”. Il 2 febbraio 1919, ad una riunione alla CdL, ottiene dai compagni l’impegno a sostenere con la propaganda le lotte dei lavoratori ed a prepararsi per insorgere contro il padronato e il governo. Dal 12 al 14 aprile è a Firenze al congresso costitutivo dell’UCAI, che lo nomina membro del Comitato di coordinamento, e il primo maggio, parlando a Pozzuoli, assicura solidarietà ed aiuto agli scioperanti dell’Ilva; un impegno confermato il 18 maggio, ad un comizio coi socialisti di Bordiga. A dicembre, alla fine di un anno denso di speranze, ottiene che nel documento finale del Convegno Socialista Meridionale l’espressione “forze socialiste” sostituisca “governo socialista”. Di lì a poco, al congresso dell’UAI, che si tiene a Bologna dal 1° al 3 luglio 1920, trova consensi su un ordine del giorno per la propaganda nel Sud, afferma che “il Soviet è il complemento del consiglio di fabbrica” e che “l’insieme dei Soviety, garantendo il decentramento, avvia la costruzione del nuovo ordinamento sociale nella produzione e nel consumo”. In realtà, quando le speranze rivoluzionarie si scontrano col fallimento dell’occupazione delle fabbriche, le ambiguità della CGL e la reazione fascista, l’unità a sinistra sostenuta da P. non regge e le divergenze sui rapporti coi socialisti dividono in due gruppi gli anarchici napoletani: “La Folgore”, animato da Giuseppe Imondi, e il “Libero Pensiero”, in cui P. milita con Cacozza e Melchionna. Il dissenso diventa crisi politica, quando Imondi e Misefari, che cercano la rottura, provocano l’espulsione degli anarchici dalle riunioni della CdL. L’8 settembre 1921, pur annunziando che la rivoluzione fermata da “tradimento di socialdemocratici e viltà di governo” riprende “il suo luminoso cammino”, il secondo congresso anarchico campano registra la defezione del gruppo di P., che dal 2 al 4 novembre partecipa, invece, al congresso di Ancona dell’UAI. Nel 1922, quando nasce il “Prometeo”, un gruppo che intende superare i dissensi, P. ne resta fuori; nella sua bottega, però, gli anarchici si incontrano fino al 28 novembre 1926, quando è spedito a Favignana per tre anni e otto mesi. Trasferito a Lipari, il 22 dicembre 1927 ottiene la libertà condizionale ed è diffidato, ma nel 1930 il suo indirizzo, segnato in un’agenda di Paolo Schicchi, dimostra che, malgrado l’età e il clima soffocante dell’Italia fascista, è ancora attivo. Il 6 luglio 1936 finisce in un ospedale psichiatrico, dove muore il 31 gennaio 1937. (G. Aragno)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio dello Stato - Napoli, Gabinetto di questura, II Serie (1889-1901), b. 119 e III Serie (1919-1932) b. 661, 674, 668, 713 e 819.

Bibliografia: Convegno Socialista Meridionale, «Soviet», 1° gen. 1919 e Congresso anarchico, ivi, 26 ago. 1921; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta, Milano, 1969, ad indicem; L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo, vol. 1 t. 2. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati all’estero (1872-1971), Firenze 1976, ad indicem; S. Fasulo, Storia vissuta del socialismo napoletano (1896-1951), Roma 1991, ad indicem; E. Falco, Armando Borghi e gli anarchici italiani. 1900-1922, Urbino 1992; G. Berti, Francesco Saverio Merlino. Dall’anarchismo socialista al socialismo liberale (1856-1930), Milano 1993, ad indicem

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Vincenzo e Giulia Blanco

Bibliografia

2004

Persona

Collezione