PEOTTA, Ottorino Giovanni Teodorico

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
PEOTTA, Ottorino Giovanni Teodorico

Date di esistenza

Luogo di nascita
Grancona
Data di nascita
September 4 1898
Luogo di morte
Rio De Janeiro

Biografia / Storia

Nasce a Grancona (VI) il 4 settembre 1898 da Eugenio e Almerica Marconato, graduatore di vetro. Figlio di un operaio metallurgico, risiede con i genitori a Sesto S. Giovanni (MI) e ha due fratelli, Luigi (n. 16 maggio 1901), anarchico, componente della banda Pollastro, morto a Mauthausen, e Antonio Giovanni (n. 13 giugno 1909, sovversivo). Agli inizi del 1920 a Sesto S. Giovanni, dove la vora alla Falk, fa parte di un gruppo giovanile anarchico insieme a Paolo Lico, Tranquillo Pusterla, Gracco Bosia, Omero Sbrana, Pietro Zibardi. La sera del 6 marzo 1922 Lico e Pusterla collocano una bomba carica a polvere nera contro la sede di Pubblica sicurezza di Sesto S. Giovanni, ma lo scoppio anticipato dell’ordigno maciulla le mani dei due. Pusterla, sedicenne, rivela il nascondiglio di altre bombe, che attribuisce al gruppo anarchico, presso la sede della Falck e denuncia i compagni del gruppo anarchico come mandanti e corresponsabili. Al processo successivo, l’8 luglio 1922 P. viene assolto per insufficienza di prove. Dopo l’assoluzione continua la sua attività militante, in particolare come diffusore nella zona di Sesto S. Giovanni della rivista «Pagine libertarie» su incarico di Carlo Molaschi, come mostra la lettera di Molaschi a P. del 30 dicembre 1922 conservata fra le carte di polizia. Nell’autunno 1922 è a Parigi, dove incontra il fratello Luigi e dove rimane fino alla fine del 1924. Nel gennaio del 1925, in seguito al sequestro di corrispondenza di anarchici di Trento, basato sul sospetto della costituzione di un’organizzazione comunista anarchica in Trentino e Venezia Giulia, il nome di P. viene trovato tra i corrispondenti del ferroviere anarchico di Trento Pietro Paterno. Rientrato in Italia, prende domicilio a Treviglio (BG) e dal 2 febbraio 1925 lavora a Milano come operaio graduatore di vetro nella società ‘Soffieria Murano’. Una volta al mese si reca a Sesto S. Giovanni per visitare i genitori. Dal gennaio 1927 si iscrive al sindacato fascista di categoria della provincia di Bergamo. In seguito all’arresto del fratello Luigi, avvenuto a Bruxelles nel 1927 per le vicende della banda Pollastro, viene arrestato dalla questura di Milano, portato a Casale Monferrato per essere interrogato sul conto del fratello e nell’ottobre 1927 proposto per il confino politico da parte dei CC di Monza. Liberato il 9 novembre 1927, l’8 maggio 1928 si sposa a Treviglio con Maria Moriggi, mentre il 21 giugno 1928 la Comm.ne Prov.le di Bergamo, nonostante la proposta di confino, gli infligge solo l’ammonizione per due anni grazie al fatto che P. presenta una ben congegnata memoria difensiva. L’ammonizione viene sospesa il 19 dicembre 1929 per l’interessamento del segretario politico fascista di Treviglio Pino Vitali, che il 17 maggio 1929 si rivolge al Commissario Pubblica sicurezza di Treviglio sostenendo il ravvedimento del Peotta, che conduce vita ritirata, dedita solo al lavoro. Nell’aprile 1931 ospita per alcuni giorni a Treviglio, a casa sua, la compagna di suo fratello Luigi, l’anarchica Caterina Piolatto, che dopo pochi giorni ritorna ad Alessandria. La mattina del 29 maggio 1931 gli agenti di Pubblica sicurezza di Treviglio Angelo Gorni e Antonio Grisafi procedono alla perquisizione dell’abitazione trevigliese di P., senza esito. L’invenzione da parte di P., insieme all’ingegnere francese Sergent, di una macchina per applicare decorazioni sul vetro, porcellana ecc., porta il 10 luglio 1931 il commerciante francese residente in Brasile Georges Bloow, a inviare a P. la richiesta di tale macchina. Mediatore è Francesco Cuneo, nipote di G. B. Cuneo compagno di Garibaldi nel periodo sudamericano. Con regolare passaporto rilasciato dal Prefetto di Bergamo il 7 febbraio 1932 e dietro nulla osta del CPC, il 16 febbraio 1932 P. lascia Treviglio per Genova, dove il 18 febbraio successivo si imbarca sul piroscafo Duilio diretto a Rio de Janeiro, mentre la moglie rimane a Sesto S. Giovanni presso i suoceri e lo raggiungerà successivamente in Sud America. Nel 1935 il CPC riferisce che P. è rappresentante di una ditta di articoli sanitari a Rio de Janeiro ed è ritenuto buon lavoratore. Nasce in quegli anni una profonda amicizia con gli anarchici italiani Nello Garavini e sua moglie Emma Neri, anch’essi esuli a Rio. L’ultima notizia di polizia che lo riguarda è del gennaio 1940, secondo la quale P. vive sempre a Rio de Janeiro, completamente appartato dalla colonia italiana, astenendosi da ogni attività politica e dedicandosi, con un certo successo, allo sviluppo di una piccola fabbrica di fiale di vetro. Rimasto fedele fino all’ultimo ai propri ideali libertari, muore a Rio de Janiero ultra ottantenne. (G. Mangini)
 

Fonti

Fonte: Archivio dello Stato - Bergamo, Fondo Questura - Sovversivi, b. 76, ad nomen; Biblioteca libertaria “Armando Borghi” – Castel Bolognese (Ra), Fondo Nello Garavini; Testimonianaza orale di Giordana Garavini, rilasciata a G. Mangini a Castel Bolognese nel giugno 2004.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Eugenio e Almerica Marconato

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

frazione