PEOTTA, Luigi

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
PEOTTA, Luigi

Date di esistenza

Luogo di nascita
Grancona
Data di nascita
16/05/1901
Luogo di morte
Ebense (Mauthausen)
Data di morte
02/05/1945

Attività e/o professione

Qualifica
Tipografo

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Grancona (VI) 16 maggio 1901 da Eugenio e Almerica Marconato; soprannominato Biondin, ma anche Bimbo per la sua corporatura minuta. Trasferitosi in giovane età a Novi Ligure, dove il padre ha trovato lavoro in una fabbrica metallurgica, non segue la famiglia quando questa si stabilisce a Sesto S. Giovanni ma rimane a Novi, occupato come manovale alle “ferriere”.

Ben poco sappiamo della sua iniziazione politica, se non quanTo dichiarerà egli stesso in seguito. Anarchico individualista, autodidatta ma “con un corredo letterario e filosofico non spregevole”, incontra Sante Pollastro nel milieu libertario novese e si unisce a lui nelle imprese della famosa “banda”. Tutta la vicenda pubblica di Peotta si può dire racchiusa tra la notte del 18 giugno 1926, cioè del cosiddetto “eccidio di Mede”, in Lomellina, nel quale cadono un appuntato e un milite dei carabinieri, e l’arresto a Liegi, il 13 agosto 1927.

Trovato in possesso di un passaporto intestato a Giulio Coccari, Peotta viene condannato in Belgio ad alcuni mesi per uso di documento falso e poi estradato in Italia nell’aprile 1928. Al processo, iniziato il 7 ottobre 1929, siede accanto a Pollastro e viene condannato all’ergastolo, “inasprito da cinque anni di segregazione cellulare continua” in quanto ritenuto colpevole della “strage di Mede”, dell’uccisione di un gioielliere milanese e del ferimento del portiere dello stabile nel novembre 1926, nonché del “delitto di Ventimiglia”, l’uccisione del fascista Gavarrino, il 5 dicembre 1926.

Al di là della certezza o meno dell’ultima imputazione, Peotta, sulla cui leggendaria mira (al pari di quella di Pollastro del resto) circolavano voci alla Buffalo Bill, è elemento di primo piano della “banda” e la sua vita di ricercato si svolge tra Milano, Parigi, la Liguria e, da ultimo, il Belgio, tra “colpi”, sparatorie, trappole malriuscite dei carabinieri e inseguimenti polizieschi. A Parigi Peaotta si unisce a Cateriana Piolatto, forse già conosciuta Novi e già compagna di Giuseppe De Luisi, e con lei vive nel 1926 a Rho, sotto il nome di Garibaldi Pedrocco. Il 10 dicembre 1929 Peotta lascia Milano alla volta di Portolongone.

Trasferito a Fossoli (dove con tutta probabilità perde una gamba in seguito ad un bombardamento) successivamente è deportato a Mauthausen, dove giunge tra il 24 e il 27 giugno 1944. N. di matricola: 76668. Classificato con la categoria BV. È trasferito nel sottocampo di Solvay-Ebensee il 24 luglio 1944. Muore a Ebensee il 2 maggio 1945, anche se curiose dicerie lo daranno nascosto a Sesto S. Giovanni sotto falso nome, dove sarebbe morto nel 1965. (M. Antonioli)

Fonti

Fonti: Archivio Comune Grancona; Archivio Comune Sesto S. Giovanni, Uff. Anagrafe; ANED, elenco italiani deceduti a Mauthausen.

Sitografia: Dictionnaire international des militants anarchistes, versione on-line, http://militants-anarchistes.info

Bibliografia: L. Brignoli, Le confessioni di Pollastro. L’ultimo bandito gentiluomo, Bergamo 1995; G. Zucca, Sante Pollastro il bandito in bicicletta, Alessandria 2003; Il libro dei deportati, ricerca del Dipartimento di storia dell’Università di Torino diretta da B. Mantelli e N. Tranfaglia, promossa da ANED Associazione nazionale ex deportati, Milano, Mursia, 2009, Vol. 1, tomi 1-3, p. 1628; F. Bertolucci, Gli anarchici italiani deportati in Germania durante il Secondo conflitto mondiale, «A : rivista anarchica», aprile 2017, pp. 63-98.

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181

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