​MUSIANI, Ciro

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​MUSIANI, Ciro

Date di esistenza

Luogo di nascita
Rimini
Data di nascita
December 27 1889
Luogo di morte
Rimini

Biografia / Storia

Nasce a Rimini il 27 dicembre 1889 da Oreste e Angela Tarassi, verniciatore ferroviere. Aderisce al movimento anarchico in giovane età. Le fonti di polizia lo descrivono calmo di carattere e discretamente educato, molto serio negli impegni di lavoro in qualità di ferroviere. Fin dalla sua assunzione nelle ferrovie a Rimini vive tutte le lotte di questa categoria. Nel 1915 viene inviato a combattere contro gli austriaci col grado di caporale maggiore, ma il 14 settembre 1916 incorre nel reato di sottrazione di armi a danno dell’amministrazione militare. Sei giorni dopo il Tribunale Militare di Genova (VII corpo d’armata in zona di guerra), lo condanna a 4 anni di carcere. All’atto del congedo dal servizio militare, il 2 luglio 1919, gli viene rifiutata la dichiarazione di avere tenuto buona condotta e di avere servito con fedeltà e onore. Viene riabilitato il 29 dicembre 1919 in virtù del decreto regio di amnistia del 2 marzo precedente. Tornato a Rimini, in breve tempo la sua influenza e il suo prestigio crescono notevolmente all’interno del movimento anarchico e tra gli antifascisti in genere. Aderisce al Gruppo anarchico “Pietro Gori”, che è il più numeroso ed attivo di Rimini, sorto dalla fusione di quattro gruppi preesistenti: “Ferrovieri”, “Scuola Moderna”, “Moderni Malfattori” e “Borgo San Giuliano” (dal nome dell’abitato proletario alla periferia di Rimini, vera spina nel fianco per i fascisti). Partecipa nel luglio del 1919 ai moti contro il caro vita, che in Rimini assumono caratteristiche quasi insurrezionali. Diventa redattore e primo gerente del settimanale «Sorgiamo!», organo della UAER, il cui primo numero esce il 17 gennaio 1920 (il giornale, a causa di crescenti difficoltà dovute anche alle perquisizioni e agli arresti dei redattori, passerà poi dopo pochi mesi in gestione agli anarchici di Imola). Collabora inoltre al quotidiano «Umanità Nova». In seguito ad un sciopero indetto il 2 marzo 1920 dalla categoria dei ferrovieri, viene accusato di avere compiuto un attentato a danno della ferrovia nei pressi di Rimini con tubi di gelatina. Secondo l’accusa, all’azione avrebbe partecipato anche l’anarchico ferroviere Angelo Bonfanti. Per sfuggire al mandato di cattura emesso dal Tribunale di Forlì per correità in attentato alla sicurezza delle Ferrovie dello Stato, i due si rifugiano nella Repubblica di San Marino. L’11 maggio la Sezione d’accusa della Corte di Appello di Bologna li proscioglie dall’imputazione, e M. può rientrare a Rimini dove aumenta la vigilanza delle autorità nei suoi confronti. Prende parte allo sciopero generale di protesta proclamato dagli anarchici di Rimini subito dopo lo scoppio in Ancona della sollevazione popolare contro l’invio di bersaglieri in Albania (26 giugno 1920). L’episodio segna la rottura definitiva tra anarchici e socialisti riminesi in quanto i secondi non aderiscono allo sciopero, mentre si conferma un avvicinamento con i repubblicani dopo le recenti agitazioni in piazza. Con l’uccisione il 19 maggio 1921 del ferroviere Luigi Platania, uno dei fondatori del fascismo a Rimini (l’anarchico Carlo Ciavatti si autoaccuserà nel 1923 quale unico responsabile dell’omicidio), diverse squadre fasciste provenienti da Bologna e dal Ferrarese invadono Rimini per conquistarla e per fare vendetta. È in questo clima che nell’estate del 1921 anche a Rimini si costituiscono gli Arditi del popolo, sotto il comando dello stesso M. (vice-comandante è Remo Bordoni). Vi aderiscono inizialmente sia libertari che comunisti, ma poco tempo dopo questi ultimi si staccano per costituire proprie formazioni di partito, in ossequio alle direttive dei loro organi dirigenti nazionali. In ogni caso anche in seguito a Rimini, per fronteggiare le violenze delle spedizioni punitive fasciste, si realizzeranno spesso momenti di unità d’azione tra comunisti ed anarchici (non così avviene sul piano ideologico), in nome della solidarietà contro il comune avversario di classe. Nel 1922 M. viene licenziato dalle Ferrovie dello Stato a causa delle sue idee e per l’attività antifascista svolta. Nel dicembre dello stesso anno è aggredito alle spalle e bastonato dai fascisti («Umanità Nova», 14 dicembre 1922). Nei primi mesi del 1923 è coinvolto in una vasta operazione che porta in carcere in tutta Italia numerosi comunisti e anarchici con la medesima imputazione: “complotto con bande armate contro i poteri dello Stato” (con riferimento all’epoca ormai trascorsa della costituzione degli “Arditi del Popolo” e delle squadre d’azione di difesa popolare organizzate dal pcdi). Solo nella provincia di Forlì (a cui apparteneva all’epoca Rimini con il suo circondario) gli arrestati sono 98. M. viene tradotto nel carcere giudiziario di Forlì. In carcere, sottoposti a condizioni disumane, i carcerati chiedono la chiusura dell’istruttoria mediante uno sciopero della fame durato quasi una settimana, ma ottengono solo un inasprimento delle condizioni detentive. Il 6 febbraio 1924, un anno dopo, M. viene rilasciato e sottoposto alla libertà vigilata, con l’obbligo cioè di non allontanarsi da Rimini. Il successivo 5 luglio rimane ferito ad un braccio per mezzo di un coltello in seguito ad un’aggressione da parte di alcuni fascisti. Per sua volontà (forse sotto le pressioni degli stessi squadristi) non sporge denuncia contro Gilberto Steiss di Prato, responsabile del ferimento. Costretto dai rigori della dittatura dominante inizia anche per lui una fase di sofferto silenzio politico che tuttavia non si traduce mai in un abbandono delle sue idee e tanto meno in una meschina soluzione fatta di compromessi o concessioni. Per ragioni di lavoro il l’8 agosto 1926 si trasferisce a Milano dove è assunto come verniciatore di bilance automatiche presso la ditta Berkel. Nel 1927 si sposa a Milano con Giovanna Caironi (detta Carlotta). Il 3 ottobre 1934 le autorità di polizia aggiungono M. ad un elenco di persone ritenute pericolose e potenzialmente rivoltose, pertanto immediatamente da arrestare in determinate circostanze politiche considerate avverse al fascismo. Il 23 agosto 1940 mentre si trova a Rimini per le ferie, viene segnalato in via confidenziale all’ufficio di ps e quindi tradotto in carcere (viene rilasciato il 30 seguente), perché sorpreso a canticchiare l’Inno dei lavoratori con altri suoi ritrovati compagni in un’osteria. Il 12 dicembre 1942 scattano per lui di nuovo le manette dopo una denuncia per oltraggio agli agenti di ps di Rimini. Nelle settimane successive il 25 luglio 1943 M. si iscrive al PCI e prende parte alla Resistenza, prima a Rimini (sarà riconosciuto patriota dall’1 gennaio al 20 ottobre 1944, addetto al recupero di armi) poi a Milano. Alla fine del 1945 ritorna definitivamente nella sua Rimini ed è di nuovo riassunto dalle ferrovie, stavolta però come Comandante della polizia nella stazione ferroviaria (il «Giornale di Rimini» dell’1 gennaio 1946 pubblicherà uno stelloncino di saluto all’antifascista militante, già bastonato e pugnalato dai fascisti, incarcerato sette volte e “reduce dell’insurrezione di Milano”). È capolista per il PCI nelle elezioni amministrative del 6 ottobre. Il PCI si conferma primo partito a Rimini con il 40,30% dei voti e 17 consiglieri, tra cui M, terzo in ordine di preferenze (dopo Cesare Bianchini, sindaco, e Nicola Merluzzi). La giunta PCI-PSI si insedia il 2 novembre (la DC e il PRI rifiutano di entrare a far parte della Giunta, spezzando così irrimediabilmente l’alleanza sorta con il CLN) ma nel quinquennio vengono comunque effettuati un rimpasto della Giunta (1° febbraio 1950) e diverse sostituzioni. Nell’ultima sostituzione, il 25 luglio 1950 M. è eletto assessore in sostituzione di Alberto Lollini. È inoltre segretario dell’ANPI di Rimini. Muore a Rimini il 21 maggio 1975. (L. Febo) 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio ANPI Forlì, Schedario partigiani; Lutti nostri, Ciro Musiani, «Umanità nova», 7 giu. 1975.
 
Bibliografia: G. Giovagnoli, Storia del Partito Comunista nel riminese 1921/1940, Rimini 1981; R. Carrara, La lunga lotta (a c. di P. Zaghini), «Storie e storia», Rimini, ottobre 1984; P. Zaghini, La nascita della Federazione comunista riminese, «Storie e storia», ott. 1985-apr. 1986; L. Casali-V. Flamigni, I sovversivi antifascisti e perseguitati politici in provincia di Forlì 1926-43, Forlì 1988, Resistenza a Rimini. Bibliografia generale della Resistenza e della guerra di liberazione nel riminese: opuscoli, avvisi, articoli, saggi e interviste 1945-1994, a c. di L. Faenza, Rimini 1994.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Oreste e Angela Tarassi

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

città