DEMI, Aldo
Intestazione di autorità
- Intestazione
- DEMI, Aldo
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Piombino (Li)
- Data di nascita
- 03/02/1918
- Luogo di morte
- Torino
- Data di morte
- 28/08/2000
Attività e/o professione
- Qualifica
- Operaio
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
Nasce a Piombino (li) il 3 febbraio 1918, da Pietro e Adelaide Ventavoli, operaio meccanico. La famiglia operaia e di sentimenti socialisti, emigra a Torino per motivi economici nell’autunno del 1926. Nel capoluogo piemontese, dopo aver frequentato le scuole primarie fino alla quinta classe, inizia a lavorare in una piccola officina di Borgo San Paolo avvicinandosi al milieu sovversivo e in particolare alla folta comunità toscana e, ancor più in particolare, ha modo di conoscere gli anarchici d’origine pisana e grossetana Cornelio Giacomelli, Dario Franci, Muzio Tosi e Tillo Ticciani, frequentazioni che lo fanno segnalare alla polizia politica.
Nel 1934 è assunto alla Ferriere fiat nel reparto laminatoi e dopo un primo tentativo di espatrio clandestino, nel 1936, rientrato a Torino è sottoposto a stretta sorveglianza e nel marzo 1937 denunciato per “rifiuto d’obbedienza” alle gerarchie di fabbrica. Infine, nella primavera/estate 1937 insieme alla sorella Tina, al cognato Ilio Baroni e suo fratello Giuseppe e a Dario Franci riesce a raggiungere la Francia attraverso la Svizzera. Nell’ottobre del 1937 giunge ad Albacete in Spagna arruolandosi nella xii Brigata internazionale “Garibaldi”. In questi mesi il suo nome, poco noto agli agenti di ps di Torino, appare nel «Bollettino delle ricerche» ed è inserito nella “Rubrica di frontiera” per il provvedimento d’arresto, mentre nel profilo biografico stilato dalla Prefettura di Torino il 30 agosto 1938 viene descritto come “assiduo al lavoro” e “indifferente” verso le autorità. Nel frattempo, in Spagna, nell’estate del 1938 D. partecipa all’ultima grande offensiva dell’esercito repubblicano sul fronte dell’Ebro, restando ferito. Valica di nuovo i Pirenei alla fine del gennaio 1939 insieme ad altre migliaia di miliziani e profughi in fuga dopo la caduta di Barcellona. Internato insieme a molti altri militanti politici nei campi di Argelès-sur-Mer, Saint-Cyprien e Gurs, nella primavera dell’anno successivo riesce a fuggire riparando prima a Parigi e poi in una compagnia di lavoratori al confine franco-belga. Dopo la disfatta dell’esercito francese, con i propri compagni di lavoro si ritrova a Dunkerque dove viene catturato dai militari tedeschi. Inviato come operaio prima a Bruxelles e poi a Berlino, riesce a rientrare in Belgio e quindi, dopo essere sfuggito alla cattura della polizia tedesca grazie alla collaborazione di alcuni anarchici italiani, ritorna in Francia.
Finita la guerra, D. è di nuovo a Torino e riprende il suo lavoro alle fiat Ferriere, dove inizia il suo impegno sindacale. Nel 1946 è eletto rappresentante degli operai anarchici nella Commissione esecutiva della cdl torinese della cgil. Partecipa in qualità di delegato al Primo Congresso nazionale della cgil (Firenze, 1-7 giugno 1947) e nel 1950 è eletto, come anarchico, nella Commissione interna del proprio stabilimento. D., nel dopoguerra, è tra i fondatori del Gruppo anarchico “Barriera di Milano” di Torino, collabora ai vari periodici anarchici come «Era nuova» di Torino e «Il Libertario» di Milano. In particolare sul periodico torinese scrive articoli dedicati al mondo del lavoro (ad es. Le commisioni interne, 1 gennaio 1948, p. 4) ma anche di ambito più prettamente politico (Il nostro astensionismo, 1 aprile 1948, p. 4). Partecipa inoltre, quale delegato della Federazione anarchica piemontese, ad alcuni congressi come il Convegno anarchico giovanile nazionale (Faenza, 20-22 luglio 1946) e il Terzo Congresso nazionale della fai (Livorno, 1949). D. esprime, con convinzione, la necessità per gli anarchici di partecipare alla vita sindacale al fine di orientarne in senso rivoluzionario l’azione degli organismi economici (Anarchismo e sindacalismo, «Era nuova», 15 marzo 1949, p. 4) e a questo scopo è favorevole alla costituzione di Gruppi anarchici aziendali, al sostegno delle lotte rivendicative per i miglioramenti salariali degli operai e all’ingresso degli anarchici negli organismi sindacali (Gli anarchici nell’organizzazione operaia, ivi, 1 aprile 1949, p. 4). In prossimità del Terzo congresso della fai, D. prende posizione per un anarchismo associazionista e concreto che sappia rilanciare, in Italia, la lotta di classe contro il capitalismo, sfuggendo dall’influenza negativa del comunismo bolscevico che costringe le masse, come il fascismo, a «credere, obbedire e combattere» (L’azione anarchica vista da un militante, ivi, 15 aprile 1949, p. 1). Nei mesi seguenti partecipa al convegno organizzato dal Gruppo “Milano 1”, che si tiene nel capoluogo lombardo dal 6 al 7 agosto 1949, dedicato ai rapporti tra l’anarchismo e il movimento dei lavoratori. D. interviene più volte durante il dibattito esprimendo un’interpretazione dell’anarchismo come «mezzo di lotta tendente all’emancipazione delle classi oppresse e sfruttate» che impone agli anarchici di «occuparsi del movimento dei lavoratori» unitariamente, ma non esclusivamente, nel principale sindacato nazionale e cioè la cgil. D. sostiene, inoltre, la necessità per gli anarchici della scelta di costituirsi in un’organizzazione specifica e a tal fine partecipa al dibattito nazionale con il Gruppo torinese “Barriera di Milano” che nell’estate del 1950 promuove la ristampa su «Era nuova» del Patto d’alleanza dell’uai approvato dal congresso di Bologna del luglio 1920. (Una iniziativa del Gruppo anarchico “Barriera di Milano”, ivi, 15 luglio 1950, pp. 3-4). In questo periodo polemizza con Garinei che, dalle pagine dello stesso periodico, aveva sostenuto la necessità di mantenersi nell’alveo di un anarchismo “aclassista” e “umanista” (Primo maggio 1950, 1 maggio 1950, p. 1). D. ribadisce invece che l’azione degli anarchici non può essere disgiunta dalla strenua «difesa degli interessi del proletariato» e di conseguenza nell’adesione degli anarchici ai principi della lotta di classe, ignorare ciò significa per il militante anarchico essere fuori dalla «realtà storica» (L’anarchismo movimento delle classi lavoratrici, «lib», 6 settembre 1950, p. 2).
D. è tra i promotori torinesi che aderiscono al Gruppo d’iniziativa per un movimento “orientato e federato” che poi, in occasione del Quarto congresso nazionale della fai (Ancona, 1950) criticheranno duramente le decisioni prese in quell’occasione contro il gruppo guidato da Masini non riconoscendo i deliberati congressuali (Risoluzione sul Congresso di Ancona dei Gruppi anarchici “Barriera di Milano”, “Pensiero e azione” e “Venaria”, Torino, dicembre 1950). D. poi partecipa, tra i delegati del Gruppo di “Barriera di Milano” di Torino alla Prima conferenza nazionale dei gaap (Genova-Pontedecimo, 1951). In questo periodo insiste sulla necessità per gli anarchici impegnati nel mondo del lavoro di aderire ai cds e optare per una politica unitaria di impegno nella cgil. Il 18 marzo 1951, insieme a Ferrario e Candela, D. è presente, come osservatore in rappresentanza del gaap di Torino, al congresso regionale della Federazione anarchica piemontese. All’interno dei gaap, nel primo anno di vita dell’organizzazione, si occupa delle relazioni sindacali – in questo periodo è membro della Commissione interna alle Ferriere – ed è in corrispondenza con Parodi, in accordo con il quale contribuisce a stendere la prima circolare dell’organizzazione sulla questione sindacale, che viene inviata alla fine del giugno del 1951. Nel documento sono ribadite le concezioni unitarie nel campo sindacale care a D. e cioè la necessità di costituire i cds aderendo contemporaneamente alla cgil. In questo periodo continua la sua collaborazione ai giornali pubblicando, ad esempio, un articolo sulle dure condizioni di lavoro alla fiat (La lotta contro il supersfruttamento alla fiat, «lib», 18 aprile 1951, p. 2). Nel contempo cerca di stimolare la ripresa delle attività del movimento anarchico torinese ma, come si evince da una sua lettera a Vinazza del 15 maggio 1951, constata come l’«ostracismo dei generici» e la mancata uscita de «Il Libertario» ostacolano l’iniziativa.
Tra la fine dell’anno e l’inizio di quello nuovo, però, D. entra in una crisi politica che gli fa completamente riconsiderare le sue scelte e decide di abbandonare i gaap e l’anarchismo, non ritenendolo più adeguato dal punto di vista teorico e organizzativo ad affrontare e a risolvere l’attuale situazione politica e i problemi sociali (Lettere di A. Demi a P.C. Masini, Torino 13 marzo e 12 maggio 1952). La sua scelta lascia uno strascico di polemiche tra i gruppi torinesi che sono sorpresi da questa sua svolta (C. Meucci, S. Guerrieri, Uscita dal movimento, «un», 6 aprile 1952, p. 4). Infine, nel settembre, D. aderisce al pci e l’anno successivo partecipa attivamente allo sciopero contro la “legge truffa” e per questo, all’inizio del 1953, è licenziato. D. mantiene i suoi impegni nel sindacato ricoprendo l’incarico di responsabile della fiom per la zona di Ivrea e del Canavese fino al 1958 e poi entra nella segreteria provinciale. In quell’anno la rivista «Nuovi Argomenti» pubblica una sua memoria autobiografica. Per tutti gli anni Sessanta assume l’incarico di segretario dei tessili (filt-cgil), mentre dal 1970 al 1978 ricopre il ruolo di presidente del Comitato provinciale dell’inps e da quell’anno fino al 1990 di segretario regionale pensionati (spi-cgil). Inoltre, dal 1960 al 1972 è membro del Comitato federale del pci torinese e poi della Commissione federale di controllo. Infine, dal 1983 al 1990, svolge il ruolo di segretario dell’anppia di Torino, città in cui muore il 28 agosto 2000. (F. Bertolucci).
Fonti
Fonti: Archivio centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Divisione Generale di Pubblica sicurezza, Divisione Affari Generali e Riservati, Casellario Politico Centrale, ad nomen; Archivio A. Cervetto, Savona; Archivio Biblioteca Franco Serantini, Carte GAAP, Comitato nazionale dei GAAP; Intervista a Aldo Demi a cura di G. Tordolo-Orsello, Torino, 8, 29 giugno, 10 ottobre 1991 e 9 aprile 1992.
Bibliografia: scritti di: Autobiografia dell’operaio Aldo Demi, «Nuovi argomenti», nn. 31-32, marzo-giugno 1958, pp. 337-344 poi pubblicata anche in Inchiesta alla fiat. Indagine su taluni aspetti della lotta di classe nel complesso fiat, a cura di G. Carocci, prefazione di A. Moravia, Firenze, Parenti, 1960, pp. 442-450. Scritti su: Federazione anarchica italiana, Gruppo Milano 1, L’anarchismo e i lavoratori: un convegno di studi sui rapporti fra movimento anarchico e movimento dei lavoratori, Milano, Gruppo Milano 1, 1949; pp. 24-27 e 53-55; Federazione Anarchica Italiana, Congressi e convegni (1944-1962), a cura di U. Fedeli, Genova, Libreria della FAI, 1963, pp. 83, 121; A. Bellone, Uomini, fabbrica e potere. Storia dell’associazione nazionale perseguitati e licenziati per rappresaglia politica e sindacale, Milano, F. Angeli, 1987, pp. 94-95 e 114-115; G. Tordolo-Orsello, Il movimento anarchico a Torino nel Secondo dopoguerra (1945-1951), Università di Torino, Facoltà di Lettere e Filosofia, Tesi di laurea in Storia contemporanea, a.a. 1991/92, Relatore prof. Nicola Tranfaglia; La Spagna nel nostro cuore 1936-1939. Tre anni di storia da non dimenticare, Roma, aicvas, 1996, p. 165; Ricordo di Aldo Demi, «socrem News», 2001; Le radici della città. Donne e uomini della Torino cremazionista, a cura di G. De Luna, Torino, Fondazione A. Fabretti, 2003, p. 96; Il Rosso, il Lupo e Lillo: gli antifascisti livornesi nella guerra civile spagnola, a cura di F. Bucci et. al., Follonica, La ginestra, 2009, pp. 468-471; Livornesi oltre i Pirenei. I volontari livornesi nella guerra antifascista di Spagna 1936-1939, a cura di G. Pajetta, 2012, pp. 68-70, http://www.aicvas.org/Livornesi oltre i Pirenei.pdf; P. Iuso, Gli anarchici nell’età repubblicana: dalla Resistenza agli anni della Contestazione 1943-1968, Pisa, BFS, 2014, p. 91, 121, 137; A. Cervetto, Opere 23. Carteggio 1948-53, Milano, Lotta comunista, 2018, ad indicem;A. Cervetto, Opere 24. Carteggio 1954-58, Milano, Lotta comunista, 2019, ad indicem; A. Cervetto, Opere 25. Carteggio 1959-65, Milano, Lotta comunista, 2019, ad indicem.