PEA, Enrico

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
PEA, Enrico

Date di esistenza

Luogo di nascita
Seravezza
Data di nascita
October 29 1881
Luogo di morte
Barga

Biografia / Storia

Nasce a Seravezza (LU) il 29 ottobre 1881 da Mattia Domenico e Giuseppina Gasperetti. Il bambino ha quattro anni quando la sua casa è travolta dalle acque del Serra durante il nubifragio che coinvolge l’intero comprensorio apuo-versiliese. Poco dopo muore il padre. La madre, costretta per sopravvivere a trasferirsi a Lucca a servizio, affida il figlio ai parenti. Inizia così un periodo di stenti finché il ragazzo scappa per raggiungere il nonno materno, “anarchico e anticlericale”. Della vita col vecchio e della propria adolescenza, insieme confuse com’è di certe piante antiche e giovani che crescono una sull’altra, è testimonianza Moscardino ( Milano 1922). Morto il vecchio, Pea vive un’esistenza vagabonda, colorata e avventurosa: è garzone di un contadino, rigattiere, meccanico, cappellaio e comparsa nelle rappresentazioni popolari (i maggi) finché, a quattordici anni, si imbarca come mozzo su un bastimento di Aristide Aliboni che attraversa il Tirreno con un carico di marmi. Dopo un’esperienza come apprendista nei cantieri Orlando di Livorno, nel ’98 o nel ’99 (la data è incerta) si imbarca su un piroscafo della compagnia Rubattino, diretto ad Alessandria d’Egitto. Là trova lavoro nella fonderia dell’austriaco Sloder, poi in una officina di riparazioni navali e, infine, si impiega nelle ferrovie. È il tempo della Baracca Rossa dove, “la sciarpa nera annodata a due fiocchi”, si ritrovano i fuorusciti anarchici e socialisti. L’avvicinamento di P. all’ideologia, emotivamente mossa dai concetti di fratellanza universale e di protesta sociale, è condizionata dall’inclinazione ad evitare ogni forma di esaltazione e di violenza, tuttavia il versiliese è attratto dalla concezione di una libertà assoluta per il singolo e per la collettività e ampia tanto da non offendere l’uguale libertà d’altri e la sua umanità non può che scaldarsi nell’ambiente della baracca, alle infuocate parole dell’anarchico fiorentino Pietro Vasai (E. Pea, Il servitore del diavolo, Milano, 1931). P. conosce, dunque, l’anarchia come operaio emigrato, consapevole, per averle sperimentate, della miseria e dell’ingiustizia, con una logica non diversa da quella che guida verso il circolo anarchico Delenga Carthago, in patria, Lorenzo Viani. Un’anarchia che va a soprammettersi ad un substrato che il versiliese ha captato nell’ambiente d’origine, rivolta soprattutto a condannare lo sfruttamento sociale e la logica del privilegio. Ad Alessandria P. entra in contatto con il gruppo Massa e Carrara, composto da esuli libertari, di cui fanno parte tra gli altri Giuseppe Masnadi e Galileo Palla. Scrive Silvio Guarnieri: “la frequentazione della Baracca Rossa e dei suoi ospiti, esuli ribelli e sradicati, aveva avvicinato P. alle ideologie rivoluzionarie, all’anarchia come al socialismo ma anche qui la componente anarchica doveva risultare e non solo perché si innestasse a quanto già in lui costituiva un qualche patrimonio, ideologico e sentimentale ma proprio in quanto da quegli occasionali compagni egli doveva apprendere e confermare in sé la necessità anzittutto di una difesa della propria identità, anche della propria personalità di fronte alle minacce ed alle offese di un potere prevaricante; ed il senso di essere solo in tale difesa ed in questa solitudine si esaltava la convinzione di una propria eccezionalità con suggestioni derivate se non da Stirner perlomeno da Bakunin (S. Guarnieri, La trilogia di Moscardino, «Il Ponte», Firenze, lug.-ago 1978, p. 875). Ad Alessandria P. incontra Giovanni Leone e Enrico Thuil e Giuseppe Ungaretti. Queste amicizie lo sollecitano a formarsi una cultura da autodidatta: è il tempo delle letture disordinate e della conoscenza della Bibbia, meglio, della Bibbia tradotta dal lucchese Giovanni Diodati, il teologo ribelle condannato per eresia dalla Repubblica di Lucca. Dopo un primo rientro in Italia nel 1901, presumibilmente per sottoporsi alla visita di leva (verrà riformato per una menomazione all’occhio sinistro), torna in Egitto dove avvia un commercio di marmi. Dal 1908, giustificati i viaggi dagli affari, rientra nel Paese con una certa frequenza, trovandosi di fronte ad una realtà diversa da quella lasciata al momento dell’espatrio: la stessa cultura da maniere di un classicismo anacronistico aspira ad investire un più vasto campo d’interessi, non ultimi quelli sociali. Dall’esaltazione di Carducci si passa all’esaltazione di Shelley, l’ateo bruciato sulla spiaggia di Viareggio (sull’esaltazione della figura di S. in chiave rivoluzionaria si vedano i corsivi de «Il Progresso», nov. 1890 fino al mar. 1891 e il «XX Secolo», 15 nov. 1891, che dà risalto, in occasione dell’erigendo monumento a S., all’appello inviato dal poeta nel ’19 ai lavoratori inglesi in seguito alla repressione degli scioperi di Newcastle ordinata dal ministero Castlereagh); si formano circoli di studi sociali e si organizzano manifestazioni di protesta come quella promossa per l’assassinio di Francisco Ferrer nel 1909 che vede tra i protagonisti più accesi Lorenzo Viani. Così P. intreccia nuovi legami in patria. È il tempo della Repubblica d’Apua intorno alla quale si stringono alcuni degli uomini più rappresentativi di quel nuovo clima politico e culturale che va trasformando la realtà della Versilia e dell’Apuania. Le repubblica che, nata dalla fantasia di Ceccardo-Roccatagliata Ceccardi si rifà all’antica virtus degli apuani e alla loro lotta contro l’oppressione di Roma, rievocata dallo stesso Ceccardo nei sonetti dell’Apua mater, accoglie nelle sue file, con Ceccardo, oltre lo stesso P., Lorenzo Viani, Giuseppe Ungaretti, Moses Levy, Spartaco Carlini, Giorgio Brissimsakis, Mario Bachini, Luigi Campolonghi, Vico Fiaschi, Peppino Chimico, Torquato Pocai, Manfredo Giuliani, Ubaldo Formentini, Italo Sottini, Luigi Salvatori. Il gruppo si sfalderà con l’entrata del Paese in guerra. A conflitto concluso il versiliese si stabilisce definitivamente a Viareggio, dedicandosi all’attività di scrittore ed occupandosi di teatro come impresario. Consolidatosi il fascismo, è costretto a subire le persecuzioni di alcuni rappresentanti locali del regime, in particolare di Carlo Scorza. Malgrado le comprensibili difficoltà (sebbene ci siano atestazioni di stima da parte di alcuni fascisti: Amicucci, direttore della «Gazzetta del popolo», Ciano, Bottai e Bolzon), P. continua nella sua attività. L’aderenza dell’opera peiana ad uno spaccato circoscritto non elimina il riferimento del verisiliese ad una rea1tà più ampia, quella del tempo in cui vive, funestato da due guerre e attraversato dal fascismo. Dai primi versi delle Fole (lndustria Grafica, Pescara 1910) all’ultima pagina (Mattinata a Maria, in «L’Approdo Letterario», 10 dic. 1959, postumo) l’uomo di P. è diviso tra una realtà che si presenta ostile e l’altra desiderata e sognata felice e potrebbe esserlo se solo l’individuo sapesse comprendere, se avesse capacità di volere e di indirizzare la propria forza nella giusta direzione. Nell’ottobre del ’43 P. lascia Viareggio trasferendosi a Lucca ma, insidiato da sospetti sulla sua posizione antifascista e sull’amicizia con uomini che hanno scelto la lotta partigiana (si veda la testimonianza di Marco Carpena, editore in Sarzana, in Dedicato a Enrico Pea, Sarzana, 1980), è costretto a rifugiarsi a Lammari prima e poi a Massa Macinaia (Storia della fuga, in «La Fiera letteraria», 28 giu. 1953). Muore a Barga (LU) l’11 agosto 1958. (R. Ciampella Bertolucci)

Fonti

Bibliografia: Scritti su P.: A.Cajumi, Enrico Pea e la guerra, «La Stampa», 25 set. 1947; A. Borlenghi, Vita in Egitto di Enrico Pea, «La Fiera letteraria», 2 giu. 1953; E. Travi, Umanità di Enrico Pea, «Vita e pensiero», 1965; S. Salvestroni, Enrico Pea: fra anarchia e integrazione, Firenze, 1976; R. Bertolucci, Pea uomo di Versilia, Viareggio, 1978; R. Baldassari, La poesia di Enrico Pea, «Il Ponte», Firenze, lug.-ago. 1978; A. Barsotti, Il teatro novecentesco di Enrico Pea e i maggi, ibidem; S. Guarnieri, La trilogia di Moscardino, ibidem; Pea vent’anni dopo, Sarzana 1978; Dedicato a Enrico Pea , Sarzana 1978.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Mattia Domenico e Giuseppina Gasperetti

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

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