PASTICCIO, Giuseppe
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- PASTICCIO, Giuseppe
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Sestri Levante
- Data di nascita
- 13/03/1908
- Luogo di morte
- Siderno
- Data di morte
- 15/05/1989
Attività e/o professione
- Qualifica
- Pescatore
Nazionalità
- Italiana
Biografia / Storia
- Nasce a Sestri Levante (GE) il 13 marzo 1908 da Fortunato e Carmela Muzio, pescatore. Si avvicina giovanissimo alle idee anarchiche, in occasione di un comizio di Malatesta a Piombino, durante l’occupazione delle fabbriche del 1920. Il 12 maggio 1932 è arrestato per attività antifascista e assegnato a cinque anni di confino. A Ventotene si distingue per il suo temperamento irriducibile e sconta due condanne a Poggioreale. Assegnato a S.Stefano stringe rapporti con Virgilio Antonelli e Alfonso Failla; anche qui subisce una condanna per infrazione al regolamento.
Nel giugno del 1934 viene trasferito alle Tremiti; qui aggredisce un commissario di polizia e viene condannato a due anni di carcere che sconta nel carcere di Manfredonia. Scontata la pena viene assegnato dapprima a Ustica, poi a Brancaleone, Taurianova e infine a Limbadi. In questo periodo subisce nuove condanne e sconta brevi periodi in carcere. A Brancaleone la sua compagna Concetta gli da il primo figlio, Mario.Terminato il confino, nel luglio del 1940 Pasticcio viene internato, dapprima a Palmi, poi di nuovo a Ustica, a Pisticci, a Manfredonia (dove conosce Carlo Stanchi e Vincenzo Toccafondo) e a Cancellara.
Liberato nell’agosto del 1943 viene trasferito a Sestri Levante. Qui partecipa alla lotta partigiana nella brigata Longhi della divisione Coduri, con il nome di battaglia di Libero. Arrestato il 20 agosto del 1944 viene inviato in Germania, dapprima al campo di lavoro della Bayer, poi a Lugdivinsawe e poi a Schait. Di qui riesce a fuggire e a tornare in Italia. Pasticcio arriva a Milano nel febbraio del 1945 e qui entra in contatto con la 40ª BGT SAP Matteotti. Dopo la Liberazione rientra a Sestri Levante nel maggio del 1945 e viene proposto come rappresentante libertario nel CLN cittadino.
Nel dopoguerra lavora presso i Cantieri Navali di Riva Trigoso e viene eletto nella Commissione interna dello stabilimento. Ottenuto il passaporto emigra in Francia dove risiedono i familiari che non vede dal 1922. Nel 1948 è condannato dalla Corte d’assise di Genova a tre anni di reclusione per detenzione di armi e altri reati comuni oltre a sei mesi per espatrio clandestino. Arrestato nel luglio del 1950 viene incarcerato a Volterra. Dopo 18 mesi di reclusione viene liberato e ritorna in Francia. Agli inizi degli anni ’70 ritorna in Italia e, a Genova, fonda il circolo anarchico “P. Gori”, aprendolo ai giovani che si avvicinano al movimento. All’inizio degli anni ’80 si trasferisce a Siderno, dove muore il 15 maggio del 1989. (G. Barroero)
Fonti
Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Istituto Storico per la Resistenza in Liguria, Fondo CLN; Arolsen Archives. https://arolsen-archives.org, ad nomen; Archivio “Famiglia Berneri e Aurelio Chessa” – Reggio Emilia, Lettera di P. ad Aurelio Chessa del 1981.
Bibliografia: A. Berti-M. Tasso, Storia della divisione Garibaldina “Coduri”: la Resistenza nel Tigullio e nel suo entroterra, Genova, s.n.t., 1982; F. Bertolucci, Gli anarchici italiani deportati in Germania durante il Secondo conflitto mondiale, «A : rivista anarchica», aprile 2017, pp. 63-98.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
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