PARRINI, Audiberto Icilio Ugo

Tipologia Persona
Tomba di Icilio Parrini e famiglia, cimitero d'Alessandria d'Egitto (Fotografia di C. Paonessa)
Tomba di Icilio Parrini e famiglia, cimitero d'Alessandria d'Egitto (Fotografia di C. Paonessa)

Intestazione di autorità

Intestazione
PARRINI, Audiberto Icilio Ugo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Livorno
Data di nascita
27/08/1850
Luogo di morte
Alessandria d'Egitto
Data di morte
14/01/1906

Attività e/o professione

Qualifica
Tipografo

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Livorno il 27 agosto 1850 da Enrico e Anna Zambelli, tipografo. Nel 1849 il suo babbo prende parte alla sfortunata resistenza, opposta dai livornesi all’esercito austriaco, al termine della quale i soldati asburgici passano per le armi oltre 300 patrioti. P. emigra agli inizi del 1871 ad Alessandria d’Egitto, dove gli echi della Comune di Parigi, come lui stesso ricorda in L’anarchismo in Egitto (Un vecchio, «La Protesta Umana», S. Francisco, 9 gen. 1904, altro pseudonimo usato da P. nella sue varie collaborazioni alla stampa libertaria è L’Orso), lo inducono a prendere posizione a favore di Garibaldi contro Mazzini. Tornato in Italia, è di nuovo in Egitto nel 1875, quando aderisce al circolo mazziniano “Pensiero ed Azione”, “unicamente per farvi propaganda socialista”. Collegato a Luigi Castellazzo e promotore di una sottoscrizione in favore degli internazionalisti, condannati a Roma, diviene presidente del circolo, al posto del defunto Ottolenghi, e propone di cambiarne il programma, aderendo ai principi internazionalisti e socialisti, ma il suo tentativo viene bocciato ed egli si ritira dall’associazione, insieme a Giovanni Urban, Giacomo Costa e Giuseppe Messina, per dar vita al primo nucleo della sezione internazionalista, che si fonde nel 1876 con un altro raggruppamento di internazionalisti, costituito da Carlo Bertolucci, Fortunato Boteghi e altri rivoluzionari italiani sfuggiti alla repressione seguita ai moti del 1874 e giunti sulle sponde del Nilo da qualche mese. Nel 1877 P. fonda, insieme a Giuseppe Messina e a Giacomo Costa, «Il Lavoratore», che, uscito in febbraio per soli tre numeri e soppresso dalle autorità, è seguito in aprile da «Il Proletario». P. collabora con Errico Malatesta, che nel settembre 1878 è giunto in Egitto, accompagnato da Luigi Alvino e Guglielmo Sbigoli, ma la loro propaganda e soprattutto l’eco dell’attentato di Passannante inducono il consolato italiano a premere sul governo locale, ottenendo l’arresto di Malatesta, di P. e di tutti gli anarchici e la loro espulsione dal paese. Rifugiatosi al Pireo, P. rientra in Egitto dopo un mese, ma ne viene subito cacciato ed è costretto a riparare a Costantinopoli, dove dà vita, insieme a Giacomo Costa, ad alcuni circoli libertari. Tornato in Egitto nel 1880, è il principale promotore dell’unificazione dei gruppi anarchici di lingua italiana e il fondatore di una tipografia clandestina, insieme al pisano Oreste Falleri. In seguito costituisce un Circolo europeo di studi sociali e sostiene, insieme a Malatesta e agli altri anarchici di Alessandria, la sommossa “arabista”, che gli inglesi soffocano nel sangue dall’11 al 15 luglio 1882, bombardando Alessandria d’Egitto e massacrando 25.000 civili. Rientrato in Italia, P. si schiera da Livorno, insieme a Pilade Tocci, Luigi Melio, Giovanni Garzelli e altri internazionalisti, contro le scelte “possibiliste” di Andrea Costa, firmando una lettera circolare Ai socialisti di Ravenna, e conferma la sua scelta, sottoscrivendo la circolare-annuncio del giornale «La Questione Sociale», diretto da Malatesta, che appare a Firenze nel 1883. Accusato di “manifestazione sediziosa”, viene condannato, il 18 marzo 1884, dal Tribunale penale di Firenze a 4 mesi di carcere e a un anno di vigilanza speciale per aver portato una bandiera rossa alla commemorazione della Comune di Parigi, svoltasi nel capoluogo toscano. Il 19 settembre 1884 subisce un’altra condanna, da parte dello stesso Tribunale, a 30 mesi di reclusione per offesa alle leggi e al diritto di proprietà ed apologia di delitti, e il 15 dicembre 1885 si vede infliggere un mese di detenzione per aver violato la vigilanza speciale, allontanandosi arbitrariamente da Livorno. Emigrato illegalmente in Francia, viene denunciato per due volte dalle autorità italiane alle commissioni provinciali per l’ammonizione politica, ma le misure non hanno corso, perché è all’estero. Stabilitosi a Marsiglia e accusato di “esimizione”, viene condannato dal Tribunale della città focese a 6 giorni di carcere il 20 novembre 1888 per essersi opposto con la forza all’arresto di un certo Frullini. Espulso dalla Francia (con decreto dell’11 dicembre), ritorna in Egitto, accentuando le sue posizioni individualiste: “non più organizzazioni artificiali, non più discipline, non più programmi determinati ma una libertà assoluta dei compagni di fare quello che ciascuno meglio credeva”. Tale intransigenza porta P. a scontrarsi con lo stesso Malatesta, nell’aprile 1897, sulle pagine de «L’Agitazione» di Ancona, a proposito dell’attentato di Henry al Caffè “Terminus” di Parigi, commesso due anni prima, perché egli propugna, nella polemica, la legittimità di tutti gli atti di ribellione. Intanto, nella città egiziana, il rafforzamento della comunità anarchica in seguito agli arrivi del livornese Francesco Cini, del fiorentino Pietro Vasai e di altri militanti, suscita le preoccupazioni del consolato italiano, che ordisce una provocazione contro gli anarchici, fabbricando delle bombe e introducendole in casa di P., del giornalista fiorentino Ugo Polli e di Tesi, che vengono tratti in arresto e accusati di associazione a delinquere e apologia di reato. Le bombe sarebbero dovute servire per un attentato contro il Kaiser Guglielmo II di Germania, in visita a Istanbul e a Gerusalemme. Nel processo che segue, P. dimostra la propria innocenza e smaschera il console Bazzani, che, giudicato a Ancona per i reati commessi, viene condannato a 7 anni di carcere. Il primo febbraio 1900 P. scrive un articolo sullo sciopero dei sigarettai del Cairo per «L’Aurora» di Paterson e l’8 novembre viene schedato dalla Prefettura di Livorno. Il “cenno” biografica ricorda che “per le estese conoscenze acquistate fra i suoi correligionari nel lungo tempo di sua professione di fede ha molta influenza tanto nel Regno che all’estero, ove ora si trova. In patria tenne corrispondenza con gli anarchici delle provincie toscane, di Marsiglia, di Lione, Bastia, Barcellona e da New York coi noti Cini Tommaso e Grazzini Virgilio”. Lo stesso anno P. fonda un Circolo libertario al Cairo, del quale faranno parte molti anarchici italiani e stranieri, e nel 1901 avvia una sottoscrizione perché sia spedito nella capitale egiziana il giornale anarchico «La Nuova civiltà», redatto a Buenos Aires da Alessandro Scopetani. L’arrivo ad Alessandria d’Egitto di Roberto D’Angiò, che rilancia la propaganda pe un anarchismo “organizzatore” e federalista, pubblicando «L’Operaio» (1902-’03), scatena una polemica con gli antiorganizzatori e gli “individualisti”, capitanati da P. (cfr. 4 anni in Egitto. Ricordi di Roberto D’Angiò, «Il Libertario», n. 99, 22 giu. 1905), che nel 1903 si fa portavoce dell’individualismo più intransigente, riaffermando nel periodico «Il Domani» (1903) “l’assoluto individuale e il totale rifiuto del metodo associativo”. Al giornale, che P. redige insieme a Romolo Garbati, dà il proprio apporto anche la giovane Leda Rafanelli. P. collabora (Anarchia, firmato Un vecchio) anche al numero unico, di indirizzo individualista, «La Favilla» di Bahia Blanca (Brasile), che esce l’11 novembre, e alla già citata «La Protesta umana» di San Francisco. La polemica tra gli “individualisti” e gli organizzatori prosegue e non vale a placarla nemmeno l’arrivo di Pietro Gori, che tra il febbraio e il marzo del 1904 tiene in Egitto un ciclo di conferenze. P. continua ad essere spiato dalla polizia, che registra le gravi condizioni di miseria, in cui vive, e le sue capacità di esprimersi in greco, spagnolo, arabo, francese e anche un po’ in rumeno. Ricoverato nell’ospedale Mansura di Alessandria d’Egitto, l’anarchico livornese vi si spegne il 14 gennaio 1906. Sulle pagine della «Cronaca Sovversiva» Luigi Galleani gli rende un sincero omaggio, ricordando “l’impeto delle sue collere generose” e la sua determinazione di fronte “ai birri che l’ammanettavano, fanciullo ancora, per le vie della natia Livorno… al console romano che, architettando in Alessandria il famoso attentato anarchico contro Guglielmone… lo condannarono, ma dalle luride carceri di Moharrem Bey tornò alla lotta più indomito che mai”. Molti anni dopo Enrico Pea nel suo Vita in Egitto tratteggia così la figura di P., colorandola di una certa vena leggendaria: “grande seminatore” delle idee libertarie “parla per sentenze e leva in aria il dito medio al posto dell’indice che gli manca, alla mano destra. È segaligno e ride poco. Passa per uno spirito strano. Da ragazzo mangiava più libri che pane”. (F. Bertolucci - F. Bucci - M. Gragnani - N. Musarra)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; L. Galleani, Icilio Ugo Parrini, «Cronaca Sovversiva», Barre, Vt., 10 feb. 1906, ora in Figure e figuri, Newark 1930, pp. 46-47.

Bibliografia: E. Pea, Vita in Egitto, Milano 1949, p. 76; E. Zoccoli, L’anarchia, Torino 1907, pp. 356-357, 439-440; L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo, vol. 1 t. 1. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati in Italia (1872-1971), Firenze 1972; d., Bibliografia dell’anarchismo, vol. 1 t. 2. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati all’estero (1872-1971), Firenze 1976, ad indice (in particolare cfr., Appunti per una storia dell’anarchismo italiano in Egitto, pp. 281-288); P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta, Milano, 1969 e Id., Storia degli anarchici italiani nell’epoca degli attentati, Milano, 1981, ad indicem; F. Bucci. C. Carboncini. M. Lenzerini, “Invece di scansare le pattuglie, li vanno incontro senza timore…”. Cronache del Risorgimento a Massa Marittima, a Scarlino e dintorni, Follonica 1998, p. 103.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Enrico e Anna Zambelli

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

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