PAPPINI, Romualdo
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- PAPPINI, Romualdo
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Torino
- Data di nascita
- December 16 1863
Biografia / Storia
- Nasce a Torino il 16 dicembre 1863 da Ferdinando e Tersa Bianco, meccanico. Secondo la Prefettura torinese, P. “incarna il vero tipo dell’anarchico cinico, audace, pericoloso”. Renitente alla leva, nel dicembre 1883 viene condannato a 3 mesi di carcere. Durante il servizio militare poi, dopo aver raggiunto il grado di caporale, viene degradato per le sue idee sovversive ed assegnato alla 1a compagnia di disciplina di stanza a Venezia. Dopo il congedo, ritorna a Torino e viene più volte arrestato “quale ozioso e vagabondo”. Nel 1887 si trasferisce in Francia, si arruola nella Legione straniera e firma per cinque anni, ai quali va aggiunto un sesto passato in galera per rifiuto d’obbedienza. E proprio in Francia P., secondo quanto egli stesso ebbe ad affermare, completa la sua “educazione” anarchica. Ammiratore di Ravachol, impara la fabbricazione di marmitte esplodenti, riuscendo a perfezionare “quelle invenzioni dinamitarde”. Alla fine del 1893 viene espulso dalla Francia e rientra a Torino, dove si dedica attivamente alla propaganda anarchica e alla “spiegazione dei metodi di composizione degli ordigni esplodenti”. Agli inizi del ’94 tiene addirittura una conferenza alla barriera di Lanzo sulla fabbricazione di tali ordigni, “promettendo di svolgere in successivi incontri tutto l’Indicateur anarchiste, ossia di esporre il formulario completo sulla fabbricazione delle bombe” (D. Marucco, Processi anarchici a Torino tra il 1892 ed il 1894, Anarchici e anarchia nel mondo contemporaneo, Torino 1971, p. 239.). Nel marzo 1894 viene coinvolto nell’affaire Malato, processato con Gribaldo, Marchello, Alberto Guabello, Sogno, Conelli, Stura, Capisano, Gouthier, Alasia, ecc. e condannato a 14 mesi e 20 giorni di reclusione con l’aggiunta di un anno di vigilanza. Tra i documenti sequestratigli, oltre ad una foto di Ravachol con la massima “Se vuoi essere felice, impicca, per Dio, il tuo padrone”, vengono rinvenuti un opuscolo francese con il progetto di distruzione dell’Opera, la traduzione autografa de L’Indicateur anarchiste con varie “ricette di esplodenti e micce, un quaderno con alcune pagine manoscritte intitolate Svolgimento delle teorie anarchiche nella massa lavoratrice”, nonché diversi numeri de «La Révolte», «L’Insurgé», «Le Père Peinard». Scontata la pena, P. viene assegnato al domicilio coatto per 2 anni e tradotto a Tremiti, dove è coinvolto nei fatti del 1° marzo 1896, in occasione dei quali viene ucciso Argante Salucci. Il suo comportamento nell’occasione gli procura una condanna a 15 mesi per trasgressione agli obblighi del coatto, resistenza e lesioni, che sconta in parte immediatamente. Quando nel novembre 1896 viene prosciolto condizionalmente, P. lascia l’Italia imbarcandosi alla volta dell’Argentina, inseguito da un mandato di cattura per non aver scontata l’intera pena. Nell’aprile 1900, rientrato clandestinamente nel Regno, viene arrestato e tradotto in carcere per estinguere la rimanente pena. Una volta libero, nel 1901, manifesta propositi di ravvedimento e si trasferisce a Tangeri, in Marocco, “munito di una commendatizia del regio Prefetto per il regio Ministro in quella città”. A Tangeri si iscrive al Circolo operaio socialista, in realtà Centro obrero socialista, perché in larga misura composto di spagnoli, partecipando alle varie iniziative, “ma alle prese, sempre, colla miseria”. Nel 1903 il Consolato di Barcellona informa di una circolare giunta da Tangeri e firmata da P. che annuncia la creazione di un Comitato internazionale di difesa a favore degli operai “vittime dell’odio autoritario e della borghesia”, che altro non sarebbe che il Centro obrero, in stretto contatto con gli anarchici dell’Andalusia e della Catalogna. Nel 1905 P., essendosi sposato con una “spagnola d’onorata famiglia” ed avendone avuto dei figli, si dedica al lavoro e si allontana dal Centro obrero. Nel 1906 pare sia riuscito a crearsi una discreta posizione, diventando commesso viaggiatore interessato agli utili di una “rispettabile Ditta Belga”. Il che convince le autorità italiane che “sia ormai tra i soddisfatti; e alieno dai sovversivi propositi onde, povero, sentì o già subì l’influenza”. S’ignorano data e luogo di morte. (M. Antonioli)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archvio dello Stato - Torino, Sezioni riunite, Questura, Categoria A, Rapporti di indole politica (Anarchici) 1894-95, f. 2.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Ferdinando e Tersa Bianco
Bibliografia
- 2004