PANIZZA, Attilio

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
PANIZZA, Attilio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Milano
Data di nascita
April 7 1858
Luogo di morte
Londra

Biografia / Storia

Nasce a Milano il 7 aprile 1858 da Giovanni (il nome della madre non è menzionato), marmista e scultore. P. passa, nel corso degli anni Ottanta, attraverso l’esperienza della Federazione dell’Alta Italia dell’Internazionale e del Partito operaio italiano. Nel dicembre 1880 partecipa, a Chiasso, al congresso dei “socialisti dell’Alta Italia” e, appena ventiduenne, gli viene affidata la Sezione Propaganda della Federazione (altrimenti detta Confederazione) socialista dell’Alta Italia. Nel dicembre 1884 la sua firma compare, accanto a quelle di Costantino Lazzari, Giuseppe Croce, Augusto Dante, Emilio Kerbs, in una lettera che il gruppo dirigente del poi invia ad Andrea Costa a proposito delle convenzioni ferroviarie. Nella seconda metà degli anni Ottanta P. si sposta frequentemente tra Milano e Lugano tenendo contatti tra i diversi gruppi. Cabrini, che lo incontra nel 1886 al Circolo di studi sociali milanese, lo descrive come uno dei “soci migliori per attività e ingegno. Strana figura di artista e di sognatore! [..] un vero mistico dell’anarchia» (La primavera dell’esule, Milano, Alibrandi, 1910). Dal luglio del 1886, secondo le autorità consolari italiane, P. sembra essersi trasferito in Ticino, ma la sua presenza in Italia è frequente, tanto da essere considerato uno dei militanti più attivi del milieu anarchico milanese. Significativo agli inizi del 1888 uno scambio di lettere aperte sulle colonne de «Il Fascio operaio» con Antonio Sasso, da poco socialista e non ancora anarchico (A. Sasso, Lettera aperta ai Compagni del Circolo Socialista di Milano, 21-22 genn. 1888 e A. Panizza, Lettera aperta in risposta a quella del compagno Sasso, 11-12 febbr. 1888). Nel luglio dello stesso anno P. tiene a Vercelli “una splendida conferenza trattando della Questione economica con ricchezza di argomenti e di esempi nuovi e con piacevole e calma serenità di parola”. In settembre, quando, esaurita l’esperienza unitaria del Circolo Socialista milanese, nasce il Circolo Comunista Anarchico, è P. a tenere la conferenza inaugurale come è sempre P. a illustrarne il programma in un successivo contraddittorio con Emidio Brando, Costantino Lazzari e altri (cfr. «La Questione sociale» del 2 e del 23 settembre 1888). Segnalato come uno degli esponenti di maggior rilievo del gruppo “Avanguardia”, in particolare dell’area attorno a Porta Nuova, nel maggio-giugno 1889 viene processato, insieme con una trentina di anarchici (tra i quali Italo Bianchi, Carlo Crivelli, Ambrogio Galli, Dante Fiocchini), “per associazione di malfattori” e “per diffusione di stampati eccitanti alla ribellione”. Diventato uno dei principali animatori del gruppo anarchico di Lugano, è tra gli organizzatori del congresso di Capolago (gennaio 1891) e tra i promotori del Circolo “Humanitas”. In stretti rapporti con Pietro Gori, P. pubblica ne «L’Amico del popolo» del 23 gennaio 1892 El danee di alter, una poesia in milanese in cui esalta la fede nell’anarchismo “nel pu splendid ideal!/ Inscì giust! inscì moral!”, mentre nel n. u. «L’Amico del popolo» del 29 maggio seguente appare il suo Canto dei malfattori. Inserito anonimo all’interno di un articolo dal titolo I malfattori, il notissimo canto (“Ai gridi ed ai lamenti/ di noi plebe tradita...”) verrà attribuito per la prima volta a P. ne Il Canzoniere dei ribelli, pubblicato a Berna da Carlo Frigerio nel 1899. Nel 1893 P. si trasferisce a Lucerna, dove è addetto ai lavori statuari dell’Accademia e proprio per la sua attività riesce a ottenere la revoca di un primo decreto di espulsione per reato di propaganda anarchica. Partecipa così in rappresentanza degli anarchici italiani, con Amilcare Cipriani e Luigi Molinari, al Congresso socialista internazionale di Zurigo, nell’agosto. Nel 1894 è a Lugano, quando Gori ripara nella città ticinese, ed è molto attivo in una sorta di servizio di sorveglianza nei suoi confronti dopo il misterioso attentato da questi subito il 15 settembre. Poco dopo si trasferisce però a Zurigo, evitando l’espulsione che colpisce i “cavalieri erranti” e li trascina al nord. Tornato agli inizi del 1896 a Lugano, l’anno successivo è a Lucerna non riuscendo però questa volta ad evitare l’espulsione dal Cantone. “Il fatto è che Panizza, intelligente ed attivo com’è, è riuscito colla sua propaganda a popolarizzare le idee socialiste anarchiche tra questi lavoratori, che del socialismo in genere e dell’anarchia in particolare avevano idee confuse ed erronee”(Da lettere e cartoline, «L’Agitazione», 30 luglio 1897). Particolarmente impegnato contro “l’infame progetto di legge sul domicilio coatto”, viene eletto nella Commissione incaricata di promuovere l’agitazione tra gli italiani residenti in Svizzera. Di nuovo a Lugano, nell’ottobre 1898 viene espulso dalla Confederazione, consegnato a Chiasso alle autorità italiane e di qui inviato a Lampedusa al domicilio coatto per tre anni, secondo una ordinanza del settembre 1894. Prosciolto condizionalmente nella primavera del 1899, P. rientra di nuovo in Canton Ticino, viene arrestato nel giugno e tradotto ancora una volta a Chiasso. Nel frattempo la polizia sequestra, presso l’abitazione della sorella, una valigia con libri e carte affidati a P. da Malatesta prima dell’evasione dal domicilio coatto. Si tratta di “libri scientifici, in Italiano, in Inglese e Francese, giornali ed opuscoli anarchici e diversi manoscritti, tra cui lettere di compagni di fede dirette al Malatesta stesso negli ultimi tempi del suo soggiorno in Ancona e durante la relegazione a Lampedusa”. La permanenza di P. a Milano è breve. Infatti nel luglio lascia la città alla volta di Londra, dove risiederà sempre fino alla morte. Nel settembre 1902 firma, con Enrico Carrara, Silvio Corio, Giovanni ed Enrico Defendi, Carlo Frigerio, Errico Malatesta, Giulio Rossi, Felice Felici, ecc. la circolare-annuncio del periodico «La Rivoluzione sociale», a cui collabora firmandosi A.P. Secondo Virgilio tuttavia già nel 1903 P. sarebbe “stanco di essere anarchico”. Rientrato in Italia nel dicembre 1908, P. riparte alla volta della capitale britannica nel marzo successivo. Da allora la polizia italiana non avrà più notizie e quando si interesserà ancora di lui nel 1925, riceverà la comunicazione della sua morte, avvenuta a Londra il 15 aprile 1919. (M. Antonioli)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Bibliografia: A. Cabrini, La primavera dell’esule, Milano, 1910; G. Manacorda, Il movimento operaio italiano attraverso i suoi congressi, Roma, 1963; L. Briguglio, Il Partito operaio italiano e gli anarchici, Roma 1969; G. Cervo, Le origini della Federazione socialista milanese, in Il socialismo riformista a Milano agli inizi del secolo, a c. di A. Riosa, Milano 1981; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani nell’epoca degli attentati, Milano, 1981, ad indicemStoria del socialismo italiano, vol. 2, Torino, 1998, ad indicem; M. Binaghi, Addio, Lugano bella, Locarno 2002, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giovanni

Bibliografia

2004

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Collezione

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