PALMARELLA, Vincenzo
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- PALMARELLA, Vincenzo
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Napoli
- Data di nascita
- June 14 1879
- Luogo di morte
- Roma
Biografia / Storia
- Nasce a Napoli il 14 giugno 1879 da Giovanni e Pagliarulo Annunziata, imbianchino. Nel 1904, quando scrive lo Statuto d’una ideale repubblica sociale, ha alle spalle trenta mesi di prigione. Il 21 novembre 1905, fermato mentre vende due pistole, si fa cinque mesi di carcere a Roma, poi chiede di fermarsi nella capitale, poiché, scrive, non è un delinquente, ma un anarchico che ama “l’incivilimento e l’emancipazione dei popoli”. Spedito a Napoli, rifiuta la “prigione senza sbarre” di vigilato di Pubblica sicurezza, fugge e fa propaganda anarchica. Catturato a Roma il 6 luglio 1906 gli vengono sequestrate alcune lettere di compagni e appunti con frasi ingiuriose per il re e il papa e a novembre è inviato a Ustica dove sconta una condanna a cinque anni di domicilio coatto. Nel marzo 1908 gli sequestrano opuscoli di Fabbri e Merlino, ma è assolto dall’accusa di propaganda sovversiva. Mesi dopo scrive e fa firmare ai compagni una protesta contro il domicilio coatto e finisce in isolamento a Santo Stefano per due mesi. Passato a Favignana e liberato per motivi di salute, il 27 agosto 1910 accusa la legge di obbligarlo alla fuga, beffa tre agenti e fugge a Roma col falso nome di “Giuseppe Moretti”. Sorpreso a Napoli nel giugno 1911 e punito con due mesi di carcere per la sorveglianza violata, sconta la pena, chiede il condono della vigilanza e si dilegua. La richiesta, ammette il Ministero, ha base legale - P. non compie reati da tempo - ma il prefetto di Napoli gela la speranza: non ha i requisiti per ottenere i benefici di legge. Fermato il 5 novembre 1911, va avanti così, tra fughe e brevi arresti, fino al 12 ottobre 1917, quando, in circostanze oscure, è condannato a quattro anni di carcere per mancato omicidio. Torna a Napoli il 24 giugno 1926, dopo cinque anni di domicilio coatto a Pantelleria, vigilato di Pubblica sicurezza, disoccupato e perseguitato dai fascisti. L’8 novembre, mentre la polizia indaga su contatti con Malatesta, si dilegua. Il vagabondaggio, la mendicità, punita dal regime come “questua vessatoria”, i piccoli furti pagati con la galera sono i tristi compagni della sua strenua rivendicazione di libertà. Ammalatosi, il 10 gennaio 1930 passa dall’ospedale a Lampedusa per tre anni di confino. Aggravatosi, sfugge ancora alla vigilanza, ma è l’ultima fuga. Il 25 novembre 1931, quando è liberato per ragioni di salute, la sua battaglia è conclusa: muore a Roma il 20 marzo 1932. (G. Aragno)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Giovanni e Pagliarulo Annunziata
Bibliografia
- 2004