PAINI, Adelino

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
PAINI, Adelino

Date di esistenza

Luogo di nascita
Parma
Data di nascita
17/05/1888
Luogo di morte
Parma
Data di morte
26/05/1950

Attività e/o professione

Qualifica
Calzolaio

Nazionalità

Italiana

Biografia / Storia

Nasce a Parma il 17 maggio 1888 da Giuseppe e Carolina Allodi, calzolaio. Frequenta solo le prime classi elementari. Fin da giovane Paini si avvicina agli ambienti anarchici e sovversivi, ma anche marginali e sottoproletari dove è conosciuto come “Dino” (altri pseudonimi o soprannomi usati da sono: “Pinoto” (o “Pinotto”) e “Carégä”). Nel novembre del 1903 è arrestato a Milano per motivi di Pubblica sicurezza e rimandato a Parma con foglio di via obbligatorio. Nel febbraio del 1904 ha un violento diverbio con un sacerdote e viene denunciato perché “usa violenze, minacce, oltraggiandole, alle Guardie che lo arrestano”.

Paini prende parte attiva allo sciopero generale del settembre del 1904 e a quello del 1° maggio del 1906. In questi anni riporta condanne per reati comuni e viene schedato come anarchico. Nell’ottobre del 1908 Paini viene arruolato in fanteria, ma poco dopo diserta nell’aprile del 1909. Rifugiatosi in Svizzera, viene espulso e, arrestato al confine nel maggio di quell’anno, sconta un anno di carcere militare. Al termine della pena viene reintegrato nel reggimento, ma nel gennaio del 1912 viene riformato perché “affetto da psico-nevrosi istero epilettica”.

Nel febbraio del 1913 Paini è a Nizza, ma poco tempo dopo si trasferisce a Savona dove si occupa stabilmente presso la calzoleria Ferretti. Qui, negli anni successivi, entra a far parte del gruppo “P. Gori” insieme a L. Gamba, G. De Ceglie, Segatta e altri, e in seguito a U. Marzocchi. Nel 1920, Paini è nuovamente a Parma, ma ritorna a Savona nel novembre del 1921.

Nel 1924 deve riparare in Francia, insieme a Marzocchi, e si stabilisce a Marsiglia. Viene iscritto in “Rubrica di frontiera”. Nel 1926 è a Parigi dove frequenta gli ambienti dell’emigrazione antifascista italiana. Nel 1927 si trasferisce a Versaille. Nel novembre del 1930, è a Bruxelles dove milita nel gruppo anarchico degli emigrati italiani. È il periodo più intenso dell’attività politica di Paini; nel 1932 una nota del Ministero dell’interno segnala che Paini “è da considerarsi per la sua attività particolarmente pericoloso”, viene richiesta la sua iscrizione nel «Bollettino delle ricerche».

Nel giugno del 1933, sempre secondo il Ministero degli interni, scoppia una polemica nel gruppo italiano sul mancato appoggio a Michele Schirru prima della sua partenza per l’Italia, nel 1931, per l’attentato a Mussolini; in particolare Nastini avrebbe accusato Paini di essersi chiamato fuori dall’azione; in seguito la polemica si estenderà e sarà elemento di divisione tra il gruppo italiano di Bruxelles e quello raccolto intorno a «L’Adunata dei refrattari». Nel giugno del 1932, P. viene incluso nell’elenco dei sovversivi residenti all’estero, classificati come “attentatori”.

Nel febbraio del 1935 Paini fa parte, e ne è uno degli esponenti più rappresentativi, del Comitato internazionale di difesa anarchico sorto a Bruxelles. Nel novembre dello stesso anno è a Parigi dove partecipa al Convegno d’intesa degli anarchici italiani emigrati in Europa che vede la presenza dei maggiori esponenti dell’emigrazione e, tra gli altri, dei liguri Marzocchi e Bianconi. Nel marzo del 1936 viene segnalato come aderente al gruppo anarchico “Pensé et Action” di Bruxelles, capeggiato da Hem Day. In dicembre Paini si reca in Spagna dove si arruola nella Sezione Italiana della Colonna “Ascaso” CNT-FAIb.

Nel dicembre del 1937 è di nuovo a Parigi dove continua a svolgere attività antifascista. Nel luglio del 1941 viene arrestato dalla polizia tedesca e inviato al campo di concentramento di Treviri, dove è testimone della morte di Mastrodicasa. Il 16 marzo del 1942 è consegnato alla polizia italiana. Viene assegnato a cinque anni di confino e inviato a Ventotene. Nel luglio del 1943 viene trasferito a Renicci d’Anghiari, da dove riesce a fuggire nel dicembre dello stesso anno e a ritornare a Parma. Nel dopoguerra è figura stimata del movimento anarchico della sua città ed è attivo per quanto gli consentono le sue cattive condizioni di salute. Muore a Parma il 26 maggio 1950. (G. Barroero)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; M. Mantovani, Dino Paini è morto, «Il Libertario», Milano, 7 giu. 1950; U. Marzocchi, Dino Paini. Anarchico, ivi, 21 giu. 1950.

Bibliografia: G. Mariani, Memorie di un ex terrorista, Torino 1953; G. Bianco, L’attività degli anarchici nel biennio rosso (1919-1920), «Il Movimento operaio e socialista in Liguria» n.2, 1961; La Spagna nel nostro cuore. 1936-1939, Tre anni di storia da non dimenticare, Roma 1996, ad nomen; G. Furlotti, Parma libertaria, Pisa, BFS, 2001, ad indicem

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2004

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