NOZZOLI, Quisnello
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- NOZZOLI, Quisnello
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Lastra a Signa
- Data di nascita
- April 9 1884
- Luogo di morte
- Signa
Biografia / Storia
- Nasce a Lastra a Signa (Fi) il 9 aprile 1884, da Martino e Carolina Cambi, calzolaio. Il babbo è un sovversivo, e forse un internazionalista, che dà a un figlio e a una figlia i nomi di Comunardo e Comunarda, in onore dei fucilati di Parigi. I fratelli di N., Aldobrando, Asdrubale e Artorige, diventeranno tutti anarchici. Dopo essere stato rinchiuso, a undici anni, nel riformatorio di Pisa, N. fa il ciabattino in Toscana, Liguria e Lombardia e abbraccia le idee libertarie. Il 6 giugno 1908 viene condannato dal Tribunale penale di Firenze a 33 giorni di carcere per oltraggio ai carabinieri e il 21 luglio viene schedato. Il prefetto del capoluogo toscano segnala che professa principi anarchici e antimilitaristi e che è temuto per il carattere “violento e prepotente”. Alla fine del 1908 N. lavora a Massa Marittima, dove si sposa, nel 1910 emigra in Francia. Condannato dal Tribunale di Marsiglia a sei mesi di carcere per un reato comune, rientra, dopo l’espulsione dal paese transalpino, a Lastra a Signa nell’aprile del 1912 e finisce in carcere nel 1913, dopo il ferimento di una persona. Rilasciato, torna a Massa Marittima, dove capeggia, l’11 giugno 1914, la protesta contro l’eccidio di Ancona e fa chiudere un certo numero di laboratori, uffici e botteghe. Denunciato per aver detto al direttore del Monte dei Paschi che, se lo sportello bancario fosse rimasto aperto, “essi scioperanti avrebbero rovesciati i banchi e gettato tutto fuori dalla finestra”, viene arrestato il 1º agosto e condannato a sei mesi di carcere, che, in appello, salgono a due anni e due mesi. A questi si aggiungono, il 15 dicembre, 19 mesi e 10 giorni di reclusione, che gli vengono inflitti dal Tribunale di Firenze per il ferimento del 1913. Tornato in libertà, N. diventa, durante il Biennio rosso, figura di primo piano nell’organizzazione degli scioperi delle trecciaiole in Val di Pesa e nell’attività dei Comitati pro-vittime politiche, e il primo marzo 1921 è presente a Empoli, allorché un folto gruppo di marinai in abiti civili, diretti a Firenze per un’“azionaccia di crumiraggio” ai danni dei ferrovieri in agitazione, transita per la città a bordo di alcuni camion. La popolazione empolese scambia i marinai per squadristi e ne uccide otto. La repressione è durissima e N. viene arrestato e tenuto in carcere fino al processo. Rimesso in libertà dopo l’assoluzione, emigra clandestinamente verso la metà del 1925 e si stabilisce a Parigi, dove si dichiara favorevole – come gli anarchici Meschi, Rolland e Fantozzi – al “movimento garibaldino”, perché convinto che una legione di antifascisti bene armati possa spazzare via i fascisti dalla penisola. Ma tra i “garibaldini” non mancano i personaggi ambigui e gli agenti di Mussolini, compreso un nipote dell’eroe dei due mondi, Ricciotti Garibaldi, il cui arresto, per mano della polizia transalpina, provoca un enorme scandalo e fa sfumare i piani militari degli esuli, esacerbando le polemiche in seno agli stessi anarchici. Nell’ottobre del 1926 N. è in contatto – secondo le spie fasciste – con Angelo Ancillotti, Dario Castellani, Luigi Pugi e i fratelli Tinacci e nutre, come loro, il proposito di rimpatriare per attentare alla vita di un gerarca nell’anniversario della marcia su Roma. Nel giugno 1928 N. abita a Garges-les-Gonesse (Seine-et-Oise), è ancora collegato a Ancillotti, Castellani e Pugi e manifesta – secondo le equivoche fonti fasciste – la volontà di rientrare in Italia per mettere a segno un “clamoroso gesto terroristico”. Molto preoccupate, le autorità italiane scrivono che potendo “i medesimi avere avuto parte nell’attentato di Milano pregasi di voler disporre accertamenti in merito, comunicandone i risultati”. Nel 1930 N. abita a Bruxelles e nel 1932 vive a Parigi, dove fa parte di un Comitato sorto per aiutare il compagno Rodolfo Finocchi, detto “Bagnoli”, che sta diventando cieco. Finocchi è un anarchico fiorentino, che una decina di anni prima, in un teatro del capoluogo toscano, ha sparato in faccia a un caporione fascista. In questo periodo N. è contrario alla creazione di una Federazione anarchica fra i profughi italiani e si mostra molto riservato e diffidente, pur intervenendo continuamente alle iniziative libertarie. Le spie fasciste gli attribuiscono altri piani terroristici e, nel 1935, progettano di scassare la sua calzoleria per impadronirsi degli elenchi dei compagni e dei verbali delle riunioni anarchiche. Il 13 gennaio 1936 N. è arrestato per violazione del decreto di espulsione dalla Francia, emesso a suo carico nel 1911, e condannato a due mesi di carcere, che sconta interamente, prima di riparare a Barcellona, dove vive suo fratello Artorige. Nel luglio seguente i due fratelli si battono per le strade della capitale catalana contro le truppe insorte. Schiacciati i rivoltosi, mentre Artorige resta in città, N. si unisce alla Colonna anarchica di Antonio Ortiz, che insedia il 25 luglio il Consiglio di difesa dell’Aragona nella riconquistata Caspe, e nelle settimane successive fa la spola tra la Spagna e la Francia per procurare armi ai rivoluzionari. In settembre è di nuovo a Barcellona e si fa vedere per la città insieme all’anarchico Domenico Ludovici. Tornato in Francia alla fine del 1937, N. si trasferisce a Cuba nell’agosto 1939 e quattro mesi più tardi in Messico. Rientrato in Italia a guerra conclusa, si accompagna con Evelina Bacherini con la quale vive per il resto della sua vita, muore a Signa il 30 maggio 1973. I funerali si svolgono in forma civile. Nel 1999, a Signa, gli viene intitolata una strada nella cui epigrafe è menzionato anche il soprannome col quale N. è ricordato: “via Quisnello Nozzoli (detto Occe)”. (F. Bucci)
Fonti
- Fonti: Archivio centrale dello Stato, Direzione polizia politica, ad nomen; Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, Angelo Ancillotti; La collusion de Ricciotti Garibaldi avec le policier Lapolla, Paris Soir, 6 nov. 1926; U. Fortini, Quisnello Nozzoli (detto Occe), «Umanità nova», 16 giu. 1973;
Bibliografia: Bucci, pp. 148-160; A. Ciampi, La paglia da cappello in Val di Pesa, San Casciano 2001, p. 51.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Martino e Carolina Cambi
Bibliografia
- 2004