NOMELLINI, Plinio

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
NOMELLINI, Plinio

Date di esistenza

Luogo di nascita
Livorno
Data di nascita
August 6 1866
Luogo di morte
Firenze

Biografia / Storia

Nasce a Livorno il 6 agosto 1866 da Coriolano e C. Menocci. Nel 1883 si diploma presso le scuole tecniche e si iscrive alla Scuola Comunale di arti e di mestieri. Dal 1878 al 1884 segue i corsi di disegno figurato e ornato tenuti dal pittore Natale Betti presso la Scuola Comunale di disegno. Grazie a una borsa di studio, viene ammesso all’Accademia di Belle Arti di Firenze, dove è allievo di Giovanni Fattori e stringe rapporti di amicizia con Silvestro Lega e Telemaco Signorini. Nel 1890 si stabilisce a Genova. Nel capoluogo ligure, teatro di grandi agitazioni sociali, matura una coscienza politica che lo induce a aderire agli ideali di libertà e di rinnovamento propugnati dall’anarchismo. Nella sua casa di Albaro riunisce artisti e letterati, nella maggior parte di fede anarchica o socialista come Ceccardo Roccatagliata Ceccardi, Angiolo Silvio e Mario Novaro, Edoardo De Albertis ecc. Costituisce una sorta di cenacolo, il ‘Gruppo di Albaro’, che auspica la congiunzione nell’arte di valori estetici e morali. L’amicizia con Giuseppe Pellizza da Volpedo, Angelo Morbelli e Gaetano Previati, orientati politicamente in senso socialista, la conoscenza delle esperienze artistiche d’avanguardia europee, un soggiorno a Parigi, il contatto con l’ambiente intellettuale e politico genovese influenzano la sua pittura, che passa dai modi macchiaioli a un realismo attento alle vicende del proletariato rurale e urbano con notazioni dapprima impressioniste (Il fienaiolo, 1888; Il vangatore, 1889; Contadina che zappa, 1889; Sciopero, 1889; I Mattonai, 1889), poi divisioniste (Sciopero, 1899; Incidente in fabbrica, 1891 c.; Piazza Caricamento, 1891; Mattino in officina, 1893; La Diana del lavoro, 1893; Il Naufrago, 1893; L’incidente in fabbrica, 1898 c.). Dal realismo di stampo fattoriano e millettiano – in cui si avverte anche l’influenza di Max Liebermann e di Constantin Meunier – N. evolve verso un realismo sociale carico di tensione polemica contro le ingiustizie sociali. Accusato di attività sovversiva anarchica, insieme ad altri 34 anarchici liguri e piemontesi, tra cui Luigi Galleani ed Eugenio Pellaco, viene processato a Genova nel maggio-giugno 1894 e difeso da Pietro Gori (di cui dipingerà il ritratto) e Giovanni Rosadi. A favore di N. testimonia Telemaco Signorini. Ai cinque mesi di detenzione nel carcere genovese di S. Andrea appartengono le acqueforti Carceri di S. Andrea e Prigione di S. Andrea, opere che uniscono ai modi divisionisti istanze simboliste, che diventano costanti a partire dal 1903. I principi dell’estetica simbolista si riflettono anche sulla sua produzione di grafica e di critica d’arte su periodici progressisti, quali «L’Elettrico», «L’Era nuova» (di quest’ultimo disegna il frontespizio), «Il Lavoro» (nel 1903 ne redige il manifesto), «La Riviera ligure», «Endymion», «Caffaro», «Lo Svegliarino» (diretto da Roccatagliata Ceccardi), ecc. Nel 1902 si trasferisce in Versilia, prima a Torre del Lago, poi, nel 1908, a Fossa dell’Abate (Viareggio). Intorno a lui si costituisce un nuovo cenacolo di artisti e letterati, quali Lorenzo Viani – membro dei gruppi anarchici Manipolo per l’Apua, di cui fanno parte anche Ceccardi, Enrico Pea, Giuseppe Ungaretti e Delenda Carthago di Viareggio –, Vittorio Pica, Ugo Oietti ecc. Frequenta Giacomo Puccini, Pietro Mascagni, Gabriele d’Annunzio, Grazia Deledda, Isadora Duncan, Eleonora Duse, Giovanni Pascoli. Mantiene stretti rapporti di amicizia con i socialisti rivoluzionari Vico Fiaschi, Luigi Salvatori, Alceste de Ambris e Luigi Campolonghi – al cui giornale «Il Popolo» collabora, e soprattutto con il noto anarchico Pietro Gori. Nel primo decennio del Novecento emerge nella pittura di N. un’ambivalenza che lo fa oscillare tra l’intimismo lirico, il decorativismo e i modi di un simbolismo allegorico intriso di idealismo moraleggiante, spesso a sfondo sociale e umanitario. Quest’ultimo caratterizza i dipinti con soggetti legati al mondo del proletariato (L’Orda, 1905; Migrazione d’uomini, 1905; Gl’Insorti, 1907), le opere dedicate all’epopea garibaldina e risorgimentale (L’imbarco dei Mille a Quarto, 1911; Studi di illustrazioni per i “Poemi del Risorgimento” di Pascoli, 1911), le illustrazioni di romanzi, di raccolte di poesie di autori libertari o di contenuto sociale (Il Popolo, 1906, La zattera, 1907, La Nuova Israele, 1909, del socialista Luigi Campolonghi, i Sonetti e poemi di Roccatagliata Ceccardi, i Poemi del Risorgimento: Inno a Roma, Inno a Torino di Giovanni Pascoli, Le Fole, 1911, di Enrico Pea, il proprio volume Sonetti e poemi, 1910, ecc.), La Sala del Sogno, allestita nel 1907 alla VII Biennale di Venezia, insieme con Gaetano Previati, Galileo Chini, De Albertis e che comprende il dipinto Garibaldi. In questi anni, N. matura convinzioni politiche vicine all’anarcosindacalismo che lo inducono a solidarizzare, nel 1908, con i contadini di Parma in sciopero e ad ospitare i loro bambini e a disegnare, dietro sollecitazione di Campolonghi, il Gonfalone per la Camera del Lavoro di Parma, dove il giovane operaio e la giovane contadina rappresentano “l’unione del proletariato cittadino e di quello delle campagne, intorno alla figura della Vita che dona forza e gioia” (P. Nomellini, Il nuovo vessillo, «L’Internazionale», 27 nov. 1909). Ancora nel 1908, lo stesso Campolonghi affida a N. l’incarico di disegnare il manifesto per l’inaugurazione del monumento di Garibaldi a Sanremo. Nel medesimo anno N. viene acclamato presidente dell’Università Popolare di Viareggio, dove insegnano suoi amici anarchici. Nel 1909 dipinge due grandi pannelli decorativi a sfondo sociale (Cantiere e Gente Nova) per il Comune di Sampierdarena ed è presente all’inaugurazione del monumento a Giordano Bruno a PietrArchivio dello Stato - Anconata. N. è probabilmente quel Pittore che firma articoli anticlericali sul giornale anarchico «La Protesta umana». In questi stessi anni collabora a «Versilia», giornale di chiara ispirazione dannunziana, che coniuga il mito apuano – che vede nella Versilia, assimilata all’Eden, il luogo di una rigenerazione morale e sociale basata sul recupero delle virtù native e dei valori della solidarietà – con una concezione idealistica della politica e dell’arte. Suggestionato da istanze vitalistiche di stampo sostanzialmente nicciano, N. passa da posizioni patriottiche a posizioni nazionaliste e quindi interventiste. Nel 1915, disegna il manifesto per l’inaugurazione del monumento ai Mille di Eugenio Baroni a Genova, evento che, con il discorso di Gabriele d’Annunzio, rappresenta un momento decisivo per l’ingresso dell’Italia in guerra. Negli anni Venti, una certa confusione ideologica e un’interpretazione forse superficiale degli obiettivi della dittatura nascente avvicinano N. all’ideologia fascista. Scrive su riviste d’arte, su «La Nazione», «Il Telegrafo» ecc. Nel 1919 va a vivere a Firenze, dove muore l’8 agosto 1943. (E. Civolani)

Fonti


Fonti: Archivio Famiglia Nomellini, Firenze, Appunti autobiografici.

Bibliografia: P. Gori, Opere, vol. v, Le difese pronunziate innanzi ai Tribunali Penali e alle Corti di Assise, La Spezia 1911; U. Fedeli, Luigi Galleani. Quarant’anni di lotte rivoluzionarie 1891-1931, Cesena 1956; T. Fiori, Archivi del Divisionismo, Roma 1968, 2 voll.; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta, Milano, 1969 e Id., Storia degli anarchici italiani nell’epoca degli attentati, Milano, 1981, ad indicem; R. Bossaglia, Dal realismo sociale al simbolismo populista in Arte e socialità in Italia. Dal realismo al simbolismo 1865-1915, Palazzo della Permanente, Milano, giu.-set. 1979, Catalogo della mostra, Milano 1979; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani nell’epoca degli attentati, Milano, 1981, ad indicemPlinio Nomellini, Palazzo della Permanente, Milano, feb.-mar. 1985, Avegno 1985; G. Bruno, E.B. Nomellini, U. Sereni, Nomellini e Pascoli. Un pittore e un poeta nel mito di Garibaldi, Firenze 1986; E.B. Nomellini, Un’amicizia apuana: Nomellini e Campolonghi in Fra il Tirreno e le Apuane. Arte e cultura tra Otto e Novecento, Firenze 1990, pp. 76-80; F. Sborgi, Storia della cultura figurativa in Liguria in Storia d’Italia. La Liguria, Torino 1994; M. Antonioli, Pietro Gori il cavaliere errante dell’anarchia. Studi e testi, Pisa 19962; I colori del sogno. Nomellini, a cura di E.B. Nomellini, Livorno 1998. 

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Coriolano e C. Menocci

Bibliografia

2004

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Collezione

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