NERUCCI, Raffaele

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
NERUCCI, Raffaele

Date di esistenza

Luogo di nascita
Castelfranco di Sotto
Data di nascita
June 11 1876

Biografia / Storia

Nasce a Castelfranco di Sotto (Pi) l’11 giugno 1876, da Gaspare e Lorenza Cardellini, esercente. Anarchico fin da giovanissimo (con relativa appendice di varie condanne per attività “sovversive”), espatria in Francia nell’aprile del 1901, stabilendosi a Marsiglia. In quella città opera una nutrita colonia anarchica italiana e N. – che le autorità di PS segnalano di carattere “ambizioso, audace e pronto” – non fatica a inserirsi e a guadagnarvi una certa influenza. Pare altresì che abbia in animo di dar vita a un periodico libertario in lingua italiana, il quale – stando a quanto riferisce il Regio Consolato d’Italia – dovrebbe avere “carattere spiccatamente individualista”. Nei suoi primi anni a Marsiglia N. vive per lo più di espedienti, fino a quando, nel 1909, non rileva un piccolo ristorante (di proprietà di un’italiana con la quale convive da tempo). Il locale diviene presto un punto di riferimento della comunità anarchica italiana ed egli vede aumentare il proprio ascendente, anche in virtù dei legami con alcune delle personalità più note del “sovversivismo” italiano e francese, tra le quali Amilcare Cipriani. All’incirca nello stesso periodo N. avvia inoltre una serie di corrispondenze per conto d’importanti periodici anarchici italiani («La Protesta umana», «L’Avvenire anarchico», «Il Libertario»). Sembra, peraltro, ch’egli non disdegni di legarsi alla florida malavita marsigliese, e che, dietro la copertura del ristorante, gestisca in realtà la ben più remunerativa attività di ricettatore (l’ambiguità del personaggio parrebbe del resto confermata da una nota della Prefettura di Firenze del 21 febbraio 1910, secondo la quale gli anarchici di Castelfranco di Sotto reputano il loro compaesano addirittura una spia al soldo della polizia francese). Allo scoppio del primo conflitto mondiale N. (forse influenzato da Maria Rygier) è tra quegli anarchici emigrati che, solidali con la Francia aggredita, si schierano per l’intervento contro l’Austria e la Germania, persuasi che dall’abbattimento degli Imperi Centrali possa scaturire, con la salvezza della “civiltà latina”, la scintilla della rivoluzione. Così, nel marzo del 1915, egli è tra gli artefici di un Fascio rivoluzionario interventista italiano, che riunisce repubblicani, socialisti e anarchici dissidenti e si propone di far propaganda tra i connazionali residenti in Francia a favore dell’entrata in guerra dell’Italia. Ormai in totale disaccordo con gli antichi compagni, all’inizio del 1916 N. pubblica un volumetto intitolato Dal di là del Rubicone, dove il metaforico Rubicone è immagine dell’“ortodossia” libertaria, incapace – secondo l’autore – di comprendere le potenzialità rivoluzionarie della lotta contro l’autocrazia austro-tedesca. In quel libretto (stampato a Pisa dietro interessamento di Alberto Fontana e recante una prefazione di Charles Malato), N. si scaglia contro il “catechismo sedicente anarchico […] negazione vera e propria della libertà anarchica” (p. 6), in modo tale da far presagire il proprio allontanamento dal movimento libertario. Il suo distacco da esso matura infatti nell’agosto di quello stesso anno, allorché egli, in una lettera a un giornale italiano di Marsiglia (cfr. «L’Eco d’Italia», 27 agosto 1916), annunzia di aver preso la tessera del PRI, il partito della tradizione democratica risorgimentale, che unisce irredentismo e aspirazioni al progresso sociale. Richiamato alle armi, N. riesce tuttavia a evitare il fronte – “ha brigato in tutti i modi perché si tenesse conto di un lieve accesso di ernia […] per essere riformato”, riferisce il Consolato italiano a Marsiglia nel febbraio del 1918 – ottenendo di essere destinato ai “servizi sedentari”. Nel dopoguerra, sebbene divenuto un fervente fascista, l’ex anarchico si ritira dalla politica attiva, tornando però alla ribalta nella tarda primavera del 1925 come fondatore del Fascio di combattimento di Marsiglia. L’esperienza di N. come dirigente del PNF si esaurisce comunque nell’arco di breve tempo. Alla fine del 1925, il presidente del Fascio Giulio Angeli viene espulso dal partito per “indegnità”. Insieme a alcuni fascisti dissidenti, Angeli dà vita al cosiddetto “Ordine dei Figli d’Italia”, un’associazione ambigua avente come scopo dichiarato la “rigenerazione” del fascismo, in nome del cosiddetto “ritorno alle origini”. N. aderisce al nuovo movimento, divenendone anzi, quale direttore di «Fiamma» (organo portavoce dei “Figli d’Italia”), uno dei più entusiasti fautori. Per questo motivo, nel novembre del 1926, anch’egli viene espulso dal Fascio e, nonostante i suoi successivi tentativi di riabilitarsi, le sue domande di riammissione sono sempre respinte, costringendolo a un definitivo anonimato. S’ignorano data e luogo di morte. (A. Luparini)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Bibliografia: A. Luparini, Anarchici di Mussolini. Dalla sinistra al fascismo dalla rivoluzione al revisionismo, Montespertoli (Fi) 2001, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Gaspare e Lorenza Cardellini

Bibliografia

2004

Persona

Collezione

città