MONTICELLI, Temistocle

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
MONTICELLI, Temistocle

Date di esistenza

Luogo di nascita
Firenze
Data di nascita
December 5 1869
Luogo di morte
Roma

Biografia / Storia

Nasce a Firenze il 5 dicembre 1869 da Eugenio e Elisa Ducci, sarto. Si avvicina molto giovane al movimento anarchico e viene descritto nelle prime segnalazioni della Prefettura di Firenze di “molta influenza nel partito sia qui che in altre città del regno e dell’Estero”, cui è data la “fiducia illimitata dei suoi correligionari”. Il 30 aprile 1891 è arrestato per aver distribuito dei manifestini e per aver appeso una bandiera rosso-nera inneggiante alla rivoluzione sociale in piazza V. Emanuele a Roma. La capitale è, infatti, in fermento per il comizio del 1° Maggio, che sarebbe degenerato nei “fatti di piazza Santa Croce in Gerusalemme”. Condannato in appello nel luglio del 1892 a 18 mesi di reclusione e ad un anno di vigilanza per i fatti dell’aprile del 1891, M. sconta la sua pena e prosegue nella sua attività di propaganda. Vigilato si muove di città in città. Dopo l’uccisione, ad opera dell’anarchico O. Lucchesi, del direttore de «Il Telegrafo» di Livorno, G. Bandi, il 1° luglio 1894, M. è nuovamente fermato, tradotto a Roma e successivamente rimpatriato a Firenze dove manca da 18 anni. Collabora ad alcune testate e tiene numerose conferenze tra il luglio e il settembre del 1894 nella sua città natale. In contatto con Gori e lo stesso Malatesta, nel marzo 1897 si trasferisce a Marsiglia dove è, fino all’agosto, in contatto con l’emigrazione anarchica del luogo. Rientrato in Italia continua a subire le persecuzioni della polizia “una caccia sfrenata a l’uomo, cacciandolo di città in città, di lavoro in lavoro”. Recatosi prima a Napoli, dove esercita il mestiere di sarto e poi nuovamente a Roma, viene arrestato nella capitale nel 1898 e inviato al domicilio coatto a Ponza. Compare tra i firmatari di un appello, su «L’Agitazione», in solidarietà degli anarchici processati per associazione sediziosa ad Ancona nel luglio 1900. Prosciolto condizionalmente dal domicilio coatto fa rientro a Roma il 29 gennaio 1901 e verso di lui viene tenuta dalle forze dell’ordine una “vigile sorveglianza”. Apre una piccola libreria-cartoleria, in via G. Lanza molto frequentata dagli anarchici, e mantiene una fitta corrispondenza con l’emigrazione politica londinese. In questi anni la capitale diventa, grazie anche alla presenza di Luigi Fabbri con cui M. intrattiene una profonda amicizia, un laboratorio di attività libertarie che consente al movimento di riprendersi dopo la crisi di fine secolo e le leggi eccezionali. Nel settembre del 1904 si svolge all’ombra della Città del Vaticano il congresso internazionale del Libero Pensiero, dove la presenza dei libertari è significativa. Questa ripresa si concretizza con la pubblicazione di vari organi e numeri unici che rafforzano l’azione di propaganda e con la costituzione della FSAL (1901). Dal 16 al 20 maggio gli sforzi dei libertari romani e in particolare di M. vengono premiati con il congresso nazionale che si tiene nella capitale. In questo periodo M. collabora a vari giornali tra i queli il periodico quindicinale «Il Movimento Sociale» (1906) e partecipa alle intense campagne antimilitariste, il 6 ottobre 1907 prende, infatti, parte ad un comizio contro l’esercito alla Casa del Popolo. Nel 1910 cede il suo negozio ad Aristide Ceccarelli e apre una nuova libreria in via del Colleggio Romano alla cui inaugurazione partecipa un folto gruppo di anarchici, tra i quali Forbicini, Melinelli, Sottovia. È questo un periodo caratterizzato nelle file libertarie romane da lunghe polemiche tra gli individualisti, gli antiorganizzatori e i malatestiani. Le questioni interne del movimento condizionano non poco la vita della FSAL, che però lancia la proposta di un nuovo congresso da tenersi a Roma nel settembre del 1911 per far fronte ai problemi di coesione e omogeneità del lavoro nella penisola e più in generale sui rapporti con le organizzazioni operaie. M., deciso organizzatore, fa parte, insieme a altri anarchici romani attivi nel movimento sindacale della Commissione esecutiva per il Congresso. Alla fine per stessa volontà degli organizzatori e su suggerimento di Malatesta, data la situazione generale del movimento, il congresso è rinviato e trasformato in un convegno locale. Pubblica una lettera su «Il Libertario» diretta a Malatesta in cui annuncia che con il 1° maggio avvierà a Roma la diffusione di una nuova testata anarchica, «Il Pensiero anarchico», invitandolo a collaborare. Dopo una breve interruzione delle pubblicazioni, queste riprenderanno come organo del Fascio Comunista Anarchico Laziale. Il 29 giugno 1913 partecipa al convegno “Pro-vittime politiche e in difesa delle pubbliche libertà” nella Casa del Popolo. Pubblica un articolo dal titolo Gli anarchici e la guerra su «Volontà» del 19 settembre 1913. Il deteriorarsi del quadro economico e l’approssimarsi del conflitto non giovano al movimento. Nel 1916 le questioni in sospeso trovano un momento di rielaborazione nel primo convegno, dopo quello di Roma del 1907 che rappresenti così largamente il movimento anarchico italiano. Approfittando del Consiglio Generale dell’usi del giugno, si tiene a Firenze in contemporanea e clandestinamente un convegno anarchico nazionale. M. partecipa in qualità di delegato degli anarchici contrari alla guerra. Nel convegno viene decisa la costituzione di un Comitato di azione internazionalista anarchica i cui principali responsabili sono oltre a M., che funge da segretario, P. Binazzi e V.S. Mazzoni e altri compagni. Il Comitato ha il compito di “armonizzare il pensiero comune” sulle questioni della guerra e dell’Internazionale. È proprio questo Comitato che nel giugno del 1917 decide di avviare una campagna di sottoscrizione per inviare tre delegati (Malatesta, Binazzi e Mazzoni) alla progettata Conferenza Internazionale di Stoccolma, che poi non ha luogo. M. in una lettera spedita alla Libreria Sociologica di Paterson e indirizzata a Firmino Gallo fa riferimento alla campagna a favore di Carlo Tresca e fa l’augurio che presto siano liberati Galleani e compagni di cui hanno appreso l’arresto sui giornali e gli chiede cosa pensano della nascita del Comitato d’azione internazionalista anarchico. Nell’aprile si allontana per alcuni giorni da Roma verso Firenze per una riunione segreta e incontra Borghi dell’usi e Mazzoni de «L’Avvenire Anarchico» di Pisa. Lo scontro tra interventisti e neutralisti si riproduce con aspre polemiche anche all’interno delle organizzazioni dei lavoratori e nella cdl di Roma in vista del rinnovo della Commissione direttiva. Le elezioni si tengono con una grande affluenza di votanti, e alcune manovre poco chiare, il 19 settembre del 1916. La lista interventista ottiene una ristretta maggioranza su quella neutralista di cui fa parte lo stesso M. I neutralisti la sera del 26 settembre sconfessano la Commissione appena eletta e si rivolgono alla Confederazione che apre una commissione d’inchiesta. Il lodo proposto da D’Aragona fallisce per l’ostilità degli interventisti e i neutralisti si trasferiscono da via della Croce Bianca alla Casa del Popolo dando vita alla “Camera del Lavoro di Roma e Provincia aderente alla CGdL”. Da quel momento fino all’agosto 1923 a Roma vi sono due camere del lavoro. L’11 novembre prende parte al comizio “per la difesa e la liberazione di Carlo Tresca” facendo approvare all’unanimità un odg per l’intensificazione della propaganda e per un eventuale sciopero generale internazionale a favore della liberazione delle vittime politiche e la fine della guerra. Intanto dopo il disastro di Caporetto e la notizia della caduta dello zar, la repressione si accentua e tutti i componenti del caia vengono arrestati. Ma gli animi sono infiammati dall’eco della rivoluzione bolscevica e ben presto M. è di nuovo in prima fila, incaricato della circolazione di un manifesto che inneggia al popolo russo. Dedito alla diffusione di opuscoli sovversivi, riceve spesso le sottoscrizioni di anarchici residenti all’estero. Tre le sottoscrizioni fatte pervenire alla sua casella postale n. 299 anche quella dei pisani per «L’Avvenire Anarchico» e della Camera del lavoro di Savona frutto della raccolta fatta a chiusura di una vittoriosa vertenza per l’aumento dell’indennità di caro-viveri agli stabilimenti siderurgici cittadini. Sottoposto a continui controlli e perquisizioni a casa e nel suo negozio, nei suoi confronti è disposto l’arresto in seguito al sequestro di manifestini antimilitaristi dal titolo “Salviamo l’avvenire”. È lui a rivolgersi ai pisani per la pubblicazione di un violento articolo antimilitarista del soldato Anchise Cuilli. Sottoposto a continui fermi fa vari reclami e pubblica su «L’Avanti» del 15 novembre 1918 un articolo dal titolo Metodi polizieschi intollerabili. La fine del conflitto porta ad un rilancio dell’iniziativa anarchica e M. accoglie con favore l’invito all’organizzazione di un nuovo convegno, sicuro che “la nostra iniziativa non è prematura […] dappertutto è un risorgere meraviglioso delle nostre forze […] Cosa dobbiamo quindi attendere?”. La cdl di Firenze ospita dal 12 al 14 aprile 1919 circa 200 delegati in rappresentanza di 145 gruppi e federazioni di ogni regione e di giornali storici. In seguito alle deliberazioni adottate al Convegno anarchico di Firenze è istituita la Sezione Italiana dell’Unione Comunista Anarchica Internazionale. Viene designato un comitato di Coordinamento e Corrispondenza affidato al gruppo di Ancona e con analoga sede, da affiancare con altri elementi, tra cui G. Forbicini e M. per l’area romana. Nel 1920 da vita al settimanale comunista anarchico romano «Libero Accordo» (1920-1926) di cui è direttore. Dopo l’epilogo dell’occupazione delle fabbriche del settembre si apre anche a Roma una fase di ripiegamento. Le polemiche seguite all’attentato al Diana del 23 marzo 1921 inaspriscono il clima e solo grazie ai tentativi malatestiani di ricomporre la frattura tra organizzatori e antiorganizzatori, è possibile salvare la situazione; la stessa «Umanità nova» riprende le pubblicazioni, dapprima ogni due settimane e poi dal 3 luglio 1921 con cadenza giornaliera, a Roma. La ripresa è principalmente il frutto della tenacia dei compagni romani, già promotori di una campagna di sottoscrizione “mezzo milione a «Umanità nova»”, e in particolare di M. che può contare sull’indispensabile solidarietà della Federazione Nazionale del Libro, dove si è costituito un “nucleo anarchico tipografico di difesa proletaria”. Alla vigilia dell’urto decisivo con i fascisti la situazione del movimento non è delle più favorevoli e M. è coinvolto in una polemica mai definitivamente chiarita, fortemente condizionata dall’astio personale esistente con Renato Siglich, al momento direttore del foglio pisano «L’Avvenire anarchico», risalente ai tempi del primo conflitto mondiale e nutrito dal sospetto di manovre della polizia. Il risultato sono una serie di articoli tra cui il numero unico del maggio 1922 «Una questione di moralità anarchica». Sempre impegnato nel Comitato di Difesa Libertaria, creato dall’UAI nel luglio 1920, per l’assistenza ai carcerati politici vittime della repressione fascista, nel 1923 gli vengono inviate 7 mila lire de «Il Risveglio anarchico» di Ginevra frutto di una lotteria indetta dal giornale e di una sottoscrizione raccolta dal «Martello» di New York. Nel 1925 l’attività del comitato viene sospesa e tutta la corrispondenza inerente le rimesse di denaro sono inviate al «Libero Accordo» e si consiglia di far riferimento ai Comitato Pro Filius, nato nel 1924 per mantenere i figli delle vittime, e “pro vittime politiche”. I decreti mussoliniani del 3 gennaio 1925 segnano lo scioglimento del CPVP di Milano e del Comitato Pro Filius che non fanno in tempo a riorganizzarsi clandestinamente che vengono scoperti, sicchè le consegne passano ai compagni espatriati, il primo a Parigi, il secondo prima a Marsiglia poi a Ginevra. Intanto vengono mantenuti i compiti delle diramazioni locali italiane del Comitato di difesa Libertaria (R. Sacconi e M. per Roma) che continuano ad inviare la lista dei carcerati e deportati. Il «Libero Accordo» è una delle ultime testate a chiudere nel 1926. Arrestato nel febbraio del 1927, viene ammonito per due anni e iscritto nell’elenco delle “persone da arrestare in determinate circostanze”. Mantiene contatti con il Malatesta fino alla sua morte, la cui scomparsa, a pochi mesi da quella di L. Galleani, si ripercuote sulla vita del movimento che vede venir meno un saldo punto di riferimento. Partecipa ai funerali il 23 luglio 1932 e rimane coinvolto nelle polemiche del gruppo romano per le esequie del leader, e nel 1933 si fa promotore di una sottoscrizione per allestire un “ricordo marmoreo” del vecchio compagno. Tra il settembre e l’ottobre del 1933 è proposto insieme a altri noti anarchici romani fermati per misure preventive in occasione della “sfilata degli Avanguardisti in via Nazionale”, per il confino, ma non sussistendo i requisiti per il provvedimento vengono tutti rilasciati, e anche per il M. che risulta essere ammalato in quel giorno decade il provvedimento. Mantiene una affettuosa corrispondenza con Fabbri che intanto si è spostato dall’Uruguay in Argentina a Rosario. M. muore il 13 febbraio 1936 a Roma per una polmonite. Così ne parla la moglie dandone notizia a Bertoni a Ginevra pregando di avvisare i compagni della scomparsa “molti, lo so, lo hanno conosciuto ed apprezzato. Tutta la sua vita è stata una lotta, un dovere. Ha sofferto molto fino all’ultimo, ma non ha piegato mai”. Analogo è il ricordo di Luce Fabbri in «Studi Sociali» del 28 marzo 1937 “non è tempo di pianto, né di fiori sulle lastre di marmo. I costruttori che se ne vanno continuano a vivere nell’opera loro, nell’opera nostra”, legato da una amicizia sincera con Malatesta e Fabbri con loro condivise le sofferenze del carcere, del domicilio coatto, ma il tutto non alterò “i suoi nervi, il suo coraggio modesto e silenzioso”. (I. Del Biondo)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
 
Bibliografia: Ente per la storia del socialismo e del movimento operaio italiano (Opera G.E. Modigliani), Bibliografia del socialismo e del movimento operaio italiano, vol. 1-2, Periodici, Roma-Torino 1956, vol. 1, p. 508, p. 570; G. Cerrito, L’antimilitarismo anarchico in Italia nel primo ventennio del secolo, Pistoia 1968, p. 60; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta, Milano, 1969, ad indicem; L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo, vol. 1 t. 1. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati in Italia (1872-1971), Firenze 1972, ad indicem; Antifascisti nel casellario politico centrale, 18 voll., Roma 1988-1995, ad nomen; P. Salvatori, C. Novelli, Non per oro ma per libertà, Roma 1993, pp. 107, 108; M. Antonioli-P.C. Masini, Il sol dell’avvenire. L’anarchismo in Italia dalle origini alla Prima Guerra mondiale, Pisa 1999, ad indicem; E. Croce, Domicilio Coatto, Casalvelino Scalo 2000, pp. 255, 256; L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’Anarchismo in Italia dal Biennio rosso alla Guerra di Spagna, Pisa 2001, ad indicem; G. Sacchetti, Sovversivi agli atti. Gli anarchici nelle carte del Ministero dell’Interno. Schedatura e controllo poliziesco nell’Italia del Novecento, Ragusa, 2002, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Eugenio e Elisa Ducci

Bibliografia

2004

Iconografica

Persona

Collezione

città