​MONNANNI (MONANNI), Giuseppe

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​MONNANNI (MONANNI), Giuseppe

Date di esistenza

Luogo di nascita
Arezzo
Data di nascita
February 27 1887
Luogo di morte
Milano

Biografia / Storia

Nasce ad Arezzo il 27 febbraio 1887 da Pietro e da Luisa Ciampolini. Conosciuto come Monanni (con tre enne), lui stesso così si firma. Tipografo autodidatta, pubblicista, bibliofilo, libraio ed editore. Taciturno e introverso, la sua vita è segnata dall’intenso rapporto con Leda Rafanelli e, in età matura, da una forte crisi esistenziale. Attivo antimilitarista, esponente del Comitato pro-vittime politiche e del Gruppo giovanile anarchico di Arezzo. Milita nella corrente individualista dell’anarchismo, sebbene acerrimo oppositore degli a-moralisti nietzschiani (Libero Tancredi).
 
Nel 1907 si trasferisce a Firenze e nell’ambiente sovversivo nasce l’amore travolgente per la Rafanelli, all’epoca coniugata con il tipografo Luigi Polli. Giuseppe Aretino fonda la rivista «Vir», rassegna individualista di idee e d’arte di cui escono sei densi fascicoli, esperienza che si inserisce nel vivace ambiente letterario fiorentino. Giovanni Papini e Sem Benelli vi trovano ospitalità. Collaborano fra gli altri, oltre la Rafanelli, Camillo Signorini, Oberdan Gigli, Giovanni Baldazzi. M. firma i suoi graffianti articoli anche con gli pseudonimi Vir e Hostem. “Siamo contro la società così come è costituita e contro tutte le costruzioni societariste... -egli scrive- l’anarchia e il socialismo vogliono in fondo instaurare, generalizzandolo per decreto o per educazione, il principio stesso di giustizia che informa la società attauale e che comprende o dovrebbe comprendere, con l’eguaglianza, la fratellanza e la libertà”. La corrente comunista anarchica attacca frontalmente queste concezioni, mentre il primo congresso anarchico italiano (Roma, 1907) sancisce l’emarginazione, senza distinguo, di tutte le correnti individualiste. Nel 1908 M. e Rafanelli si trasferiscono a Milano, fondano la Libreria editrice sociale e, nell’arco di un triennio, i periodici di argomento politico letterario «Sciarpa Nera», «La Questione Sociale», «La Rivolta». Dopo una breve collaborazione della Rafanelli a «La Protesta Umana» i due si erano prefissi di svolgere un “programma di revisione” alle idee di comunismo anarchico, di approfondimento ulteriore del dibattito su individualismo e organizzazione. Un affiatato sodalizio artistico si stabilisce con Carlo Dalmazzo Carrà che illustra con opere originali ogni loro iniziativa editoriale. M. interviene a conferenze di Maria Rygier per celebrare Gaetano Bresci; partecipa ad iniziative pro Ferrer e contro la guerra italo-turca approfondendo così il distacco con gli individualisti seguaci di Libero Tancredi. Nel 1910 nasce un figlio, Marsilio (alias Aini).
 
Nel 1913 Leda avvia una relazione sentimentale con Mussolini. Il menage con il direttore dell’«Avanti!» si concluderà ufficialmente nel 1914. Disertore alla chiamata alle armi, M. ripara a Ginevra (1916) presso Luigi Bertoni. Da qui collabora a «L’Avvenire Anarchico», all’«Avanti!», a «Il Risveglio» su tematiche antimilitariste e antimarinettiane. La sua attività pubblicistica si fa febbrile, violenta la polemica contro i rivoluzionari convertiti e contro gli anarcointerventisti. “Quei pochi anarchici che han deviato -scrive su ‘Il Libertario’- Se il fatto della guerra li ha sorpresi, vuol dire che sognavano; se li ha convertiti, vuol dire che non erano convinti; se li ha spaventati, vuol dire che erano deboli; se li ha confusi con quella folla variopinta di pseudo socialisti e sindacalisti che gridano compassionevolmente alla guerra, vuol dire che erano degni di tale pantano. Se erano, se sono anarchici, anche in questo momento non possono trovarsi d’accordo con altri che anarchici non si dicono ... Quel che ci preme è negare subito che vi possa essere il benché minimo rapporto tra individualismo anarchico e guerra, come qualcuno vorrebbe far credere. Anzi, proprio la tendenza individualista dell’anarchismo è quella che maggiormente si allontana dalle ideologie democratiche in nome delle quali si è compiuto il mostruoso connubio guerrafondaio in Italia”. Scrive anche sulla rivista di avanguardia «Les Tablettes» edita dal gruppo ginevrino Entre Nous del Café Vigny. Trasferitosi a Zurigo, vi pubblica (1917) A testa alta, inno alla diserzione, partecipa all’attività della Libreria Internazionale di quella città. In corrispondenza con Filippo Turati, scrive sulla «Critica Sociale». Arrestato per l’affaire delle “bombe di Zurigo” come “anarchiste dangereux”, è condannato a 20 mesi di reclusione. Resta detenuto in Svizzera fino al 1920. Scontata la pena, consegnato alle autorità italiane, è tradotto al carcere militare di Firenze. Al processo per diserzione la condanna è lieve. Nel dopoguerra ritorna insieme alla Rafanelli.
 
Nel 1923 i fascisti mettono a soqquadro i locali dell’appena rinnovata Casa Editrice Sociale. La polizia sequestra materiale sovversivo. M., arrestato, viene rilasciato. In pieno regime fascista i due proseguono con alterne fortune l’attività editoriale come “Casa Editrice Monanni”. Nel 1927 si attiva un fitto carteggio tra il prefetto di Milano e il capo della polizia Arturo Bocchini. Mussolini in persona desidera notizie sulle sue vecchie conoscenze. Il prefetto relaziona che M. “Non si interessa di politica e pare anzi che voglia abbandonare le sue vecchie idee. Attualmente pubblica volumi di filosofia e coltura in generale, e fornisce parecchie biblioteche fasciste. Ha recentemente pubblicato il volume intitolato Sindacalismo Nazionale dell’Avv. Ezio Maria Olivetti del Popolo d’Italia”.
 
Nel 1929 “fonti confidenziali” segnalano M. in rapporto con fuoriusciti. Il suo nominativo risulta da un’agenda sequestrata al “noto Camillo Berneri”. Nel 1934 Leda manifesta per lettera ad un’amica il suo malessere. Il compagno, dopo oltre un ventennio di burrascosa convivenza, l’ha lasciata per una donna più giovane, Albina Zanini, con cui si è appena unito in matrimonio. Anche il figlio Marsilio si è intanto sposato regalando loro una nipotina. L’editore è ora assillato dai problemi economici. Nel 1936 ottiene il passaporto. Partirà l’anno successivo per la Francia trattenendosi “sette giorni a Parigi e due a Nizza per ragioni di affari”. I motivi della trasferta e la premura nella concessione dei documenti da parte dell’autorità rimarranno un mistero. Un analogo viaggio oltralpe, di durata più lunga, si replica in un periodo imprecisato tra il febbraio e il giugno 1938.
 
Nel luglio 1939 è “Arrestato dall’Organismo diretto dall’Ispettore Generale di P.S. Comm. Peruzzi e passato in carcere a disposizione del Tribunale Speciale”. Francesco Peruzzi altri non è che il responsabile di zona per l’OVRA che, proprio in questo periodo, sta investigando sulla rete antifascista in contatto con l’estero. Dopo tre mesi M. è scarcerato. Nella disperazione matura la scelta di una supplica al Duce: “... sono all’estremo della mia resistenza e non vedo quale strada possa prendere per sistemare la mia famiglia. Se è necessario dare altri dettagli, vogliate chiedermeli ...”. La replica ha toni più espliciti. “Al Duce: sono sempre in attesa d’un vostro tangibile segno di ricompensa pel servizio resovi”; in calce l’annotazione di un imprecisato “provveduto” in data 9 gennaio 1941. Ma agli atti della Segreteria particolare del Duce vi sono altri precedenti che hanno tutti a che fare con la sua attività di editore, con la pubblicazione (1928) delle opere di Nietzsche, con la loro riedizione nel 1940. Le sventure continuano con la tragica morte del figlio Marsilio nel 1944. Non ha nemmeno fortuna il tentativo di resuscitare la Casa editrice sociale nel dopoguerra. Tuttavia il mestiere di editore che ha ormai imparato in tanti decenni non può essere accantonato. Anche perché è un ‘mestiere’ che ha sempre amato al di sopra di tutto. Pericolosamente.
 
Nel 1946, mentre ricopre l’incarico prestigioso di direttore editoriale alla Rizzoli, promuove la pubblicazione delle lettere di Mussolini alla Rafanelli. Queste lettere -che per vent’anni il capo del fascismo avrebbe, invano e con affanno, tentato di recuperare- hanno evidentemente per Giuseppe Aretino un valore che travalica il loro mero contenuto. Di M., ora Mony, si leggerà ancora sulla stampa anarchica, su «Il Libertario» di Milano. Partecipa al dibattito sul referendum istituzionale del 1946 sostenendo la posizione astensionista. Muore a Milano il 4 dicembre 1952, in seguito ad un improvviso attacco di cuore. “... Se rimarremo anche soli e ridotti al silenzio -aveva scritto, ventenne, chiudendo l’ultimo numero di ‘Vir’- non saremo noi a perdere: nella carta si mettono le idee e la vita non si stampa ...”. (G. Sacchetti) 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, Segreteria privata del duce, Carteggio riservato; Archivio famiglia Berneri-A. Chessa, Fondo Leda Rafanelli; [Necrologio], «Il Libertario», 16 marzo 1953
 
Bibliografia:
 
scritti di M.: Contro il parlamentarismo, [S.l.] 1913; Le ragioni della guerra e della libertà, «L’Era Nuova», Paterson N.Y., 23 mar. 1912; Guerra e Rivoluzione, «Avanti!»; Individualismo anarchico e guerra, «Il Libertario», La Spezia, 11 mar. 1915; La questione dell’oro, «Critica Sociale», Milano, 16-31 gen. 1917; Mirbeau, Ib., 1-15 mar. 1917; Nietzsche in Italia, di Guy de Pourtalès (1929), a cura di M., Milano 1945. 
 
Scritti su M.: L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo, vol. 1 t. 1. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati in Italia (1872-1971), Firenze 1972, ad indicem; P.C. Masini, Le due Pasionarie dell’Anarchia in Italia, «Storia Illustrata», 1973, pp. 119-128; L. Rafanelli, Una donna e Mussolini, introduzione di P.C. Masini, Milano 1975; G. Sacchetti, Sovversivi in Toscana (1900-1919), Todi 1983; A. Ciampi, Futuristi e anarchici. Quali rapporti? Dal primo manifesto futurista alla prima guerra mondiale e dintorni (1909-1917), Pistoia 1989; G. Sacchetti, Comunisti contro individualisti. Il dibattito sull’organizzazione nel 1907, «Bollettino del Museo del Risorgimento», Bologna, XXXV (1990), pp. 23-32; F. Schirone, La Casa Editrice Sociale, «Rivista storica dell’anarchismo», lug.-dic. 1994; G. Sacchetti, Presenze anarchiche nell’Aretino dal XIX al XX secolo, Pescara 1999; M. Antonioli-P.C. Masini, Il sol dell’avvenire. L’anarchismo in Italia dalle origini alla Prima Guerra mondiale, Pisa 1999, ad indicem; G. Sacchetti, Giuseppe Monnanni, in Dizionario del futurismo italiano, a cura di E. Godoli, Firenze 2002.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Pietro e da Luisa Ciampolini

Bibliografia

2004

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