​MOLINARI, Ettore

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​MOLINARI, Ettore

Date di esistenza

Luogo di nascita
Cremona
Data di nascita
14/07/1867
Luogo di morte
Milano
Data di morte
9/11/1926

Attività e/o professione

Qualifica
Docente universitario

Nazionalità

italiana

Biografia / Storia

Nasce a Cremona il 14 luglio 1867, quarto di tredici figli, da Giuseppe e Giuseppa Antonioli, professore di chimica. I genitori, morti nel 1907, sono proprietari terrieri conservatori e cattolici tradizionalisti. Dopo le elementari, nel 1879-80 frequenta la scuola tecnica di Cremona. Bocciato, sospende gli studi e nel 1881 lavora al mulino di famiglia a Manerbio (BS).

Nel 1882 s’iscrive alla Scuola di Viticoltura ed Enologia di Conegliano (TV), dove frequenta i tre anni di corso. Già dal 1885 si orienta in senso libertario, e insieme ai compagni di studio Oscar Bertoia e Gaetano Minunni organizza un nucleo di propaganda rivoluzionaria: ne deriva l’espulsione dalla scuola nel maggio 1885.

Per continuare gli studi nell’autunno s’iscrive al corso di chimica dell’Eidgenossisches Polytechnikum di Zurigo, studiando tedesco tutta l’estate. Se fino ad allora tra i temi che più lo interessano vi è la critica alla religione, reazione alla famiglia e all’ambiente in cui è cresciuto, da quel momento la sua attenzione si allarga a più ampie problematiche, anche con la lettura di molte riviste libertarie italiane e straniere. A Cremona ha un riferimento nel gruppo legato al socialista L. Bissolati e al repubblicano A. Ghisleri, intorno ai quali vi sono i socialisti Giuseppe Boldori, Giuseppe Garibotti, Ettore Guindani, attenti al “socialismo sperimentale” di Giovanni Rossi, le cui riviste «Lo Sperimentale» e «Humanitas» sono tra le più lette da M. A Zurigo si pone in diretto rapporto con la classe operaia locale: con Minunni e Bertoia fa parte del circolo operaio di Thalwil, località a pochi chilometri da Zurigo sul lato occidentale del lago.
 
In occasione del 3° congresso del Partito operaio italiano, indetto a Pavia il 18 e il 19 settembre 1887 per riorganizzare il partito e definirne l’orizzonte ideologico, M. interviene nel dibattito per spingere il Partito operaio italiano in direzione socialista suggerendo come programma l’abolizione della proprietà privata individuale e il consumo in comune dei beni. È al congresso di Pavia che M. conosce Luigi Galleani.

A Zurigo segue i corsi di alcuni dei migliori docenti dell’epoca: F. Rudio, A.R. Hantzsch, F. P. Treadwell, G.A. Kenngott, H. Goldschmidt, G. Lunge, C.E. Cramer. Tra gli allievi conosce Roberto Lepetit e un altro studente che, come M. e Lepetit, avrà un ruolo importante nella storia della chimica italiana, Arturo Miolati. Diplomatosi nel maggio 1888, dal mese successivo al febbraio 1889 è Basilea, dove si laurea cum laude in chimica il 6 marzo 1889 con un lavoro preparato a Zurigo con Goldschmidt, La costituzione dei diazoamidocomposti misti .

In Svizzera conosce esuli anarchici, frequenta esponenti della cultura positivista e materialista, diviene amico di Elisée Reclus, P’tr Kropotkin, Max Nettlau, Jacques Gross, Jean Grave. Da questi incontri derivano stimoli e letture che contribuiscono alla sua formazione culturale e politica. In una sintesi al contempo scientifica e politica, elabora un programma di socialismo anarchico alla luce del paradigma filosofico del positivismo evoluzionistico: la scienza emancipa gli uomini dal servaggio nei confronti della natura, il socialismo da quello nei confronti degli altri uomini. Questo criterio sarà alla base di tutti gli scritti di M. degli anni successivi.

Dopo la laurea ritorna a Cremona e interviene nel dibattito aperto sulle colonne del settimanale di Bissolati «L’Eco del Popolo» a proposito di un’eventuale insurrezione popolare nelle campagne della pianura padana, dopo l’articolo La rivoluzione? di G. Rossi su «La Rivendicazione» di Forlì del 16 aprile 1889, al quale risponde con un articolo comparso sul n° 3-4 maggio 1889 de «L’Eco del Popolo», La insurrezione oggi non darebbe il socialismo. Il 26 maggio 1889 a Cremona si sposa con la maestra elementare Elena Delgrossi, di Castelverde (CR), a sua volta di idee libertarie.
 
Alla fine del maggio 1889 si reca a Parigi per vendere un’eredità di quadri antichi e cercarsi un lavoro nell’ambito della chimica. Prima della partenza frequenta le gallerie d’arte di Milano, Bologna e Venezia e, nella capitale francese, dove lavora in una farmacia, frequenta il Louvre e i collezionisti francesi per valorizzare i quadri della sala di vendita da lui aperta. È in contatto con l’ambiente del socialismo e dell’anarchismo francese e internazionale: nel luglio 1889 partecipa al Congresso di fondazione della Seconda Internazionale socialista, dove esprime solidarietà a F.S. Merlino espulso per essere intervenuto contro la maggioranza marxista.

A Parigi è probabilmente in contatto anche con il gruppo illegalista di V. A. Pini, delle cui posizioni discute per lettera con Guindani nel febbraio 1890. Con la moglie costituisce un riferimento per gli anarchici italiani costretti all’estero che cercano di diffondere materiale propagandistico. È il caso del gruppo di Lugano, che fa pervenire a M. e alla moglie 1.200 copie di un manifesto con un Appello! a operai e contadini per scioperare in occasione del 1° maggio 1890.

Il 14 maggio 1890 nasce la prima figlia, Amile (1890-1894), poi nasceranno Ribelle (1892-?), Henry (1894-1958), Vittorio (1896-?), Alessandro (1898-1962), Iride (1902-1995), Libero (1903-1977).

Espulso dalla Francia per la sua attività internazionalista, dal 15 giugno 1890 al 15 dicembre 1890 lavora a Londra come enologo per la ditta italiana A. Dogliani, conosce Malatesta, partecipa ai Comizi internazionali di Hyde Park, pubblica corrispondenze per giornali italiani di area socialista anarchica, come «La Campana» di Macerata. Nella Storia degli anarchici italiani da Bakunin a Malatesta Masini osserva M. “mette la chimica al servizio della rivoluzione, compilando un manuale per la confezione di ordigni che, stampato illegalmente, fa il giro dei circoli anarchici d’Europa”. Nella Storia degli anarchici italiani nell’epoca degli attentati Masini riporta il titolo dell’opuscolo, Guerra all’oppressore, e scrive: “Non ho reperito questo stampato ma credo di poter attribuire a E. M. le note tecniche sulla preparazione di esplosivi pubblicate sulla rivista francese «L’International» che si pubblicava nel 1890 a Londra, dove allora si trovava il Molinari”.

Dal 15 dicembre 1890 al 1° settembre 1891 è assistente volontario allo “Stadtisches Laboratorium Heidelberg”. Durante il soggiorno nella città tedesca pubblica uno studio sulla rivista scientifica di Pavia «Il Selmi» diretta da P.E. Alessandri, diventa socio della “Chemische Gesellschaft zu Heidelberg”, partecipa dal 4 al 6 gennaio 1891 al Congresso di Capolago del Partito socialista anarchico rivoluzionario, indetto da Malatesta e Merlino dove, pur mantenendo una posizione antiorganizzatrice, si accosta a Malatesta.
 
Nell’autunno 1891 torna in Italia, a Cigole (BS), dove dall’aprile 1890 si sono trasferiti i suoi genitori, che nel 1894 si trasferiranno a Manerbio (BS). Nello stesso periodo Minunni, con l’adesione di M., intende fondare a Palermo una rivista sui progressi della chimica: la rivista non uscirà, ma l’iniziativa mostra un significativo fermento nel mondo della chimica italiana grazie alla nuova generazione di studiosi, che intende rinnovare la disciplina sia per la ricerca che per le applicazioni tecnologiche e industriali.

Sul piano professionale M. pensa ai Laboratori chimici municipali legati all’Ufficio Igiene, istituiti in seguito alla riforma sanitaria del 1888 del governo Crispi. Agli inizi del 1892 si rivolge al direttore dell’Ufficio di Sanità Pubblica, Pagliani, al quale invia i documenti per essere ammesso agli esami, ma viene escluso perché non ha titoli di studio italiani. Trasferitosi a Milano, dal 1° novembre 1892 è assistente alla cattedra di chimica di Wilhelm Kšrner alla Scuola Superiore di Agricoltura.

Nell’aprile 1895, per meglio provvedere alla famiglia in crescita, si trasferisce a Rocchette Piovene (VI) per dirigere lo stabilimento tessile di Gaetano Rossi. Viene così a contatto con nuovi rami dell’industria chimica, potenziando la sua cultura tecnologica: oltre alla tintura di lana e mezzalana, sperimenta un nuovo metodo per la sgrassatura della lana, facendolo brevettare. È il primo episodio di un atteggiamento costante: tradurre le conoscenze teoriche in applicazione tecnica, e questa, brevettata, in guadagno. Sarà lo stesso per gli esplosivi, prima e durante la Prima guerra mondiale e, dopo la guerra, insieme ai figli, per la bakelite. Nel corso del 1893 si reca a Viterbo insieme a Pietro Gori per la difesa in tribunale di Paolo Schicci.
 
Il 6 febbraio 1894 a Milano muore di meningite la figlia Amile. Il giorno dopo M. e la moglie spediscono ad amici e parenti un breve testo, in cui esprimono le loro convinzioni laiche e libertarie considerando la morte come fenomeno naturale che va accettato senza che l’accettazione si sposti dal campo della natura a quello delle ingiustizie sociali. Il testo genera ulteriori amarezze, dato che il medico condotto dello stesso paese della moglie di M., Castelverde, Ercolano Cappi, loro conoscente, sul numero del 10 marzo 1894 del settimanale «Il Messaggero di Cremona», organo della curia vescovile cremonese, pubblica l’articolo Un curioso e importantissimo documento, nel quale lo scritto di M. viene criticato da un punto di vista confessionale.
 
Nel marzo 1894 a M. viene inviato da Londra un pacco di stampati anarchici intitolati Al Popolo d’Italia, mentre nel maggio-giugno 1894, davanti al tribunale di Genova, è testimone a favore di Luigi Galleani, difeso da Pietro Gori e Giovanni Rosadi. Come nella militanza politica, così anche nell’attività chimica l’impegno è intenso su più fronti. Nel 1895 viene fondata la Società Chimica di Milano, nell’intento di promuovere e diffondere le applicazioni della chimica in ambito industriale. Alla costituzione e allo sviluppo della Società non è estraneo M., nonostante il trasferimento a Rocchette, tanto che lo stesso Miolati già nel 1895 si riferisce a M. e alla Società milanese come punto di riferimento per contrastare il dominio sulla ricerca e sull’insegnamento della chimica in Italia del gruppo siciliano di Sebastiano Cannizzaro e di Emanuele Paternò, che dal 1872 gestiva la «Gazzetta chimica italiana».
 
Il lavoro a Rocchette accentua una consapevolezza che da tempo è presente in M., come anarchico e come chimico: la necessità dello sviluppo della tecnologia chimica, premessa economica indispensabile per lo sviluppo sociale tutto e, sullo sfondo, per la rivoluzione libertaria. Nel settembre 1896 M. compie un viaggio di aggiornamento e studio a Zurigo e in Germania presso alcune industrie tessili e tintorie, come la Bayer di Elberfeld e la Leopold Cassella di Francoforte. Nel novembre 1900 M. è tra i sottoscrittori del giornale anarchico di Ancona «L’Agitazione».
 
Il 15 novembre 1901, in seguito alla morte di Giovanni Carnelutti, direttore della Scuola di chimica alla Società di Incoraggiamento arti e mestieri di Milano (SIAM), M. concorre alla sua successione, vincendo: ricoprirà tale incarico fino al 1916. A partire dal 1901 prepara e coordina i materiali per la sua opera principale, il Trattato di Chimica Generale ed applicata all’industria pubblicato da Hoepli, nel 1905 per la chimica inorganica e nel 1908 per l’organica, con successive edizioni ampliate, tradotto in inglese, tedesco, spagnolo, francese.

Il lavoro di M. alla SIAM è un formidabile impulso allo sviluppo tecnologico su base chimica: agricoltura, lavorazione industriale del latte, vetro, laterizi, porcellane e cementi da costruzione, elettrochimica, gas economici, colori artificiali, produzione tessile (seta artificiale, mercerizzazione del cotone, tintoria, ecc.), produzione industriale della carta, profumi, ecc., settori suscettibili di sviluppo produttivo, ma privi di personale tecnico adeguatamente preparato all’applicazione della chimica. In pochi anni alla SIAM affluiscono giovani laureati di varie università italiane che trovano nel laboratorio di M. un supplemento formativo applicativo. M. sceglie collaboratori di valore per costruire una scuola di chimica industriale: suoi assistenti nei primi anni sono E. Soncini, E. Tornani, P. Fenaroli, V. Scansetti, con i quali sviluppa ricerche sperimentali originali, e con alcuni di essi pubblica testi divulgativi per raggiungere un pubblico il più ampio possibile. Dall’aprile 1912 ha come assistente Michele Giua, reduce da studi di perfezionamento in Germania, che rimarrà con lui fino allo scoppio della guerra e che, dopo lo stesso M., sarà il maggior esperto italiano di esplosivi. È in questi anni che M. realizza quasi tutti i lavori di ricerca che determinano la sua produzione tecnico-scientifica, in particolare sugli esplodenti e sui loro derivati.
 
Dal 1902 al 1914, il martedi e il venerdi, presso la SIAM tiene un corso serale di lezioni sui principi elementari di chimica, alternandole con conferenze di carattere generale e di attualità. Un riflesso pubblicistico di queste conferenze sta nei suoi numerosi articoli sulla rivista quindicinale “La Scienza per tutti”, nata nel 1879 e rilanciata nel 1909 dall’editore Riccardo Sonzogno. Tra gli argomenti trattati figurano gli esplosivi, la purificazione delle acque, l’industria del freddo, il ruolo dell’indaco come colorante, ecc. La conferenza del 27 luglio 1902, Chimica vecchia e chimica nuova, viene pubblicata sulla rivista «L’Università popolare» diretta da Luigi Molinari. Nel testo M. esprime posizioni che riprenderà nel contesto del dibattito teorico-politico in seno all’anarchismo nel 1907, a margine dell’esperienza de «La Protesta umana», nello scritto Verso l’Anarchia. Nel discorso del 1902, infatti, prende le distanze da temi neo-malthusiani (presenti anche tra gli anarchici) sulla base delle applicazioni tecniche e produttive che la chimica è in grado di garantire già nel presente e, a maggior ragione, nel futuro, il che rende ai suoi occhi intollerabile la persistenza della società borghese: “noi anarchici siamo per l’azione diretta, concorde ed energica, a differenza dei socialisti, che ne affidano la soluzione all’influenza evolutiva e legalitaria”.

Questa posizione si esprime anche nel settimanale «Il Grido della folla», fondato a Milano nell’aprile 1902 per iniziativa di M. (che si firma ‘Epifane’, ‘Gaetano Bresci’) e Nella Giacomelli (che si firma ‘Petit Jardin’, ‘Ireos’) e diretto da G. Gavilli. La Giacomelli, assunta nel periodo di Rocchette come istitutrice per i suoi figli, diviene anche la compagna di M., con cui dividerà tutte le più importanti esperienze umane, politiche, intellettuali. La rivista, chiusa nel 1905, è il luogo del dibattito tra gli anarchici individualisti, spesso esasperato dall’acrimonia degli articoli di Gavilli, al quale subentrerà O. Gigli, già collaboratore de «L’Università popolare».

Masini ritiene «Il Grido della folla» l’espressione più significativa dell’individualismo anarchico italiano e colloca M. e la Giacomelli tra gli individualisti etici o “dei fini”: rifiutano la violenza, guardano al pensiero e al comportamento più che all’azione come insurrezione violenta, distinti dagli individualisti dell’azione o “dei mezzi”, o anarchici individualisti antiorganizzatori, e dalle interpretazioni “bisogniste”, che teorizzano il furto e l’illegalità.
 
Nel 1902 (e fino al 1904) M. è incaricato dell’insegnamento di chimica generale ed inorganica con elementi di chimica organica presso il R. Istituto tecnico superiore (poi Politecnico) di Milano. Nel 1904 gli viene conferita la cattedra di Chimica merceologica all’Università ‘Bocconi’ di Milano, tenuta fino al 1919. Nel 1905 è libero docente di Chimica generale al Politecnico, e nel 1906 è nominato direttore della neonata Scuola professionale per l’industria di saponi e materie grasse, da lui fortemente voluta. Nel biennio 1905-1906 è vice-presidente della Società Chimica di Milano. Partecipa al VI Congresso Internazionale di Chimica applicata a Roma, dove tiene la relazione Il presente e l’avvenire della seta artificiale.

Dall’ottobre 1906 fino al novembre 1909 esce a Milano il settimanale «La Protesta Umana», fondato da M. con la Giacomelli, sulla linea del comunismo anarchico di tendenza antiorganizzatrice, che però, pur sostenendo l’inutilità di un’organizzazione di anarchici, non esclude di partecipare alle organizzazioni operaie già esistenti, senza perdere di vista la gran massa dei lavoratori non organizzati, ai quali va rivolta la propaganda degli ideali anarchici. L’esperienza della rivista vede anche il tentativo voluto da M. della trasformazione in quotidiano, realizzato nel febbraio-marzo 1909: è l’antecedente giornalistico, tecnico e amministrativo a cui M. si rifarà nel 1920 per la nascita di «Umanità nova».
 
Il 29 luglio 1910, nell’anniversario dell’uccisione di Umberto I da parte di Bresci, M. partecipa alla conferenza Il 29 luglio di fronte alla storia tenuta a Milano da M. Rygier. Nel corso del 1911 è abbonato al settimanale di Ancona «Germinal». Il 16 settembre 1911, da Londra, Malatesta gli scrive perché intende “prendere parte attiva al movimento nostro in Italia”, e chiede l’opinione di M. sulla situazione. La collaborazione con Malatesta continua tra il 1913 e il 1915 con la rivista di Ancona «Volontà», sulle cui colonne si svilupperà il dibattito sulla Prima guerra mondiale, da M. e Giacomelli rifiutata e combattuta. La stessa posizione viene espressa da M. anche come chimico che, in nome della scienza, idealmente ne rifiuta gli impieghi distruttivi, anche se ciò lo pone in contrasto con sé stesso nel momento della sua accettazione dell’incarico di direttore chimico del dinamitificio di Cengio (SV) della Società italiana prodotti esplodenti (SIPE).
 
I rapporti di M. con il mondo della chimica e dell’industria italiana, soprattutto dopo il suo definitivo ritorno a Milano, sono sempre più intensi, ma le sue idee politiche lo portano a sostenere posizioni critiche anche in quell’ambito, come nel caso del congresso dei chimici italiani tenuto a Torino nel 1911 in occasione del 50° dell’unità nazionale, quando si scontra con G. Ciamician. M. condivide la necessità economica e sociale dello sviluppo applicativo della chimica e del sostegno politico all’industria, per recuperare il ritardo della chimica industriale italiana dai più evoluti paesi europei, ma è critico verso l’atteggiamento di molti industriali, che mirano solo all’arricchimento facendolo pagare ai consumatori.
 
Lo scoppio della guerra vede i chimici italiani prevalentemente orientati verso il neutralismo, indotti a ciò anche dalla consapevolezza della debolezza strutturale dell’industria chimica italiana. Con l’intervento dell’Italia, però, tutta la comunità chimica si mobilita per sostenere lo sforzo bellico. M., in particolare, grazie agli studi sugli esplosivi, già nel 1910 era stato nominato consulente tecnico della SIPE, la maggiore industria italiana di esplosivi, tanto che nel 1913, in occasione del centenario della nascita di Ascanio Sobrero, scopritore della nitroglicerina, insieme all’amministratore delegato della SIPE ing. Ferdinando Quartieri pubblica in italiano e in francese il volume Notizie sugli esplodenti in Italia. Con l’entrata in guerra nel 1915, diviene Direttore chimico della SIPE, dove si occupa di perfezionare la lavorazione del tritolo, risolve il problema della nitrazione a vari gradi della naftalina, produce acido fenico sintetico per esplosivi e per uso farmaceutico, avvia a soluzione il problema della produzione dei coloranti, in particolare le sostanze intermedie fino ad allora monopolio quasi esclusivo dell’industria chimica tedesca. Lo stabilimento di Cengio è dichiarato ausiliario per la produzione degli esplosivi data la richiesta proveniente dall’esercito: prima della guerra la produzione giornaliera di materiali esplosivi era di 2.000 Kg al giorno, durante la guerra è di 80.000 Kg al giorno. A Cengio è aiutato dai figli Henry (che in seguito prenderà il suo posto al Politecnico di Milano) e Vittorio. Tra i collaboratori c’è, con il fratello Guido, anche Felice Mazzocchi, finanziatore e collaboratore de «Il Grido della folla» e «La Protesta umana».
 
Nel 1916 diviene docente incaricato di Chimica Tecnologica e direttore del laboratorio di analisi del Politecnico al posto di Gabba. Il 3 settembre 1916 prende la parola al comizio tenuto al Teatro del Popolo di Milano in favore di Carlo Tresca, sottoposto a procedimento penale negli USA. Dal 1917, presso il Politecnico, è docente di un corso speciale per ingegneri chimici, in seguito sarà anche presidente dell’Unione italiana laureati in chimica. Al Politecnico provvede al riordino dei laboratori, inadatti per le esercitazioni degli allievi Ingegneri chimici, grazie al contributo di 20.000 lire degli industriali lombardi. In breve la sezione di Ingegneria chimica, che in precedenza aveva 3 o 4 allievi, passa a 40/50. Tra l’autuno del 1916 e tutto il 1917, data la delicatezza dell’incarico a Cengio, la sorveglianza poliziesca su M. aumenta ed è affiancata da quella militare su sollecitazione del Ministero per le armi e le munizioni. Per M. la situazione è difficile: è contrario alla guerra, ma già tra i suoi amici di area libertaria vi è stata qualche dolorosa scelta filo-interventista (Gioda e Gigli), inoltre si trova, come scienziato e come insegnante universitario, doppiamente sollecitato dalla mobilitazione nazionale.

Significativo è il ruolo del Comitato nazionale tecnico-scientifico per lo sviluppo e l’incremento dell’industria italiana, nato appunto nel 1916, del quale M. fa parte con numerosi docenti del Politecnico: l’obiettivo è potenziare l’apparato produttivo riducendo la dipendenza dall’estero. Ciò che M. aveva sempre auspicato, la collaborazione tra l’industria e la cultura tecnico-scientifica, si realizza non sulla spinta di una strategia economico-sociale per lo sviluppo civile, ma per le necessità della guerra.
 
Nel 1917, al Convegno nazionale di chimica applicata indetto dalla SIPS, M. tiene due relazioni: Su lo sviluppo di alcune grandi industrie chimiche in rapporto alla guerra, e L’importanza del chimico nell’industria moderna. La contraddizione vissuta da M. tra le sue convinzioni ideali di anarchico e il proprio ruolo istituzionale legato alla produzione bellica, viene risolta affidandosi al sapere scientifico, del quale riafferma le potenzialità emancipatorie proprio nel momento in cui il potere economico-politico lo utilizza in senso distruttivo. Nella prefazione alla IV edizione del suo Trattato di chimica generale ed applicata all’industria, uscita nel 1917, M. parla della “terribile guerra europea” in corso: “Quando tutti i popoli, che pagano col loro sangue le follie criminose delle classi dirigenti, non si lasceranno più ingannare dalle attraenti vernici idealiste con cui si mascherano i veri e reconditi scopi di ogni guerra, allora la Chimica cesserà di essere strumento di barbarie e tutta la sua meravigliosa attività sarà indirizzata ad accrescere il benessere materiale ed intellettuale degli uomini di tutto il mondo, senza distinzione di nazionalità o di razza”. A causa del logorio determinato dal lavoro, i medici gli impongono un ritmo meno sostenuto: è in questo periodo che acquista una villa e un podere a Rivoltella del Garda, dove fa installare un impianto di potabilizzazione dell’acqua del lago a base di cloro.
 
Il 16 maggio 1918, il Consiglio dei professori del Politecnico propone al Ministero la nomina di M. a professore straordinario di Chimica tecnologica per i suoi meriti eccezionali: la nomina avviene solo il 13 gennaio 1920, da una Commissione composta da Miolati, Bruni, Ciamician, Garelli e Levi. Con la fine della guerra aumentano i suoi già gravosi impegni. Nell’autunno 1919 pubblica il «Giornale di chimica industriale», finanziato dagli industriali chimici lombardi, nello stesso periodo si reca in Svizzera per la SIPE a visitare fabbriche di materiali esplodenti, inoltre si occupa della riconversione dell’industria bellica: è lui a realizzare i primi impianti per la produzione di coloranti della Montecatini, mentre a Cengio, a partire dal 1920, s’inaugura il primo impianto italiano per produrre olio di anilina, in seguito anche i composti intermedi necessari alla produzione di coloranti.
 
Intensa è la militanza anarchica di M. e della Giacomelli nel rilancio del movimento, come al Congresso degli anarchici italiani a Firenze il 12-14 aprile 1919, dove si costituisce l’Unione comunista anarchica italiana (UAI), del cui Consiglio generale M. fa parte. Il 14 aprile interviene a proposito del ruolo della stampa anarchica, sostenendone la funzione propedeutica alla rivoluzione, avvenuta la quale tutte le pubblicazioni si dovranno fondere in un unico bollettino quotidiano. L’idea di un quotidiano per dar voce alle varie componenti del movimento anarchico, già avanzata e discussa in precedenza a Milano da M., viene da lui riproposta, il progetto viene accolto e subito aperta la sottoscrizione, alla quale contribuisce con 70.000 lire ricavate dalla vendita di un terreno. Anche l’attività per l’impianto tecnico-organizzativo e lo stesso titolo del giornale sono di M. e della Giacomelli: il 27 febbraio 1920 a Milano nasce «Umanità Nova» con la direzione di Malatesta. Tra i collaboratori M. coinvolge Corrado Quaglino, appena uscito dal carcere, al quale, oltre che per «Umanità nova», affida un incarico redazionale per il “Giornale di chimica industriale”. Nello stesso 1920, con lo pseudonimo di Epifane pubblica Fattori economici pel successo della Rivoluzione sociale (Milano, Libreria della Società editrice Umanità nova).

Il ritorno in Italia di Malatesta, la ripresa del movimento anarchico e la nascita di «Umanità Nova» portano a un’intensificazione del controllo poliziesco. Un’informativa della prefettura di Milano del 16 novembre 1920 al Ministero dell’Interno segnala M. come capace di dirigere atti terroristici. Il 16 dicembre 1920 gli viene notificato un mandato di comparizione presso il tribunale di Milano per l’attività di «Umanità nova», accusato con redattori e amministratori del giornale, “di pericoloso eccitamento alla disubbidienza della legge e all’odio di classe”, contestualmente a 4 perizie eseguite sui registri e sui conti bancari del giornale tra il novembre 1920 e il gennaio 1921. La sentenza del relativo processo è del 25 marzo 1921: tutti assolti per insufficienza di prove. Due giorni prima, però, c’era stata l’esplosione al teatro Diana di Milano, in seguito alla quale, tra gli altri, vengono arrestati il 15 aprile Libero Molinari, ancora studente liceale, e Nella Giacomelli. Lo stesso M. non è esente da conseguenze: tra la fine di marzo e gli inizi di aprile 1921 alcuni studenti fascisti inscenano dimostrazioni contro di lui.
 
Il 12 luglio 1923 gli viene rinnovato il passaporto per la Germania e la Svizzera dove visita laboratori e impianti chimici industriali, in vista della creazione di un istituto chimico di perfezionamento per i laureati del Politecnico, intitolato a Giuliana Ronzoni, grazie al finanziamento di un milione di lire dell’industriale cotoniero Ronzoni di Cesano Maderno (MI). Il 4 gennaio 1925 viene promosso a ordinario di Chimica tecnologica presso il Politecnico. Il 17 luglio 1926 il prefetto di Milano invia al Ministero dell’Interno un’informativa su M. definendolo “anarchico idealista ed alieno attualmente da ogni azione di propaganda e di violenza”. Muore per un attacco di angina pectoris nella sua abitazione a Milano il 9 novembre 1926. (G. Mangini)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, MPI, Fascicoli personale insegnante, b. 100, ad vocem; Biblioteca Civica "A. Mai" Bergamo, Archivio Ettore Molinari; Amsterdam, IISG, Archivio Jacques Gross.
 
Bibliografia:
scritti di M.: Epifane (E. Molinari), Verso l’Anarchia. Con lettera polemica di P. Kropotkine, Milano 1907; Epifane ed Ireos (E. Molinari e N. Giacomelli), Un triste caso di libellismo anarchico. (Risposta ad un turpe libello di Paolo Schicchi), Milano 1909; E. Molinari, F. Quartieri, Notizie sugli esplodenti in Italia, Milano 1913; Epifane, Fattori Economici pel successo della Rivoluzione Sociale, Milano 1920.
 
scritti su M.: R. Lepetit, Ettore Molinari. Commemorazione tenuta alla Società di Chimica Industriale. Milano, 24 novembre 1926, «Giornale di chimica industriale ed applicata», nov. 1926, p. 584-585; F. Bovini, Ettore Molinari, «Bollettino dell’Associazione fra gli ex-allievi del Politecnico milanese», vol. VI, 1922-1927, Milano 1928, pp. 44-46; E. Mazzucato, Da anarchico a sansepolcrista. Anteguerra - La guerra. Gli Arditi dall’armistizio alla marcia su Roma, Milano 1934; N. Giacomelli, Ettore Molinari, «Era Nuova», 15 mar. 1946, p. 3; A. Borghi, Mezzo secolo di anarchia (1898-1945), Napoli 1954, ad indicem; La scapigliatura democratica. Carteggi di Arcangelo Ghisleri: 1875 -1890, a cura di P.C. Masini, Milano 1961; L. Bettini, Bibliografia dell’anarchismo, vol. 1 t. 1. Periodici e numeri unici anarchici in lingua italiana pubblicati in Italia (1872-1971), Firenze 1972, ad indicem; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta, Milano, 1969 e Id., Storia degli anarchici italiani nell’epoca degli attentati, Milano, 1981, ad indicem; Id., Il giovane Molinari, «Volontà», novembre-dicembre 1976; V. Mantovani, Mazurka blu. La strage del Diana, Milano 1979, ad indicem; Il Politecnico di Milano. Una scuola nella formazione della società industriale 1863-1914, Milano 1981; G. Sacchetti, Sovversivi in Toscana (1900-1919), Todi 1983; M.G. Meriggi, Il Partito operaio italiano. Attività rivendicativa, formazione e cultura dei militanti in Lombardia (1880-1890), Milano 1985; 125° del Politecnico di Milano. Mostra Storica 1914-1963 e Mostra dei Frattali “Spettacolo Tecnologico”, Milano. Palazzo Reale - Sala delle Cariatidi 11 nov. 1988 - 8 gen. 1989, Milano 1988; P. Antoniotti, L. Cerruti, M. Rei, I chimici italiani nel contesto europeo 1870-1900, in La scienza accademica nell’Italia post-unitaria. Discipline scientifiche e ricerca universitaria, a cura di V. Ancarani, Milano 1989; C.G. Lacaita, Il Politecnico e il fascismo, «Storia in Lombardia», 1989, pp. 398-417; Id., L’intelligenza produttiva. Imprenditori, tecnici e operai nella Società d’Incoraggiamento d’Arti e Mestieri di Milano (1838-1988), Milano 1990; M. Antonioli, Gli anarchici italiani e la prima guerra mondiale. Lettere di Luigi Fabbri e di Cesare Agostinelli a Nella Giacomelli (1914-1915), «Rivista storica dell’anarchismo», gennaio-giugno 1994, pp. 7-34; L. Cerruti, Chimica, in La cultura italiana del Novecento, Roma-Bari 1996, pp. 136-152; Giuseppe Trinchieri, Industrie chimiche in Italia dalle origini al 2000, Mira-Venezia 2001; M. Binaghi, Addio, Lugano bella. Gli esuli politici nella Svizzera italiana di fine Ottocento (1866-1895), Locarno 2002; L. Cerruti, Bella e potente. La chimica del Novecento fra scienza e società, Roma 2003.

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2004

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