​MOLASCHI, Carlo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​MOLASCHI, Carlo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Milano
Data di nascita
November 7 1886
Luogo di morte
Cusano Milanino

Biografia / Storia

Nasce a Milano il 7 novembre 1886, da Giacomo e Virginia Conti; impiegato e pubblicista. Secondogenito di una famiglia di modeste possibilità, guardiani di un nobile palazzo in Piazza S. Sepolcro a Milano, terminate le scuole elementari, undicenne, viene avviato al lavoro come commesso in una merceria e, contemporaneamente, prosegue gli studi alle scuole serali. È negli anni, a cavallo del nuovo secolo che il M., mentre da un lato procede alla sua formazione culturale, dall’altro si avvicina agli ambienti libertari, “ascolta[ndo] la parola del Gori”. Nel 1901 egli subisce il primo arresto perché in occasione di uno sciopero generale si reca al Teatro Lirico di Milano a distribuire volantini sovversivi, fatto che causa il suo licenziamento e contribuisce all’inasprimento dei già difficili rapporti famigliari.

Egli viene quindi assunto presso uno stabilimento industriale come apprendista contabile, mansione che mantiene per 16 anni. In questi primi anni del secolo s’intensifica la sua militanza e inizia la sua opera di pubblicista (fra i suoi pseudonimi Charles l’ermite, l’Iperboreo, Dottor Stockmann). I primi articoli di un qualche valore, in particolare, escono nella rubrica da lui curata per «Il Libertario» di La Spezia, intitolata In Sordina. Il rapporto che il M. coltiva con più continuità in questo periodo è quello con l’avvocato Luigi Molinari, in cui sempre vedrà un maestro e un punto di riferimento culturale e politico e di cui si considererà discepolo; collabora, infatti, intensamente alla rivista «L’Università popolare», e partecipa attivamente alla progettazione e alla fondazione della Scuola Moderna intitolata a Francisco Ferrer curandone sempre l’amministrazione. Queste sue frequentazioni, per altro, non mancano di creargli continue noie con la giustizia, sebbene la sua importanza nel movimento sia ancora decisamente limitata. In seguito, poi, ad uno di questi continui episodi e alle percosse subite nel carcere di S. Vittore che ne avevano minato il fisico, si manifesta per la prima volta il male che lo avrebbe accompagnato per tutta la vita – la tubercolosi -. Unico sollievo, già in questi anni, ai tormenti che il fisico e l’indole gli procurano, è la passione per la montagna che tutte le testimonianze ricordano.

Con lo scoppio della Grande Guerra, con lo scompiglio da essa creato anche a livello ideologico, il M. diviene figura di primo piano assumendo la direzione del periodico «Il Ribelle», la voce degli anarchici antiinterventisti cui si affida il compito di fronteggiare, sullo stesso terreno milanese, lo sparuto gruppo degli anarchici interventisti che nello stesso periodo escono con il periodico «La Guerra sociale». Da questo momento egli diviene il principale esponente – con Leda Rafanelli, cui dal 1913 è legato da profonda amicizia – della corrente anarcoindividualista, punto di riferimento per la generazione di militanti che va formandosi culturalmente e politicamente. Il M., in questo primo periodo della sua evoluzione teorica, viene influenzato soprattutto dallo studio del pensiero di Nietzsche, da cui trae i temi di un certo “superomismo” e, data la sua passione per il teatro, dalle opere di Henrik Ibsen (da qui il suo pseudonimo Dottor Stockmann) che lo spingono verso un’apparente “disprezzo per la mandria umana”. Sullo sfondo, meno evidenti perché più discosti dai temi dell’ideologia anarchica, egli s’indirizza a riferimenti culturali del tutto diversi ed inusuali. Innanzitutto, i testi propri della cultura orientale, ma anche i testi classici del pensiero stoico, come Marco Aurelio ed Epitteto. Questa passione per la cultura unita al suo alto profilo intellettuale, uniti anche alla sua apparente durezza, fermezza e spigolosità di carattere, fanno sì che egli sia guardato con un misto di soggezione e timore dalla maggioranza dei militanti e che, nell’ambito del momento anarchico, divenga l’“austero”; e questo nonostante le sue indubbie e riconosciute capacità, lo facciano apprezzare dalla generalità dei maggiori esponenti anarchici.

In questa fase, prima che gli venga affidata la direzione di «Cronaca Libertaria» avviene l’incontro con Maria Rossi (1891-1990), che nei suoi scritti si firma con lo pseudonimo Petra o M. R.). Ella nasce a San Colombano (MI); maestra elementare, inizia ad insegnare, e spinta da questa passione e dalle sue idee anticonformiste rispetto agli allora tradizionali metodi di insegnamento, si avvicina alla corrente educazionista che a Milano, dietro il Molinari, si sviluppa fiorente. Frequentando le riunioni di questo gruppo, coagulatosi attorno alla scuola moderna Francisco Ferrer di cui è anch’ella animatrice, conosce Leda Rafanelli, di cui diviene amica, e poi, per l’appunto, Carlo Molaschi. I due si sposano, nella primavera del 1918 in un terribile momento per l’Italia e per lo stesso Molaschi. Al principio del 1918, egli è arruolato e, per la sua malferma salute, dislocato a Melzo. Questa breve esperienza militare, pur avvenuta in un luogo di relativa calma, viene da lui vissuta in modo drammatico tale da segnarlo per tutta la vita, intaccando irrimediabilmente il suo fisico, ma anche producendo un mutamento involutivo a livello psicologico e teorico. Il sopraggiungere in questo periodo di un pervasivo pessimismo estremizza in lui il superomismo – che come è del tutto evidente dalla biografia e dal ruolo mantenuto in seno al movimento è solo di facciata poiché sempre sfumato da un indubbio solidarismo – e muta, il suo individualismo, così come era stato fino ad allora inteso, in nichilismo. Quella che potrebbe essere una semplice involuzione individuale, però, data la centralità del M. e il suo ruolo di punto di riferimento per molti militanti – porta a un generale declinarsi della corrente individualista verso posizioni teoriche nichiliste che si esprimono in una nuova rivista – per l’appunto «Nichilismo». Sono, questi, anni d’intensa attività su vari fronti.

Nel 1919 il M. fonda la libreria “Tempi Nuovi”, nonché il primo comitato pro vittime politiche del dopoguerra. E, già in questa fase, prima della fondazione di «Nichilismo», il M. si caratterizza, al di là delle posizioni teoriche, per il suo “ecumenismo”, la sua apertura verso tutte le correnti. Nell’estate del 1920 viene fondato il quotidiano «Umanità Nova», e il Molaschi è membro del gruppo iniziatore e, in seguito, fra i principali animatori. La sospensione della rivista «Nichilismo», poi, coincide con un nuovo mutamento teorico che allontana il M. dalla corrente individualista, avvicinandolo al grosso del movimento. Frutto di questa evoluzione positiva è la rivista «Pagine libertarie». Con l’avvento del fascismo, la sua attività politica non si allenta, così come non si allenta la morsa delle autorità sugli individui considerati “sovversivi”, che, nei suoi confronti, porta a numerose e violente perquisizioni e intimidazioni. La vita del M. e della moglie è, lungo tutto il fascismo, molto tormentata. Egli fatica a trovare e a mantenere un lavoro e anch’ella, nel 1926, viene, per un certo periodo, dispensata dall’insegnamento per motivi politici. In quello stesso anno i due guidano l’espatrio di Luigi Fabbri, che lascia l’Italia insieme alla sua famiglia, per non più tornarvi.

Dopo la deflagrazione della seconda guerra mondiale, nel 1941, il Molaschi viene arrestato e confinato ad Istonio Marino dove rimane per nove mesi. Al ritorno dal confino, si trasferisce prima a Chiavenna, dove partecipa indirettamente alla resistenza nella zona, e poi a Cusano Milanino, dove entra nel cln clandestino e si impegna attivamente nella lotta antifascista. Dopo la Liberazione egli s’iscrive al psi, partecipando all’amministrazione comunale, prima rifiutando la carica di sindaco, che gli viene proposta, poi accettando l’assessorato agli studi che regge per il decennio successivo. Muore, della malattia che sempre lo aveva perseguitato e circondato dalla generale stima di avversari politici ed amici, a Cusano Milanino (MI) il 26 maggio 1953. (M. Granata)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
 
Bibliografia:
scritti di M.: Federalismo e liberta, Roma, Fede, [1924]; Pietro Gori, Milano, 1959.
 
scritti su M.: L. Di Lembo, Guerra di classe e lotta umana. L’Anarchismo in Italia dal Biennio rosso alla Guerra di Spagna, Pisa 2001; M. Granata, Lettere d’amore e d’amicizia. La corrispondenza di Leda Rafanelli, Carlo Molaschi e Maria Rossi (1913-1919), Pisa 2002.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giacomo e Virginia Conti

Bibliografia

2004

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