​MINGOZZI, Romeo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​MINGOZZI, Romeo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Ravenna
Data di nascita
February 8 1853
Luogo di morte
Bologna

Biografia / Storia

Nasce a Ravenna l’8 febbraio 1853, da Giuseppe e Rosa Cotignoli. Pubblicista e sindacalista. Segue gli studi secondari e diviene maestro elementare. Sposa Marianna Marabini, da cui ha due figlie. Esponente del collettivismo anarchico, dopo la crisi dell’Internazionale cerca di farla rinascere. Alla metà degli anni ’80 si qualifica come la più importante figura dell’anarchismo romagnolo, e uno dei più influenti organizzatori a livello nazionale, appartenente alla cosiddetta ala eclettica (insieme a Emilio Castellani e Germanico Piselli). Viene definito “socialista coltissimo” nei rapporti della Prefettura di Forlì, città nella quale risiede nel biennio 1884-85, pur recandosi spesso a Ravenna.

Promuove la riorganizzazione dell’Internazionale in Romagna, mediante la costituzione di nuove sezioni, l’attivazione di quelle già esistenti, e il coordinamento di tutta l’attività mediante una serie di riunioni di carattere locale e regionale. Il 20 luglio 1884 partecipa in rappresentanza degli anarchici, con Antonio Fantini di Forlimpopoli e Pietro Toni di Faenza, al Congresso di Forlì del Partito Socialista Rivoluzionario di Romagna, con voto solo consultivo. Con il Convegno degli internazionalisti romagnoli svoltosi a Forlimpopoli il 14 dicembre 1884, si fa promotore della convocazione di un Congresso nazionale per costituire la Branca Italiana dell’AIL. Il Congresso si svolge effettivamente a Forlì il 15 marzo 1885 ma, anche se la Branca Italiana è formalmente costituita, ha vita stentata e non approda a risultati concreti per i conflitti interni tra possibilisti e intransigenti (secondo l’interpretazione dello storico Letterio Briguglio, soprattutto per i dissensi esistenti tra anarchici comunisti e collettivisti, di cui segnerebbe la crisi definitiva). In ogni caso M. assume all’interno della nuova organizzazione un ruolo centrale, attestato anche dal fatto che egli assume l’incarico della cdc, affidata alla Sezione Internazionalista di Ravenna. Pur rifuggendo dall’esasperazione dei contrasti e dai personalismi, è avversario sia dell’operaismo lombardo, sia del socialismo costiano. A quest’ultimo soprattutto cerca di contendere l’egemonia sul movimento operaio e socialista nella sua regione. Collabora a vari periodici anarchici, in particolare a «L’Intransigente» di Venezia (di cui escono cinque numeri dal 4 genn. al 15 febb. 1885), diretto da Emilio Castellani, il più importante esponente dell’anarchismo nel Veneto nello stesso periodo, con cui è in stretta relazione. Su tale giornale pubblica una serie di articoli su L’Internazionale e i partiti socialisti. Ritenendo superato l’insurrezionalismo di matrice bakuniniana e la propaganda del fatto, M. si fa sostenitore dell’organizzazione dei lavoratori in cooperative e leghe di resistenza, che a suo avviso dovrebbero essere organizzate e guidate dagli internazionalisti in una prospettiva rivoluzionaria. La rivoluzione sociale, lungi dal verificarsi come effetto d’iniziative isolate, per M. sarebbe il prodotto inevitabile delle molteplici attività della scienza, dei partiti, degli uomini e cioè “la risultante immediata della organizzazione internazionale rivoluzionaria”. Di qui la proposta di una propaganda uniforme e di massa, con un programma unitario e subordinato alla stretta e rigida osservanza dei principi generali, espressi attraverso un unico giornale degli anarchici italiani. Tali concezioni provocano la polemica aperta sia dei pochi bakuninisti superstiti (soprattutto romani), sia dei comunisti anarchici, ormai maggioritari fuori della Romagna. Va rilevato che il gruppo anarchico romagnolo di M., insieme a quello veneziano di E. Castellani, intorno al 1885 si dichiara favorevole alla conquista delle amministrazioni comunali con diverse motivazioni: per concedere in appalto i lavori pubblici alle Società operaie; per aiutare i vecchi, gli infermi e gli inabili al lavoro; per fabbricare case operaie di proprietà comunale da distribuire agli operai; per garantire alla gioventù un’educazione laica e obbligatoria; per sopprimere la polizia, affidando allo stesso Comune la tutela dell’ordine pubblico. M. è inoltre tra i promotori in Romagna delle candidature-protesta di Amilcare Cipriani alle elezioni politiche (con il repubblicano Caio Renzetti, Lodovico Nabruzzi, Germanico Piselli, Claudio e Gaetano Zirardini). Il 15 dicembre 1884 fonda, con Francesco Bazzocchi, la “Associazione fra gli Operai Braccianti e Sezioni d’Arte” di Forlì, di cui è il vero animatore, e di cui diviene segretario. L’Associazione, che raccoglie ben 1.200 soci, aggrega anche sezioni di muratori, fabbri, falegnami, vetrai, imbianchini ecc., andando dunque a pescare in quel mondo di lavoratori del piccolo artigianato urbano che, in una cittadina come la Forlì del tempo, è sicuramente numeroso. In rappresentanza della Associazione, M. è presente al I Congresso del Partito Operaio Italiano a Milano (II sessione del 3 maggio 1885), dove la sua partecipazione è accolta con simpatia dagli operaisti, che in quel periodo mostrano interesse a intrattenere relazioni cordiali più con gli anarchici che con il Partito Socialista Rivoluzionario di A. Costa. L’Associazione dei Braccianti di Forlì si dissolve però al momento dell’arresto di Mingozzi (14 agosto 1885) e Bazzocchi come istigatori degli scioperi e delle proteste dei contadini del Polesine, in unione con gli anarchici veneziani (la Cooperativa rinascerà ai primi del 1887, e in seguito ne diventerà segretario Germanico Piselli). Coinvolto nel processo dei socialisti di Este, accusato di “cospirazione contro la sicurezza dello Stato”, M. viene comunque assolto con tutti gli altri imputati dalla Corte di Assise di Padova il 7 agosto 1886 e di conseguenza rilasciato.

Mentre è in carcere scrive poesie, che vengono pubblicate dal periodico ravennate «Il Lupo» (la collaborazione con questo giornale, fortemente impegnato nella campagna per l’elezione a deputato di Amilcare Cipriani, prosegue anche dopo la scarcerazione). Scrive articoli inoltre per il settimanale anarchico «In Marcia!…» di Fano e Pesaro e per «La Rivendicazione» di Forlì. Dopo il rilascio si trasferisce a Ravenna, dove collabora a diversi periodici: in particolare diventa direttore de «Il Radicale», “organo di unione tra le forze della democrazia radicale”, che esce dal 28 febbraio 1891. Nello stesso anno il suo nome figura ancora tra i promotori del Congresso anarchico di Capolago, ma già sta volgendo verso posizioni più moderate. Accetta, infatti, di diventare il candidato della Democrazia Sociale di Ravenna durante le elezioni amministrative del febbraio 1892. Contemporaneamente si avvicina al psri, partecipando anche a Convegni e riunioni nell’ultima fase di vita di questo partito. Dal febbraio 1894 risulta domiciliato a Bologna, dove diviene segretario della Commissione Esecutiva e del Comitato Generale della Camera del Lavoro, in sostituzione dell’anarchico Gaetano Benzi (arrestato per aver fatto parte del disciolto Fascio dei lavoratori bolognesi e per avere scritto alcune lettere compromettenti a un dirigente dei Fasci siciliani).

Dal 21 marzo 1895 al 7 agosto 1896 è segretario della Federazione delle Camera del lavoro italiane, con sede a Bologna (gli succede fino al maggio 1897 G. Benzi, mentre M. resta membro del Comitato Centrale della Federazione). Nel 1898 le note del Casellario Politico Centrale lo definiscono intelligente, franco, risoluto, assiduo e volenteroso sul lavoro, con un comportamento positivo in famiglia; si dice che ha relazione con i socialisti, bolognesi e no, e anche con anarchici, ma che comunque si mantiene tranquillo e deferente verso le istituzioni, che svolge il suo lavoro di segretario della cdl con passione, ed è molto amato dagli operai. Promuove la formazione di numerosi gruppi di mutua assistenza, cooperative di lavoro, leghe di resistenza, e l’istituzione di sezioni locali della cdl nei comuni della provincia. Prende parte a tutte le manifestazioni del Partito socialista, in particolare alla campagna contro il domicilio coatto. Dopo i moti del maggio 1898 si cerca di coinvolgerlo in alcuni processi, che però sfumano in nulla. Essendo la Camera del lavoro di Bologna sopravvissuta alla repressione governativa, M. è l’animatore di una campagna di agitazione per il ripristino della libertà di associazione e la ricostituzione delle Camere del Lavoro disciolte, che si protrae per più di due anni.

Si impegna a favore dei partiti popolari nelle elezioni politiche del giugno 1900 e nelle amministrative del 1902. Già dai primi del 1903 iniziano però i problemi con gli attacchi che gli sferrano «Il Popolino», giornale anarchico di Bologna, e «La Parola Proletaria» di Mirandola (MO), che a più riprese lo accusano di gestione non corretta dei fondi della Camera del Lavoro e anche di presunti ammanchi finanziari. Il 17 settembre alcuni lavoratori presentano al Tribunale di Bologna una querela contro M. e altri componenti la Commissione esecutiva della Camera del lavoro, “per appropriazione indebita di somme percepite nell’inverno precedente dagli occupati nella demolizione delle mura Aurelio Saffi”. Inoltre, Gaetano Benzi alla fine del 1903 fa uscire a Bologna due numeri unici per denunciare la sua condotta («La Camera del Lavoro e Romeo Mingozzi», 10 nov. 1903; «La risposta di Gaetano Benzi a Romeo Mingozzi», 8 dic. 1903). Tra i due giornali s’inserirebbe un numero unico (non reperito) pubblicato dallo stesso M. a propria difesa, citato nel fascicolo del Casellario Politico Centrale, dove lo si definisce redatto “in forma piuttosto fiacca, tanto che in pubblico” produce “cattiva impressione”.

In seguito a queste polemiche, e alla formazione di una commissione d’inchiesta camerale sul suo operato, alla fine del 1903 Mingozzi chiede e ottiene un lungo congedo dalla Camera del lavoro. Pochi mesi dopo rassegna formalmente le dimissioni, lascia Bologna e si trasferisce a Ravenna con la famiglia. Ritorna a Bologna nel 1909, mantenendosi però lontano dai vecchi compagni socialisti, senza esercitare alcuna influenza sul movimento operaio organizzato. Nel 1911 viene eliminato dall’elenco dei sovversivi. Durante il fascismo ricopre incarichi nell’Ente della cooperazione fascista ravennate, in qualità di ispettore. Muore a Bologna il 26 aprile 1943. (M. Gavelli - G. Landi)

Fonti

Fonti: Archivio di Stato Forlì-Cesena, Gabinetto Prefettura, Riservato, Anni 1870-1900, passim; Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
 
Bibliografia:
scritti di M.: Erreemme Gienne [R. M. – Giuseppe Nardi], Punture al Pungiglione, Ravenna 1888.
 
scritti su M.: L. Cafagna, Anarchismo e socialismo a Roma negli anni della « febbre edilizia» e della crisi (1882-1891), «Movimento operaio», sett.-ott. 1952; L. Briguglio, Gli internazionalisti di Monselice e di Padova (Carlo Monticelli), «Movimento operaio», sett.-ott. 1955; L. Arbizzani, La Camera del lavoro di Bologna. Origini e primi anni di vita (1889-1900), «Movimento operaio e socialista», lug.-dic. 1962; G. Manacorda, Il movimento operaio italiano attraverso i suoi congressi. Dalle origini alla formazione del Partito socialista (1853-1892), Roma 1963; A. Mambelli, Il giornalismo in Romagna, Forlì, Camera di Commercio Industra Agricoltura, 1966; A. Bertondini, La vita politica e sociale a Ravenna e in Romagna dal 1870 al 1910, in Nullo Baldini nella storia della cooperazione, Milano 1966; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta, Milano, 1969, ad indicem; L. Briguglio, Il partito operaio italiano e gli anarchici, Roma, 1969; D. Perli, I Congressi del Partito Operaio Italiano, Padova 1972; S. Merli, Proletariato di fabbrica e capitalismo industriale, Firenze 1972; Santarelli, ad indicem; Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-19, ad nomen; V. Evangelisti, E. Zucchini, Storia del Partito Socialista Rivoluzionario 1881-1893, Bologna 1981; G. Cerrito, Andrea Costa nel socialismo italiano, Roma 1982; P. F. Buccellato, M. Iaccio, Gli anarchici nell’Italia meridionale. La stampa (1869-1893), Roma 1982; L. Forlani, Andrea Costa e gli anarchici, in A. Roveri [et al.], Ravenna 1882. Il socialismo in parlamento, Ravenna, 1985; N. Galassi, Vita di Andrea Costa, Milano, 1989; G. Berti, Francesco Saverio Merlino. Dall’anarchismo socialista al socialismo liberale (1856-1930), Milano 1993; Personaggi della vita pubblica di Forlì e circondario. Dizionario biobibliografico (1897-1987), 2 vol., a cura di L. Bedeschi e D. Mengozzi, Urbino 1996, ad nomen; R. Zangheri, Storia del socialismo italiano, vol. 2, Torino, 1998, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giuseppe e Rosa Cotignoli

Bibliografia

2004

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Collezione

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