MINELLI, Francesco
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- MINELLI, Francesco
Biografia / Storia
- Nasce a Monterotondo (GR) il 2 ottobre 1861 da Fulicardo, piccolo proprietario. Militante anarchico, sottoscrive, nella primavera del 1898, un documento di protesta contro lo scioglimento del movimento libertario, che viene pubbliocato dall’«Agitazione» di Ancona come supplemento straordinario. Nel primo decennio del Novecento M. fa parte del gruppi anarchici “Né Dio né padrone” e “Sciarpa nera”, sottoscrive in favore dell’«Avvenire sociale» di Messina e dell’«Alleanza libertaria» di Roma e scrive dei brevi articoli per l’«Agitazione» ed altri fogli libertari, firmandoli spesso con lo pseudonimo di Bandito. Negli stessi anni collabora, con il “nom de plume” di “Contadino”, al settimanale repubblicano di Grosseto, «Etruria nuova», occupandosi, in modo competente, soprattutto dei problemi dell’agricoltura e delle condizioni dei contadini. Il 24 gennaio 1910 viene schedato dalla Prefettura di Grosseto, che segnala la sua capacità di tenere comizi e conferenze e l’intensa propaganda che svolge fra i lavoratori delle campagne. Nel 1912 M. raccoglie le offerte dei compagni per la pubblicazione del periodico anarchico «Volontà» di Ancona e nel 1913 esprime simpatia per il repubblicano Pio Viazzi, deputato uscente della provincia di Grosseto, suscitando le reazioni esagerate e furenti dei socialisti maremmani. Senza curarsene, e confermando il suo carattere pacato e alieno dalla violenza verbale, M. risponde dapprima così: “Dissi altre volte sulle colonne del «Libertario» che la calata dei riformisti in Maremma, più che fare il socialismo, consisteva nel noto: levati di qui, ci vò stare io e oggi ne sono più che mai convinto”, e, nel prosieguo della polemica, cita Vincenzo Monti: “Come face al mancar dell’elemento/ Lambe gli aridi stami e di pallore/ Veste il suo lume, ognor più scarso e lento/ E guizza irresoluto e infine muore... E tutto vada al letto, ripensando che la medesima fine dovrà farla il vostro socialismo da operetta, quando i ciechi che oggi vi seguono cominceranno ad aprire gli occhi...”. M. ha buoni rapporti con gli esponenti repubblicani e specialmente con il massetano Bernardino Carboncini, uno dei principali collaboratori dell’«Etruria nuova», di cui traccia un simpatico ritratto: “Carboncini, lo conosco meglio, perché sono di lui intimo amico personale. Costui non fece studi, é autodidatta, ma è abbastanza istruito e di molto intelligente e geniale, né sa di imparaticcio ed ha fermezza di carattere. Giornalista, è sagace, battagliero e talvolta anche un po’ violento, ma sempre logico. Ha di molta fiducia in se stesso e poca nel proletariato... È fervente repubblicano, ma io credo che propenda più per la repubblica borghese che per quella sociale”. Contrario all’intervento italiano nella prima guerra mondiale, M. polemizza con i fautori del conflitto dalle pagine dell’«Avvenire anarchico» di Pisa e del «Martello» di Piombino, difende i renitenti e i disertori, che hanno rifiutato di sparare “ai fratelli austriaci”, e sottoscrive ripetutamente delle piccole somme per i compagni incarcerati e internati e per le loro famiglie, insieme a Eliseo Fiaschi, a Arcangiolo Arcangeli, a Terzo Michelotti, a Giuseppe Martini e a Federigo Grandi. Ancora attivo durante il Biennio rosso, collabora a «Umanità nova» di Milano e all’«Avvenire anarchico» di Pisa e continua a mostrare un forte interesse per l’agricoltura e per i contadini sull’«Etruria nuova» di Grosseto. Costretto al silenzio dal fascismo, muore a Massa Marittima il 13 aprile 1926. (F. Bucci - M. Lenzerini - G. Piermaria)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Bibliografia
- 2004