MARIANI, Giuseppe
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- MARIANI, Giuseppe
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Castellucchio
- Data di nascita
- March 30 1898
- Luogo di morte
- Sestri Levante
Biografia / Storia
- Nasce a Castellucchio (MN) il 30 marzo 1898 da Valentino e Maria Pasquali, sarto e operaio. Nato e cresciuto in una famiglia di poveri braccianti, mandriano fin dall'età di sette anni, sveglio e intelligente, sviluppa precocemente una particolare sensibilità e una coscienza sociale. Introdotto dai suoi fratelli si avvicina fin dall'infanzia al socialismo, e poi all'anarchismo partecipando alle iniziative del locale circolo. Nel 1913 si trasferisce con la famiglia a Mantova, dove si impiega nella bottega di un sarto e tre anni dopo, rimasto senza lavoro, viene assunto dalle ferrovie e assegnato al locale scalo. Nella primavera del 1917 viene chiamato alle armi ma dopo soli due mesi, colto da malaria, durante una licenza di convalescenza diserta; per questo, un mese prima dell'armistizio, viene processato e, a seguito di una sua simulazione, assolto per infermità mentale. Nel dopoguerra M. è nuovamente disoccupato a causa della certificata infermità e, ormai decisamente anarchico ed in contatto con i principali esponenti del movimento, svolge attività di propaganda negli ambienti dei ferrovieri mantovani. Al principio del 1919 si trasferisce a Milano impiegandosi come operaio meccanico alla F. Tosi di via Borgognone, avvicinandosi subito agli ambienti anarchici locali, e assumendo un ruolo secondario, probabilmente di reperimento degli esplosivi, anche nell'attentato di B. Filippi, in conseguenza del quale subirà i primi seri problemi con la giustizia. Sono, questi, anni di intensa militanza in cui M. partecipa attivamente alle frequenti iniziative che sorgono nel fecondo ambiente milanese, fatto che provoca una particolare attenzione nei suoi confronti da parte delle forze di polizia. La svolta che, in questa fase, M. compie sotto il profilo della visione politica, come sarà lui stesso in seguito a raccontare, non riconducibile a una semplice radicalizzazione, è bensì segnata da una involuzione estremistica che lo porta su posizioni apertamente terroristiche. Il fallimento dell'attentato Filippi, infatti, e la fase di repressione successiva in cui M. affronta anche un periodo di detenzione, segnano un momento di passaggio in questo senso. Tornato in libertà dopo il proscioglimento, M. assieme a G. Boldrini ed E. Aguggini, effettua gli attentati al Palazzo degli esercenti, al Cova e, nell'ottobre del 1920, in piazza Cavour, si rende anche protagonista di ripetuti episodi di resistenza contro gli squadristi e la polizia. Sul finire dello stesso anno, assunto nuovamente dalle ferrovie, pur mantenendo stretti legami con l'ambiente milanese ritorna a Mantova dove fonda un Circolo di studi sociali ma, soprattutto, dove comincia a reperire armi ed esplosivi necessari a sostenere il "movimento insurrezionale" che nelle sue logiche è ormai incipiente. E questa, infatti, la fase in cui la lunga e ingiustificata detenzione di Malatesta nel carcere milanese provoca delle accese e ormai difficilmente gestibili polemiche e tensioni. Proprio in questo clima esasperato dallo sciopero della fame iniziato da Malatesta, Borghi e Quaglino, che mette in pericolo la vita del vecchio rivoluzionario, M. torna a Milano insieme a Boldrini, probabilmente il 21 marzo 1921, conducendo con sé una ingente quantità di esplosivo. Pur partecipando alle note riunioni di via Casale, M. fa parte della cellula che materialmente si rende responsabile dell'efferato ed equivoco attentato al Diana, che nella notte del 23 marzo 1921 provoca la morte di 21 cittadini milanesi che assistevano alla rappresentazione dell'operetta Mazurka blu. Successivamente torna a Mantova dove viene arrestato al principio di aprile per essere riportato a Milano. Reo confesso, viene condannato all'ergastolo. Rinchiuso a S. Vittore, è poi condotto a Piacenza e il 20 giugno del 1922 viene assegnato al penitenziario di S. Stefano dove vive per dieci anni in segregazione cellulare dedicandosi allo studio. In seguito, pur nella detenzione, lavora come sarto e impartisce lezioni di francese e di italiano. Dopo lo sbarco alleato la sua liberazione è sospesa e anche nel settembre del 1945, dopo la promulgazione dell'amnistia, egli è trattenuto per ricevere la libertà solamente il 1° luglio 1946, nonostante alcuni anni prima si fosse impegnato, assieme all'ergastolano S. Pollastro, a scongiurare una pericolosa e sanguinosa rivolta nel penitenziario. Dopo oltre venticinque anni di prigione M. torna a fare il sarto, il manovale, il dattilografo, vivendo poveramente. Aderisce alla Federazione Anarchica Italiana e prende parte a diversi congressi e convegni. È presente al II Congresso (Bologna 29-30 set. 1946) e poi al successivo Convegno del Comitato nazionale prò vittime politiche (Bologna, 20 mag. 1951). Nel corso del Convegno nazionale di Livorno (1-2 mag. 1954) gli viene affidata la Libreria della FAI, anche per garantirgli un piccolo reddito, incarico che gli viene confermato al VI Congresso di Senigallia (1-4 nov. 1957) e che lascerà per una sua rinuncia solo in occasione del Convegno nazionale di Pisa del 6-7 dicembre 1959, per intraprendere a tempo pieno una sua attività economica. Alla metà degli anni Cinquanta pubblica due opere nelle quali ripercorre le tappe della propria esistenza in modo estremamente critico rispetto agli errori commessi in passato. Significativo è il suo rifiuto di modificare il titolo del primo libro, nonostante le sollecitazioni e le promesse di aiuti economici provenienti da ambienti libertari italiani del Nord America, da "ex-terrorista" in "terrorista". Da inizio a un terzo libro, 25 anni dopo, tuttora inedito. Si trasferisce alla Spezia, poi a Carrara, poi a Sestri Levante sempre rimanendo in contatto con gli ambienti anarchici e militando nella FAI. Nel 1956 si sposa con Susanne Saunnier, anarchica di origine francese, che gli resta al fianco fino alla fine dei suoi giorni. In conseguenza di una broncopolmonite, muore a Sestri Levante il 25 marzo 1974. (V. Mantovani)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio di Stato Milano, Gabinetto Prefettura, cat. 39 (Partiti, anarchici, parte generale), 1915-1930, b. 934
Bibliografìa:
scritti di M.: Memorie di un ex terrorista, Torino 1953; Nel mondo degli ergastoli, Torino 1954.
scritti su M.: Il processo agli anarchici nell'assise di Milano. 9 maggio-I ° giugno1922, a cura del Comitato anarchico prò vittime politiche, Milano 1922; V. Mantovani, Mazurka blu. La strage del Diana, Milano 1979, ad indicem
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Valentino e Maria Pasquali
Bibliografia
- 2004