NENCINI, Carlo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
NENCINI, Carlo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Radicondoli
Data di nascita
February 24 1881
Luogo di morte
Roma

Biografia / Storia

Nasce a Radicondoli (Si) il 24 febbraio 1881 da Sante e Sabatina Baldassaroni, vetraio. Proveniente da una famiglia povera, non ha la possibilità di istruirsi ed impara ben presto il lavoro di vetraio. Giovanissimo aderisce al movimento anarchico, impegnandosi a diffondere la stampa libertaria, in particolare «L’Agitazione» e «L’Avvenire sociale». Nel 1897 la prima condanna, per aver diffuso un manifestino anarchico. Nel 1898 è tra i firmatari del manifesto pubblicato da «L’Agitazione» contro il processo a Malatesta e ad altri anarchici anconetani. Nel novembre del 1900 si trasferisce a Milano, trovando lavoro presso la vetreria Boschi. Aderisce al sindacato dei vetrai aderente alla CdL. Grazie all’impegno in campo sindacale, entra nel Comitato federale della Federazione dei lavoratori del vetro e, nel giugno 1904, partecipa in tale veste al Congresso nazionale dei lavoratori del vetro che si svolge a Parma. Nel settembre 1905 si trasferisce per ragioni di lavoro a Firenze. Due anni dopo lo ritroviamo attivo nel movimento sindacalista rivoluzionario, membro del Consiglio direttivo della Federazione dei vetrai di Firenze, e collaboratore del giornale fiorentino «L’Azione diretta». In questi anni è un collaboratore attivo della stampa di categoria ed in particolare del periodico «Il Vetro bianco». Nel 1908 è tra i più attivi a Firenze nella campagna di solidarietà a favore dei lavoratori di Parma, impegnati in un lungo e difficile sciopero agrario. In agosto partecipa alla costituzione, presso la CdL, del Fascio operaio rivoluzionario, organismo formato da anarchici e sindacalisti fiorentini. Nel febbraio 1912 è segnalato come uno dei più “attivi ed efficaci agitatori” nello sciopero della vetreria Bormioli di Firenze. È arrestato per “attentato alla libertà del lavoro”, ma successivamente è assolto. Si trasferisce quindi a Milano e in marzo a Lione, in Francia. Torna di nuovo in Italia trasferendosi a Monza, dove trova lavoro presso la Vetreria Monzese. Poi passa a Piombino, reggendo per breve tempo la segreteria della locale CdL. Passano poche settimane e si trasferisce a Torino, diventando segretario del sindacato autonomo metallurgico al posto di Pulvio Zocchi, e aderendo al Fascio libertario torinese. Impegnato nelle agitazioni che attraversano il settore meccanico, in un contesto reso complicato dalle sconfitte subite dal sindacato nei mesi precedenti, si impegna a fondo nel sollecitare la nascita di un Sindacato nazionale metallurgico. Nel novembre 1912 partecipa al congresso di Modena dove viene costituita l’USI. Poi torna a Torino, dove continua ad impegnarsi nell’attività sindacale e politica. Nel novembre 1913 si trasferisce a Bologna, trovando lavoro in una vetreria. In questo periodo collabora al giornale anarchico bolognese «L’Agitatore» (venendo condannato per un articolo) e con il giornale anarchico anconetano «Volontà». Nel marzo 1914 è segnalato dalla Questura di Bologna come “uno dei più pericolosi anarchici, ritenuto capace anche di azione”. Presiede diverse riunioni della CdL sindacalista, svolge comizi pubblici, intrattiene rapporti con i principali esponenti del movimento anarchico, in particolare con E. Malatesta. Entra nel Consiglio generale dell’USI e partecipa alle sue riunioni nazionali. Nel luglio 1914 è nominato segretario della CdL sindacalista di Mirandola, assumendo però a part-time anche la direzione di quella di Modena. Collabora stabilmente alla stampa anarchica e sindacalista. Torna qualche volta a Colle Val d’Elsa, dove vive la famiglia e dove non manca di fare propaganda. In una di queste occasioni si reca a trovare anche il fratello Ferruccio, pure lui anarchico, che si trova in carcere. Lo scoppio della Prima Guerra mondiale divide il gruppo dirigente dell’USI, tra chi si schiera a favore dell’intervento dell’Italia in guerra e chi, invece, opera per tenere il paese fuori dal conflitto. N., come del resto tutta la CdL sindacalista di Modena, si schiera decisamente su posizioni neutraliste. Pochi mesi dopo l’entrata in guerra dell’Italia, nell’ottobre 1915, è rimpatriato a Colle Val d’Elsa, ed è diffidato dal fare “propaganda antipatriottica”. Richiamato alle armi nel 1916 è assegnato ad un reparto territoriale di stanza a Siena. Trasferito ad un reparto effettivo, decide di disertare e si trasferisce in data imprecisata in Svizzera, a Zurigo. Nel 1918 risulta far parte di un gruppo anarchico in tale località e sospettato, senza ragione, di voler compiere un attentato al re. Da alcune carte di polizia, ma anche dallo stesso resoconto del congresso di Parma dell’USI, pare che N. partecipi ai moti spartachisti in Germania, venendo arrestato e condannato ad alcuni mesi di carcere a Berlino. Tornato in Italia verso la fine del 1919, partecipa appunto al congresso dell’USI di Parma del 20-22 dicembre e si trasferisce per brevi periodi a Colle Val d’Elsa e a Poleggi (Rc) dove si trova la moglie, ostetrica in quel comune, trovando sempre lavoro come vetraio. Poi prende domicilio definitivamente a Modena, assumendo la direzione della CdL sindacalista. Coinvolto nel furto delle mitragliatrici (avvenuto nella notte tra il 15 e 16 maggio 1920) organizzato dagli anarchici modenesi per difendere le manifestazioni operaie dopo l’eccidio di cinque operai avvenuto in Piazza Grande a Modena, il 7 aprile, dopo un anno di carcere è assolto da ogni accusa. Tornato a Modena per riassumere il posto presso la CdL sindacalista, si trasferisce dopo pochi mesi a Milano, per occuparsi come redattore del quotidiano anarchico «Umanità nova». Nel 1922 è a Roma, dove lavora alla Vetreria Italia centrale. Nel luglio dello stesso anno, approfittando di un periodo di chiusura temporanea dell’azienda, si reca a Napoli per dirigere uno sciopero di operai del vetro. Tornato a Roma riprende il suo lavoro. Da questo momento non si hanno notizie su di lui fino al febbraio 1927, quando è arrestato con l’accusa di diserzione. Rilasciato in attesa di giudizio, è poi condannato a un anno di carcere alla fine del 1928. Nel frattempo (febbraio 1928) smette di lavorare presso la Vetreria Italia centrale ed è assunto dalla Confederazione dei sindacati fascisti di Piazza Colonna. Non è dato di sapere quali mansioni assume all’interno di questa organizzazione e quali sono state le ragioni di questa scelta, se motivate cioè da un cambiamento di idee politiche, dalla illusione (presente in altri sindacalisti rivoluzionari) di poter fare qualcosa anche dentro i sindacati fascisti, da una necessità personale di adattamento. Notizie non sono disponibili anche perché N. muore a Roma poco più di un anno dopo da questa sua scelta, il 18 giugno 1929. (C. Silingardi)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.

Bibliografia: P. Spriano, Storia di Torino operaia e socialista. Da De Amicis a Gramsci, Torino 1972; Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-1979, ad nomen; A. Marianelli, Proletariato di fabbrica e organizzazione sindacale in Italia all’inizio del secolo: il caso dei lavoratori del vetro, Milano 1983; C. Silingardi, Rivoluzio Gilioli. Un anarchico nella lotta antifascista 1903-1937, Modena 1984; M. Antonioli, Azione diretta e organizzazione operaia. Sindacalismo rivoluzionario e anarchismo tra la fine dell’Ottocento e il fascismo, Manduria 1990; A. Pirondini, Anarchici a Modena. Dizionario biografico. Milano, Zero in condotta, 2012.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Sante e Sabatina Baldassaroni

Bibliografia

2004

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