NATTA, Francesco

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
NATTA, Francesco

Date di esistenza

Luogo di nascita
San Salvatore
Data di nascita
September 7 1844
Luogo di morte
La Plata

Biografia / Storia

Nasce a S. Salvatore (AL) il 7 settembre 1844 da Giuseppe e Teresa Milanesi, meccanico. Altro nome Egisto Rossi. Approda all’internazionalismo dopo la Comune di Parigi, proveniente dalle file dei seguaci di Mazzini con il quale è in diretto contatto, tanto che nel 1870 viene arrestato per cospirazione. Dopo la scarcerazione si trasferisce con il fratello Agenore (n. a S. Salvatore il 7 gennaio 1846, pittore decoratore) a Firenze e qui, con G. Grassi e O. Lovari, partecipa prima all’esperienza dell’Unione democratica sociale, dove confluiscono mazziniani, garibaldini, liberi pensatori, e subito dopo (primi mesi del 1872) alla fondazione del Fascio Operaio e della sezione fiorentina dell’Associazione italiana lavoratori. “Di carattere vivace, fermo di propositi, assai educato e di molta intelligenza” annota la polizia, abile nel suo lavoro, tanto da guadagnare più del procuratore del re di Firenze lamenta quest’ultimo, N. emerge presto come una figura centrale dell’internazionalismo.

Nel 1873 fa parte della Commissione di corrispondenza della Federazione Italiana dell’AIL, nonché del Comitato italiano per la Rivoluzione sociale, l’organismo clandestino allora creato da Cafiero e Costa, e organizza in segreto con Grassi e Lovari il Comitato rivoluzionario fiorentino. La Federazione Italiana punta, infatti, ad una vasta insurrezione per l’estate dell’anno dopo: N. è il responsabile per la Toscana e in diretto contatto anche con Bakunin. Il movimento fallisce nell’agosto del 1874 e anche N. viene catturato. Durante il processo che si svolge nell’estate del 1875 trasforma la sua difesa personale in quella dell’Internazionale e in efficace requisitoria contro la situazione sociale italiana. Questo suo discorso, stampato più tardi assieme all’autodifesa di G. Scarlatti, diverrà un opuscolo classico della propaganda anarchica. Assolto e scarcerato, come quasi tutti i 34 imputati, il 31 agosto N., con G. Niccheri, F. Serantoni, G. Talchi, tiene le fila della Federazione ma in modo molto defilato, in attesa dell’esito del processo ai compagni di Bologna. Questo termina, anch’esso con generale assoluzione, nel giugno del 1876 e per il 23 luglio N. organizza il congresso regionale toscano dell’Internazionale.

Rinsaldate le fila toscane, in agosto a nome della CdC N. convoca a Firenze il Terzo congresso federale, difendendone l’esigenza di fronte ai dubbi della federazione siciliana e di quelle dell’alta Italia. Il governo però ha deciso di impedire ad ogni costo il congresso così il 19 ottobre, due giorni avanti l’inizio dei lavori, N. è arrestato come Costa, Grassi e diecine di altri delegati. La città è completamente presidiata e gli scampati agli arresti si riuniscono in modo fortunoso nei boschi della vicina ma isolata località di Tosi. Quando in novembre la nuova CdC si sposta a Napoli in previsione dell’azione nel Matese, N. rimane a Firenze e vi promuove il Primo Congresso operaio toscano (novembre 1876). Le 26 associazioni partecipanti danno luogo alla Federazione Operaia toscana che esprime il proprio sostegno all’Associazione italiana lavoratori, di cui ricalca lo statuto: altro passo nel rafforzamento dell’internazionalismo fiorentino ormai nuovamente presente in ogni rione della città. In seguito all’azione nel Matese (primavera 1877) le autorità sciolgono le Federazioni e le associazioni internazionaliste: con quasi tutti gli esponenti di primo piano in carcere o riparati all’estero è Natta a tenere le fila dell’organizzazione. Quando a fine gennaio 1878, i Pezzi e Grassi possono tornare a Firenze, grazie all’amnistia per il nuovo re, vi trovano il movimento ben vivace e pronto a rintuzzare le continue provocazioni ora messe in atto dal Ministero degli Interni. Con loro N. organizza in continuazione comizi fuori porta e massicce manifestazioni nel centro stesso della città. L’8 febbraio esplode una bomba agli Uffizi, N., con Grassi e A. Vannini, nega a nome della cdc, ogni responsabilità degli internazionalisti che non hanno bisogno di quei mezzi, e sostiene: “noi attendiamo occasioni di ben altro genere”. In effetti la situazione interna è molto agitata e la crisi internazionale sembra dover sfociare in una guerra europea, in questo quadro si pensa di poter agire nuovamente; in tale direzione sono i lavori del IV Congresso della Federazione italiana, che si tiene clandestinamente a Pisa nell’aprile, e il convegno altrettanto clandestino dei vertici internazionalisti il 1° ottobre a Firenze.

A questo punto però la polizia reagisce arrestando tutti gli intervenuti e i maggiori esponenti fiorentini. N. viene preso il 3, con lui L. Minguzzi e A. Kuliscioff, che era di passaggio a Firenze, il 10 è la volta di Pezzi; alla fine dell’operazione N. si trova in galera in compagnia di altri 13 compagni; dei presenti al convegno solo Grassi è riuscito a sfuggire. Il carcere preventivo dura più di un anno, il processo, che ha grande impatto nell’opinione pubblica, inizia alla fine del 1879 e N., difeso da F.S. Merlino, viene assolto e liberato come tutti gli altri, il 6 gennaio 1880. N. trova allora una situazione molto cambiata a livello cittadino e nazionale.

A Firenze, in via Nazionale, circa un mese dopo il suo arresto era esplosa una bomba su un corteo monarchico con molte vittime. Per il fatto erano stati condannati otto internazionalisti tra cui suo fratello Agenore; la pena inflittagli è di 20 anni di lavori forzati. Per lui come per gli altri, meno C. Batacchi che verrà graziato dall’ergastolo 22 anni dopo, non c’è nulla da fare, malgrado gli sforzi fatti soprattutto nel 1882 di aprire il caso. Quel fatto e i precedenti arresti hanno per il momento fiaccato l’internazionalismo a Firenze. Ma c’è crisi in tutto il movimento a causa delle nuove posizioni assunte da Costa che aprono un periodo di diffuso disorientamento. N., con Pezzi, Niccheri, E. Ringressi, da vita a un Comitato rivoluzionario segreto che ristabilisce i contatti con Grassi, Marzoli, Cafiero rifugiati in Svizzera. Questi nel dicembre del 1880 tengono a Chiasso un Congresso che ribadisce la linea insurrezionalista; battuta la linea di Costa, si punta a una nuova azione in Italia con l’aiuto di A. Cipriani, che però viene arrestato appena rientrato in Italia e l’intero progetto va in fumo. Un anno dopo, il sistema nervoso di Cafiero crolla e N., con i Pezzi e Grassi, si prodiga per farlo curare. Ma non è il solo problema: la posizione di Costa non ha travolto l’Internazionale ma non è stata isolata; ha messo radici in Romagna e nelle altre zone convive, si confronta o si scontra con la posizione internazionalista vera e propria. N. è decisamente contrario ma, con Pezzi, è sulla linea de «L’Ilota» di Pistoia che punta a mettere la sordina alle divergenze e a privilegiare ogni sforzo riorganizzativo.

Nell’ottobre 1882, in vista delle prime elezioni a suffragio allargato, Pezzi, a nome del “vecchio gruppo anarchico fiorentino” presenta provocatoriamente al Fascio degli elettori democratici, la candidatura protesta di Cafiero, per far tornare questi in Italia, e la candidatura operaia di N. visto che “tutti nei grandi bisogni invocano l’aiuto degli operai, talune volte con dieci p, talune altre con venti r”. Democratici e repubblicani si ritraggono sul nome di N. “che avrebbe spaventato gli elettori”. A mutare completamente la situazione interviene Malatesta che rientra segretamente in Italia e si stabilisce a Firenze. Il 1° aprile 1883 Malatesta esce allo scoperto con una lettera a l’«Ilota» che individua la causa dell’attuale crisi della Federazione italiana nelle posizioni di Costa e nel suo opportunismo. N. sul momento rifiuta questa impostazione e con Pezzi si esprime in tal senso su l’«Ilota» dell’8 aprile. In luglio, sempre con Pezzi, partecipa ad un convegno a Pisa dove si oppone decisamente ad ogni cambiamento di nome della Federazione toscana della Internazionale ma non è contrario in linea di principio ad un convegno anche con i seguaci di Costa.

Il rapido inglobamento di quest’ultimo nel meccanismo parlamentaristico però finisce per portare N. come Pezzi sulle posizioni di Malatesta. In ottobre N. contribuisce non poco alla nascita della Federazione socialista fiorentina che riunisce finalmente gli anarchici locali e che, malgrado il nome, si riconosce nel programma comunista anarchico e rifiuta ogni equivoco che possa “imborghesire” il movimento socialista. Contemporaneamente firma, con Pezzi e A. Feroci, a nome del Circolo di Propaganda Socialista e sezioni federate, la circolare annuncio de «La Questione Sociale». Il foglio che nelle mani di Malatesta diventa il centro di raccolta degli internazionalisti e di rifondazione del movimento anarchico italiano. Il Ministero degli Interni non sta a guardare, a febbraio ’84 comincia a Roma un processo a Malatesta e Merlino come malfattori che finisce con pesanti condanne; a Firenze N. ed una cinquantina di compagni firmano un manifesto di protesta e vengono tutti incriminati. Data l’aria che tira, sono in molti a prendere il largo: ci si aspetta pesanti condanne e così è, a settembre la prima sentenza distribuisce anni e multe a pioggia, N. è condannato a trenta mesi di carcere e 3.000 lire di multa, ma è già latitante.

Sono in pochi ad attendere la seconda sentenza; a fine anno N., con i figli Ezio e Temistocle avuti dalla moglie Elisa Innocenti, da cui è separato, Malatesta e i Pezzi passano clandestinamente a Marsiglia e di qui varcano l’Atlantico per stabilirsi in Argentina a Buenos Aires. In questa città N. apre una piccola officina assieme ai figli e collabora attivamente alle iniziative di Malatesta che già nel corso dell’85 pubblica «La Questione Sociale». Quando nel ’89 Malatesta e i Pezzi tornano in Europa, N. rimane in Argentina e si trasferisce a La Plata. Alla fine del 1903 il governo argentino scatena una violenta repressione antianarchica nella capitale e N. si prodiga per i molti che si rifugiano a la Plata, la polizia italiana annota allora: “nonostante la sua età, egli è sempre l’antico settario convinto e propagandista di un tempo”. Muore a La Plata nel marzo del 1914, in Italia la notizia viene data da «Il Lavoro» di Prato il 4 aprile.

Il fratello Agenore, liberato da Pianosa a fine pena, torna a Firenze tra i compagni il 23 dicembre 1898 in tempo per partecipare alla campagna pro Batacchi, ma rimane sempre strettamente vigilato. Nel 1922 crollate le speranze del primo dopoguerra espatria in America Latina dove fa perdere completamente le sue tracce; nel 1929 la polizia si decide a radiarlo dal CPC. (L. Di Lembo)
 

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, Natta Agenore; Archivio dello Stato - Firenze, Questura, Casellario politico., p.5, 6, 12; Tribubale penale, Processi risolti con sentenza 1879 e 1884; Dibattimenti al processo per cospirazione e internazionalismo innanzi alle Assise di Firenze, raccolti dall’avv. Alessandro Bottero, Roma 1875; Archivio dello Stato - Salerno, Gabinetto di Prefettura, 1876, b. 13, 54; b. 14, 33; [Necrologio], «Il Lavoro», Prato 4 apr 1914; P.C. Masini, Biografie di “sovversivi” compilate dai prefetti del regno d’Italia, «Rivista storica del socialismo» mag.-dic.1961; La Federazione Italiana dell’Associazione Internazionale dei Lavoratori. Atti Ufficiali (1871-1880) a c. di P.C. Masini, Milano 1964; Carte della Commissione di Corrispondenza dell’Archivio della Federazione Italiana Internazionale dei Lavoratori, a cura di P.C. Masini, Milano 1966.

Bibliografia: scritti di N.: Le celebri autodifese pronunziate da un Meccanico e da un Contadino (Francesco Natta e Giuseppe Scarlatti) – Corte d’Assise di Firenze 1875-79, Firenze 1909, ora in Autodifese di militanti operai e democratici davanti ai tribunali (1875-1937) a c. di S. Merli, Milano-Roma 1960. Scritti su N.: F. Pezzi, Un errore giudiziario ovvero un po’ di luce sul processo della bomba di via Nazionale, Firenze 1882; E. Socci, Da Firenze a Digione, impressioni di un reduce garibaldino, Pitigliano 1898; E. Ciacchi, Il processo Batacchi, Firenze 1900; G. Scarlatti, L’Internazionale dei Lavoratori e l’agitatore Carlo Cafiero, reminiscenze del contadino G. Scarlatti ex galeotto politico, Firenze, 1909; A. Lucarelli, Carlo Cafiero, Saggio di una storia documentata del socialismo, Trani, 1947; G. Bosio, Carlo Cafiero dal soggiorno di Lugano al Manicomio di San Bonifacio, «Movimento operaio», ott. 1949; E. Conti, Le origini del socialismo a Firenze (1860-1880), Roma, 1950, ad indicem; L. Briguglio, Gli Internazionalisti di Monselice e di Padova, «Movimento operaio», mar. 1955; N. Badaloni, Le prime vicende del socialismo a Pisa (1873-1883), ivi, giu. 1955; Il movimento operaio italiano. Dizionario biografico, a cura di F. Andreucci e T. Detti, Roma, 1976-1979, ad nomen; P. Feri, Il movimento anarchico in Italia dopo la svolta di Andrea Costa, «Trimestre», 1978, 1979; F. Bertolucci, Anarchismo e lotte sociali a Pisa 1871-1901, Pisa 1988, ad indicem.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Giuseppe e Teresa Milanesi

Bibliografia

2004

Iconografica

Persona

Collezione

città