​MERLI, Ulisse

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
​MERLI, Ulisse

Date di esistenza

Luogo di nascita
Bologna
Data di nascita
June 15 1906

Biografia / Storia

Nasce a Bologna il 15 giugno 1906, da Deboro ed Enrica Musei, meccanico. Aderisce giovanissimo all’anarchismo, dedicandosi in seguito ad un’intensa propaganda antifascista. Nel giugno del 1930 espatria a Parigi. L’anno dopo figura imputato in un processo per attività “sovversive”, insieme ai compagni Emanuele Granata, Edmondo Lelli e Amleto Lippi. Colpito da un provvedimento di espulsione, si rifugia in Bretagna, a Brest, ove vive in clandestinità, sotto mentite spoglie. Non si hanno notizie certe riguardo una sua partecipazione alla guerra civile spagnola, ma, da una segnalazione della Prefettura di Bologna del 10 gennaio 1938, risulta che nel settembre del ’37 la famiglia Merli ha ricevuto un vaglia internazionale di 100 lire da parte del Soccorso Rosso. Nuovamente arrestato, il 4 aprile 1940, viene internato nel campo di concentramento di Vernet D’ Ariège, presso Tolosa, dove rimane sino al 22 novembre dell’anno successivo, allorché – occupata la Francia dai nazisti - la gendarmeria francese lo consegna all’autorità italiana di Mentone. Tradotto dunque in Italia, nel febbraio del ’42 subisce una condanna a quattro anni di confino, da scontare a Ventotene. Alla caduta del fascismo, mentre gli altri prigionieri politici riacquistano gradatamente la libertà, M. – così riporta un osservatore (cfr. L. Tarozzi, I liberati delle isole, «Rinascita», 28 agosto 1943) - viene trattenuto, in quanto anarchico, nell’isola delle Pontine. È quindi tradotto al campo di Renicci di Anghiari (ar), da dove tuttavia riesce a fuggire, riparando in Romagna. Partecipa alla resistenza nelle file della 28a Brigata Garibaldi “Mario Gordini”, che opera nel Ravennate, insieme al fratello minore Medardo (a questo proposito, Armando Borghi riferisce del “raro coraggio” dimostrato da M. nella lotta partigiana). Fatto prigioniero dai fascisti, e rinchiuso nel carcere di Forlì, evade grazie all’aiuto dei compagni. Dopo la liberazione di Ravenna (4 dicembre 1944) entra nel cln locale per conto degli anarchici del neocostituito Movimento comunista libertario (in alcuni documenti, uno dei quali, firmato proprio da M. in data 24 febbraio 1945, Movimento sindacalista libertario). Benigno Zaccagnini, che lo ha compagno in quell’esperienza, ne rievocherà affettuosamente la figura (sia pur storpiandone il cognome in Marli), scrivendo di non aver mai incontrato “uno spirito così naturalmente libero e dotato di tanta carica umana”. I comunisti libertari ravennati sono favorevoli ad una partecipazione critica ai vari organismi politici e sindacali sorti dalla guerra partigiana; cosicché, nel gennaio del ’45, M. viene altresì designato a rappresentare il mcl in seno al Comitato sindacale interpartitico preposto alla riorganizzazione della Camera confederale del lavoro di Ravenna. Ciò non gli impedisce di entrare in polemica con Domenico Zavattero, il quale, dalle pagine de «La Lente», va sostenendo l’opportunità che gli anarchici abbandonino il principio dell’astensionismo e partecipino alle elezioni per la Costituente (posizione che costa all’anziano leader l’espulsione dalla risorta Federazione anarchica romagnola). Di lì a poco tempo M. abbandona comunque l’attività politica e, probabilmente già nel gennaio del ’46, fa ritorno a Brest, ove sembra risieda la sua famiglia. Ai primi degli anni Cinquanta figura ancora tra gli abbonati di «Umanità nova». S’ignorano data e luogo di morte. (A. Luparini)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio Federazione del Partito comunista di Ravenna.

Sitografia: Dictionnaire des militants anarchistes
 
Bibliografia: A. Borghi, Conferma anarchica (due anni in Italia), Forlì, 1949, p. 78; B. Zaccagnini, Due volte ribelli, in Ravenna, una capitale, a cura di V. Emiliani e T. Dalla Valle, Bologna 1978, p. 340; L. Arbizzani, Antifascisti emiliani e romagnoli in Spagna e nella Resistenza, Milano, 1980, ad nomen; I. Rossi, La ripresa del movimento anarchico italiano e la propaganda orale dal 1943 al 1950, Pistoia 1981, p. 102; A. Albertazzi, L. Arbizzani, N.S. Onofri, Gli antifascisti, i partigiani e le vittime del fascismo bolognese (1919-1945). Dizionario biografico, 6 voll., Bologna 1986-2003, ad nomen; A. Luparini, La dirigenza della Camera del lavoro di Ravenna dal dopoguerra agli anni ’60. Note per una biografia collettiva, in Le Camere del lavoro italiane. Esperienze storiche a confronto, a cura di I. Milanese, Ravenna 2002, pp. 59-60.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Deboro ed Enrica Musei

Bibliografia

2015

Link esterni

Collezione

Persona

Ente