MELINELLI, Giuseppe

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
MELINELLI, Giuseppe

Date di esistenza

Luogo di nascita
Perugia
Data di nascita
October 7 1869
Luogo di morte
Tivoli

Biografia / Storia

Nasce a Perugia il 7 ottobre 1869 da Decio e Zaira Angeletti, scalpellino. Si avvicina molto giovane al movimento anarchico e viene descritto nelle prime segnalazioni della Prefettura di Roma come “il più audace, violento, scaltro e temibile anarchico di Roma e dal 1889 a questa parte, malgrado la vigilanza assidua [..], e le ripetute diffide […] egli ha proseguito imperterrito nella deleteria sua azione acquistando nella città fama e considerazione straordinaria”. M. è uno dei protagonisti del movimento dei disoccupati romani nei difficili anni della crisi edilizia tra la fine del 1880 e gli inizi del nuovo decennio. Roma, infatti, vede lo sviluppo di un fiorente movimento anarchico che per almeno due anni mantiene il controllo sulle agitazioni per il lavoro. Nel 1891, la capitale è in fermento per il comizio del 1° Maggio, che degenera nei cosidetti “fatti di Piazza S. Croce in Gerusalemme”. Ventiduenne, insieme alla sua compagna Elena, anche lei protagonista di quei fatti, al processo esordisce asserendo “io non riconosco in voi dei giudici, perché come anarchico, non riconosco in alcun uomo il diritto di giudicare un altro”. Il processo viene sospeso e rinviato al febbraio 1892. In appello, a luglio, M. è condannato a 25 mesi di reclusione e ad un anno di vigilanza per i fatti del maggio; sconta la sua pena e, nonostante la vigilanza speciale, prosegue nella sua attività di propaganda. Con ordinanza del 12 ottobre 1894 viene assegnato al domicilio coatto a Porto Ercole e fa ritorno, il 20 novembre del 1896, a Roma in libertà condizionata. Il 19 marzo 1897 in occasione della commemorazione della morte di G. Mazzini viene fermato mentre pronuncia un discorso contro il governo, arrestato e processato, il 24 aprile è condannato, insieme ad altri cinque anarchici, a 35 giorni di reclusione. Richiuso nel carcere di Ripa Grande, viene trasferito il 2 maggio per ignota destinazione il giorno in cui, nello stesso carcere, Romeo Frezzi moriva a seguito delle torture della polizia. Rinviato a Ventotene per sette mesi, nel novembre del 1897, fa rientro a Roma in libertà condizionata. Sottoposto a continue persecuzioni si dà alla latitanza. Prende parte alle agitazioni contro il rincaro del pane che coinvolgono molti centri della penisola, e viene arrestato e prosciolto. È tra i firmatari del supplemento straordinario de «L’Agitazione», dell’aprile 1898, documento di protesta contro il processo a E. Malatesta e altri anarchici arrestati ad Ancona in seguito ai moti popolari del gennaio. Assegnato nuovamente al domicilio coatto il 10 ottobre 1899 rientra a Roma e prende parte al trasporto funebre dell’anarchico ed internazionalista Francesco Fiorani. In stretto contatto con Ceccarelli e Cerquetti, partecipa alla riunione del 10 novembre che dà vita alla fsal. È tra i firmatari di un nuovo appello, su «L’Agitazione» in solidarietà degli anarchici processati per associazione sediziosa ad Ancona nel luglio 1900. Continua a subire fermi e arresti ma ciò non lo distoglie dalla propria militanza. Nel 1902 partecipa al congresso operaio di Carrara quale rappresentante della Lega di resistenza degli scalpellini di Roma. Il drammatico aumento della disoccupazione, male cronico della capitale, porta a varie agitazioni dei lavoratori edili per la ripresa di alcuni lavori in esecuzione del piano regolatore della città. Durante un comizio il 21 gennaio 1902 si arriva alla minaccia dello sciopero generale. Le agitazioni sfuggono al controllo della cdl, profondamente divisa tra i sostenitori (gli anarchici tra i quali il M.) e i contrari allo sciopero generale, e il movimento si esaurisce nel comune senso di disfatta. Il fallimento segna anche la sconfitta della lista anarchica (di cui M. fa parte) nel rinnovo della Commissione esecutiva dell’organismo camerale nel luglio 1902 a favore della lista dei socialisti e repubblicani. Ma la riconquista di peso e credibilità della cdl prosegue, mentre nella capitale la protesta economica e politica sfocia nello sciopero generale cittadino dell’aprile del 1903, proclamato dalla Camera del lavoro a sostegno dell’agitazione dei tipografi. L’esito negativo della “più grande manifestazione morale del proletariato romano mai avuta” lascia un seguito di fermi e rilasci, tra i quali M.. Sempre impegnato in ambito sindacale, è tra gli agitatori nello sciopero dei tranvieri del giugno 1906. L’11 novembre durante il tentativo di effettuare la proibita commemorazione dei “martiri di Chicago”, finisce in carcere per quattro giorni. Continua la sua militanza anche negli anni (1910-11) caratterizzati da lunghe diatribe con i settori più antiorganizzatori romani e turbolenti anche nei rapporti interni tra i gruppi della Federazione Socialistica Anarchica Laziale. Consapevole delle questioni esistenti, è questa stessa organizzazione a lanciare la proposta di un nuovo congresso da tenersi a Roma nel settembre del 1911 per far fronte ai problemi di coesione e omogeneità del lavoro nella penisola e più in generale per elaborare una linea sui rapporti con le organizzazioni operaie. M. fa parte, insieme a altri anarchici romani attivi nel movimento sindacale, della Commissione esecutiva per il Congresso. Alla fine per stessa volontà degli organizzatori e su suggerimento di Malatesta il congresso è rinviato e trasformato in un convegno locale. M. vi prende parte e come si apprende in un articolo della «Alleanza libertaria» del 20 ottobre 1911 entra a far parte del comitato per la raccolta dei fondi per il rientro in Italia di Malatesta. Nel 1912 prende parte ai lavori del gruppo del Testaccio “Germinal”, impegnato nella lotta e propaganda contro la guerra. Questioni di lavoro lo allontanano nel luglio da Roma per un breve soggiorno a Perugia, ma il 9 fa rientro nella Capitale. Il 2 settembre, nel pieno della campagna antimilitarista prende parte alla conferenza del Testaccio di A. Vella. Il suo impegno e la sua dedizione al movimento lo portano, nell’aprile del 1913, a far parte del segretariato del neocostituisto Fascio Comunista Anarchico. Nel maggio il Fascio (che vede tra i suoi membri di spicco Sottovia, Ceccarelli, Stagnetti e M., ecc.) inizia la pubblicazione di una nuova testata, «Il Pensiero anarchico». Dopo una breve sospensione della stampa, il mensile diviene l’organo del Fascio e della Federazione. Nel gennaio del 1915 M. si reca insieme ad altri anarchici del Testaccio (F. Scandi e E. Altibrandi) ad Avezzano, per offrire soccorso alle popolazioni sconvolte dal terribile terremoto. Il 23 settembre del è ricoverato per una grave malattia al policlinico ma il 25 viene dimesso. Nei difficili anni della guerra continua la sua attività e prende parte, biasimando gli interventisti, al comizio “pro Carlo Tresca” dell’11 maggio 1916. Le sue condizioni di salute, però, peggiorano e M. si allontana dalla militanza. Tra il giugno e luglio del 1919 si scatena in tutta la penisola un'ondata di scioperi contro il carovita che in alcuni casi assumono carattere insurrezionale; è in questa fase così agitata che CGdL e PSI proclamano per il 20 luglio lo sciopero generale di protesta contro l’intervento occidentale nella Russia Sovietica. M. non fa in tempo a parteciparvi perché nello stesso giorno è fermato per misure di PS, rinchiuso a Regina Coeli e liberato solo il 23. Continuano le persecuzioni contro la sua persona ed anche in occasione di altri scioperi è arrestato e rilasciato. Progressivamente si distacca sempre di più dagli ambienti anarchici, pur proseguendo nelle sue convinzioni. Il 22 luglio 1932 partecipa ai funerali di Malatesta, ma di lui si perdono progressivamente notizie. Nel 1936 si trasferisce a Bagni Albume a Tivoli dove si fa notare per le sue idee, viene vigilato senza dar luogo a rilievi particolari. Muore a Tivoli il 9 gennaio 1944. (I. Del Biondo)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen.
 
Bibliografia: F. Cordova, Alle radici del malpaese, Roma 1994, p. 52; P.C. Masini, Storia degli anarchici italiani. Da Bakunin a Malatesta, Milano, 1969, ad indicem; P. Salvatori, C. Novelli, Non per oro ma per libertà, Roma 1993, p. 22; M. Antonioli, P.C. Masini, Il sol dell’avvenire. L’anarchismo in Italia dalle origini alla Prima Guerra mondiale, Pisa 1999, ad indicem

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Decio e Zaira Angeletti

Bibliografia

2004

Iconografica

Persona

Collezione

città