MELCHIONNA, Carlo

Tipologia Persona

Intestazione di autorità

Intestazione
MELCHIONNA, Carlo

Date di esistenza

Luogo di nascita
Salerno
Data di nascita
March 20 1886
Luogo di morte
Napoli

Biografia / Storia

Nasce a Salerno il 20 marzo 1886 da Emidio e Anna Bozio, elettricista. In relazione con noti anarchici, diffonde stampa sovversiva e il 19 settembre 1904 è arrestato durante le proteste per i fatti di Bugerru e Castelluzzo. Emigrato in Brasile il 5 marzo 1905, torna in Italia pochi mesi dopo e il 31 maggio 1906 sottoscrive un manifesto che definisce l’attentato di Madrid contro il re di Spagna un “incidente nella lotta tra oppressi e oppressori” e ricorda che la propaganda anarchica è “apoteosi di vita e non di morte”. Dopo un periodo trascorso a Nizza, Marsiglia, Parigi e Londra, torna a Napoli e nel luglio 1907 convince migliaia di inquilini della Società del Risanamento ad unirsi in lega di resistenza, autoridursi la pigione per lo stato di degrado delle abitazioni e replicare agli sfratti occupando le case. Incluso tra i “sovversivi pericolosi”, va così incontro a continue denunce: il 25 giugno 1908 finisce in carcere per le agitazioni seguite ai fatti di Parma, il 24 ottobre per aver diffuso volantini antimilitaristi tra le reclute, nell’autunno 1909 per complicità nello scoppio di una bomba in una chiesa e per la parte presa nelle manifestazioni pro Ferrer e contro la visita dello zar in Italia. La repressione però non lo ferma ed è sempre presente tra i lavoratori in lotta.Il 16 e il 19 gennaio 1911 rappresenta gli anarchici nei comizi per il ribasso delle pigioni, a maggio del 1912 è oratore ufficiale, con Bordiga, Alfani e Trematore, alla manifestazione contro la guerra libica e il 7 febbraio 1914 è processato a Bologna per due articoli antimilitaristi firmati a gennaio sul “Rompete le fila”. La notte del 10 giugno 1914, quando i fatti di Ancona provocano la protesta dei lavoratori, tappezza la città di manifesti rivoluzionari poi, assieme a Cacozza, guida i manifestanti alla stazione per fermare i treni e impedire l’arrivo di rinforzi. Deciso a scatenare la rivolta, sfugge alla reazione della polizia e trasporta su un carro, per le vie della città sconvolta dagli scontri, un carbonaio ucciso a fucilate dalla truppa. Catturato mentre prova a liberare i compagni arrestati assaltando una caserma dei carabinieri, è denunciato per sommossa ed istigazione alla rivolta. Esce per amnistia il 10 gennaio 1915 e collabora con i neutralisti, deprecando l’occasione persa con la Settimana Rossa e sostenendo la necessità di opporsi con ogni mezzo all’intervento. Il 24 novembre 1915 è a Reggio Calabria, militare nel 20° fanteria. Torna a Napoli a dicembre in licenza di convalescenza, stringe legami con Renato Sigligh, Armando Borghi e Argentina Altobelli e s’impegna in un’audace propaganda tra i soldati. Di lì a poco, ottenuta una nuova licenza, sfugge alla vigilanza; è rintracciato nell’ottobre del 1916 a Greco Milanese: si è iscritto all’usi e fa attiva propaganda antibellicista fra gli operai del Biellese, tra i quali provoca frequenti incidenti. Il 17 marzo 1917, spedito a Napoli con foglio di via, fa perdere le sue tracce. Rintracciato a Firenze, torna a Reggio Calabria e il 3 giugno 1918 è trasferito all’Asinara. L’otto luglio 1919 è arrestato alla cdl mentre organizza la protesta contro il caro viveri. A fine agosto diventa segretario della sezione milanese dell’USI e nel gennaio 1920 è a Brescia per riorganizzarvi la Camera del lavoro. Tornato a Napoli, partecipa all’occupazione delle fabbriche ed è nominato segretario della locale sezione della Federazione dell’Arte Bianca. Nel maggio 1921 guida fornai e panettieri che difendono l’abolizione del lavoro notturno e il riposo settimanale e il 28 agosto li rappresenta al congresso di Salerno. Delegato al congresso dell’Unione Anarchica Italana ad Ancona, nel 1922 entra nella Commissione Esecutiva della cdl di Napoli. Quando il fascismo dilaga, trova lavoro presso il dentista anarchico Giuseppe Imondi e continua a professare le sue idee, facendo propaganda e frequentando sovversivi. Il 22 novembre 1926 è confinato per quattro anni a Lampedusa. Trasferito a Ustica, nell’aprile 1928 ottiene la libertà condizionale, trova lavoro presso un notaio e s’iscrive al Sindacato Fascista degli Impiegati di Commercio. Muore a Napoli il 16 giugno 1932. (G. Aragno)

Fonti

Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; ivi, Confino Politico, f. personali, b. 653; Archivio di Stato Napoli, Questura, Polizia amministrativa e giudiziaria, 1914, f. 390, f. “Melchionna Carlo”.
 
Bibliografia: M. Fatica, Origini del fascismo e del comunismo a Napoli (1911-1915), Firenze 1971, ad indicem; R. Spadafora, Il popolo al confino. La persecuzione fascista in Italia, Napoli 1989, v. II, p. 324; G. Aragno (a cura di), La Settimana Rossa a Napoli, Napoli 2001.

Codice identificativo dell'istituzione responsabile

181

Note

Paternità e maternità: Emidio e Anna Bozio

Bibliografia

2004

Persona

Collezione