MELANI, Renato
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- MELANI, Renato
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- San Giovanni Valdarno
- Data di nascita
- April 24 1899
- Luogo di morte
- San Giovanni Valdarno
Biografia / Storia
- Nasce a San Giovanni Valdarno (AR) il 24 aprile 1899 da Idilio Pasqualino e Teresa Gavazzi. Istruzione elementare, operaio metallurgico, fuochista della locale Ferriera, subisce l’influenza dell’ambiente sovversivo e anticlericale del paese, molto vivace ai primi del novecento. Nella famiglia della mamma vi è un Silvio Gavazzi (già coatto anarchico, socialista interventista e quindi fondatore del Fascio cittadino) di cui M. seguirà le orme e le peripezie politiche, in tutto e per tutto. Ciò fatta eccezione per il periodo 1919-1921 nel quale sarà invece attivo militante dell’Unione Anarchica Valdarnese, incaricato di compiti molto delicati, stretto collaboratore del segretario Osvaldo Bianchi. Con quest’ultimo M. ha condiviso la condizione di combattente e reduce di guerra. Il suo tradimento nei confronti dei compagni sarà decisivo per lo smantellamento di tutta l’organizzazione anarchica e sindacale nella zona, delle locali strutture armate di difesa proletaria. “Ero interventista e presi parte alla guerra compiendo il mio dovere. Tornato in congedo dovetti sottostare all’ambiente bolscevico di San Giovanni Valdarno, per vivere con una certa tranquillità, ma appena potei rivelai quanto sapevo dei miei compagni per liberarmi di loro”: questa la spiegazione che lui stesso darà del suo operato. È incarcerato per l’episodio insurrezionale del marzo 1921 quale componente del Comitato segreto. A questo organismo di avanguardie rivoluzionarie farebbero riferimento numerose squadre armate composte da quattro unità ciascuna, attive in tutto il Valdarno e coordinate dal Bianchi, insieme a Olinto Losi, Destino Batelli, Natale Posfortunati, Paris e Secondo Bottai, a loro volta in contatto con un ‘centro’ segreto di Firenze facente capo all’anarchico Domenico Aratari. Sono coinvolti anarchici, comunisti, dirigenti sindacali e della locale Associazione dei Mutilati di guerra. Artificiere del gruppo sarebbe certo Sardi Silvio, minatore chiantigiano, depositario di bombe e tubi di gelatina, titolare di una vera e propria polveriera che ‘serve’ tutta la Toscana. Al processo M., che si presenta vestito da fascista e con un nastro tricolore all’occhiello, dichiara: “Sono stato ascritto al partito anarchico, ma di ciò mi pento e mi vergogno perché quello non era il mio partito. Era stato organizzato un grandissimo complotto per tutta la Toscana e in una riunione di anarchici era stato stabilito che il 25 marzo u.s. doveva avvenire il moto insurrezionale e che il segnale avrebbe dovuto darlo il Valdarno, e in particolare Monastero, ove si trovava un finto pagliaio con delle mitragliatrici e degli esplosivi. L’insurrezione doveva essere in favore della liberazione di Malatesta. Erano stati armati tutti i paesi ed era stato stabilito che il giorno 25, dopo l’assalto a Monastero di Castelnuovo e al Valdarno in genere, si sarebbe pensato al resto. La notte del 24 tutte le sirene degli stabilimenti avrebbero suonato o fischiato e così tutti gli anarchici ascritti si sarebbero riuniti per l’azione; ma la cosa fu anticipata perché fortunatamente il 23 marzo passò il camion dei fascisti [...] Dalla zona di guerra arrivavano in ferriera fucili e bombe da montare e scaricare. Gli operai prendevano le bombe vuote tra i rottami della ferriera e poi le riempivano con l’esplosivo delle miniere ...” Le rivelazioni del M. avranno tutte un riscontro puntuale. Sono rinvenuti esplosivi e armi ovunque, a Montevarchi, Terranuova Bracciolini, Loro Ciuffenna, Castelfranco di Sopra e in altri centri del Valdarno, nella zona mineraria e in Ferriera. Condannato a un anno e un mese, uscirà dal carcere poco dopo il processo. Il suo comportamento sarà oggetto di solenne encomio da parte delle autorità del regime. Radiato definitivamente dal Casellario Politico Centrale nel 1939, continua a risiedere in San Giovanni con la famiglia. Intanto nel settembre 1943 si costituisce il Comitato di Liberazione Nazionale locale, Osvaldo Bianchi ne è rappresentante per i gruppi anarchici. Con la resistenza armata si attua la direttiva del Comitato Toscano per la “lotta a oltranza” contro nazisti e fascisti. Il contributo di sangue delle popolazioni, vittime innocenti delle stragi, sarà comunque notevole. I responsabili di oggi sono presto individuati, quelli di ieri non sono mai stati persi di vista. Il 28 luglio 1944 in San Giovanni Valdarno, appena quattro giorni dopo la liberazione del paese, M. è passato per le armi dai partigiani. (G. Sacchetti)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio di Stato Arezzo, fondo Avvocato Giovanni Droandi, f. Processi di S. Giovanni Valdarno e Castelnuovo; Archivio Comunale San Giovanni Valdarno, Elenco delle persone decedute per causa di guerra o per motivi politici.
Bibliografia: «Umanità nova», 2 set. 1921, 27 nov. 1921, 4 dic. 1921; «Giovinezza», Arezzo, 4 dic. 1921; «La Nazione», nov.-dic. 1921, passim; G. A. Chiurco, Storia della Rivoluzione Fascista (1919-1922), Firenze 1929, vol. III, p. 620; I. Tognarini, S. Nannucci (a cura di), Una comunità valdarnese tra antifascismo, guerra e ricostruzione, Napoli 1995; G. Sacchetti, Camicie nere in Valdarno. Cronache inedite del 23 marzo 1921 (guerra sociale e guerra civile), Pisa 1996; Id., Presenze anarchiche nell’Aretino dal XIX al XX secolo, Pescara 1999.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Idilio Pasqualino e Teresa Gavazzi
Bibliografia
- 2004