DOMENICONI, Gedeone
Tipologia Persona
Intestazione di autorità
- Intestazione
- DOMENICONI, Gedeone
Date di esistenza
- Luogo di nascita
- Senigallia
- Data di nascita
- December 22 1876
- Luogo di morte
- Palermo
Biografia / Storia
- Nasce a Senigallia (An) il 22 dicembre 1876 da Filippo e Annunziata Paglialunga, calzolaio. Uomo di azione più che di pensiero, D. è in contatto con i principali esponenti dell’anarchismo locale, sebbene non collabori ad alcun giornale né faccia parte di circoli libertari. All’età di quindici anni viene ammonito dal tribunale di Ancona: è il primo di una lunga serie di provvedimenti giudiziari a suo carico. Nel settembre 1892 è condannato a sei mesi e dieci giorni di carcere per l’esplosione di una bomba nel capoluogo e per possesso di rivoltella; due anni dopo viene riconosciuto colpevole dello sparo di un petardo a Senigallia; nel gennaio 1895 gli è inflitta la pena di un anno e cinque giorni di reclusione per lesioni personali e porto di coltello. Nel giugno 1897 sconta un mese di prigione perché scoperto girovagare in possesso di un trincetto, quindi lascia Ancona diretto a Fiume, benché dall’aprile precedente sia sottoposto a vigilanza speciale. Arrestato a Venezia il 9 ottobre, fornisce alla polizia false generalità, viene però riconosciuto e tradotto prima a Roma, poi nel capoluogo marchigiano per scontare due mesi di carcere. Di qui in avanti, delle denunce contro di lui per oltraggio alle autorità e resistenza alla forza pubblica si perde il conto. Nell’estate del 1903 assale il capo della polizia urbana di Ancona e, nel maggio del 1916, addirittura il sindaco. Durante la guerra lavora nella sua bottega di calzolaio finché, nell’agosto del 1917, è arruolato in fanteria (Pesaro). Durante il fascismo il suo carattere non si placa: nel 1926 viene assegnato una prima volta al domicilio coatto di Ustica, poi è trasferito a Tremiti (apr. 1927); nel 1930 subisce un nuovo confino, che sconta nella colonia di Favignana. Rientrato ad Ancona, nel gennaio 1933 finisce in prigione per avere usato, “in luogo pubblico, linguaggio contrario alla pubblica decenza” e poche settimane più tardi gli viene comminata l’ammonizione. “Continua a serbare intatte le sue ideologie”(prefetto di Ancona, 19 giu. 1934) e ciò gli costa un ulteriore confino a Ponza, quindi a Favignana, nell’ottobre 1934; la condanna è di tre anni, ma durante la permanenza forzata D. viene a più riprese messo agli arresti, tanto che la pena si protrae fino alla sua morte, avvenuta nelle carceri di Palermo il 6 giugno 1940. (R. Giulianelli)
Fonti
- Fonti: Archivio Centrale dello Stato, Ministero dell’Interno, Casellario politico centrale, ad nomen; Archivio di Stato - Ancona, Questura, Sorvegliati politici 1900-1943, b. 37b, ad nomen.
Codice identificativo dell'istituzione responsabile
- 181
Note
- Paternità e maternità: Filippo e Annunziata Paglialunga
Bibliografia
- 2003